· Città del Vaticano ·

Il racconto

E suor Cornelia salvò la vita al (futuro) Papa

 E suor Cornelia salvò la vita al (futuro) Papa  QUO-031
07 febbraio 2024

Festa “in famiglia” per Papa Francesco, stamani, durante l’udienza generale. Nel ricordo di suor Cornelia Caraglio, l’infermiera piemontese che nel 1957 salvò la vita al giovane Jorge Mario Bergoglio — ricoverato all’ospedale M. Castex (oggi Eva Perón) di Buenos Aires per un problema polmonare — andando coraggiosamente contro il parere dei medici e convincendoli a cambiare terapia.

Il Pontefice ha accolto in Aula Paolo vi alcuni parenti, anch’essi piemontesi, di suor Cornelia: in particolare i due nipoti Fulvio e Daniela Bianco e la cugina Laura. A Francesco hanno donato un libro con una raccolta di foto e di lettere della religiosa domenicana. Nata nel 1909 a Beinette, in provincia di Cuneo, dopo un periodo missionario in Grecia come insegnante, nel 1949 fu trasferita in Argentina. Lì dedicò la vita alla cura delle persone malate, fino alla sua morte nel 1995.

Ad accompagnare il gruppo dei familiari c’erano don Dino Negro, parroco della cattedrale di Alba, e Orsola Appendino, la ricercatrice storica di Asti, che ha condotto approfonditi studi sulla testimonianza di suor Cornelia, soprattutto tra quanti l’hanno conosciuta a Buenos Aires. «È un modello di forza per tutti noi perché ha lottato, con vigore e grinta, convincendo i medici ad aumentare la dose di penicillina per salvare una vita: la vita di Francesco» ha affermato Appendino.

In più di un’occasione, ha fatto presente la ricercatrice, Papa Bergoglio ha ricordato suor Cornelia. In particolare il 3 marzo 2018, ricevendo infermieri e assistenti sanitari, Francesco volle tracciare questo “ritratto” di suor Cornelia: «Vorrei rendere omaggio a un’infermiera che mi ha salvato la vita. Era un’infermiera suora: una suora italiana, domenicana... poi è arrivata in Argentina. E quando io, a vent’anni, ero in punto di morte, è stata lei a dire ai dottori, anche discutendo con loro: “No, questo non va, bisogna dare di più”. E grazie a quelle cose, io sono sopravvissuto. La ringrazio tanto! E vorrei nominarla qui, davanti a voi: suor Cornelia Caraglio. Una brava donna, anche coraggiosa, al punto da discutere con i medici. Umile, ma sicura di quello che faceva».

“Camminare per la dignità: ascoltare, sognare, agire” è il tema della decima giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, che si celebra domani nella memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, la suora sudanese che da ragazza era stata schiava, simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro questo flagello. Su iniziativa della rete internazionale di contrasto al traffico di esseri umani Talitha Kum, cinquanta giovani hanno incontrato il Papa alla vigilia della giornata. Sono studenti, volontari, ricercatori, creativi, comunicatori, attivisti e operatori che a Roma, dal 2 febbraio, stanno dando vita a iniziative di formazione e sensibilizzazione su questo turpe fenomeno.

La InSuperAbile band, composta da un’ottantina di ragazzi liguri con differenti disabilità, ha voluto incontrare il Papa per testimoniare che sì, l’inclusione è possibile. È una vera e propria “carovana” artistico-musicale composta da quasi 200 persone, tra musicisti, accompagnatori, familiari e volontari. Il progetto, nato a Genova nel 2017, «non prevede filtri in entrata rispetto alle disabilità, ma solo coesione» ha spiegato il responsabile Andrea Masotti.

Al termine dell’udienza il gruppo ha partecipato alla messa nella basilica di San Pietro. E questa sera, alle 21, la InSuperAbile tiene un concerto nella chiesa di San Gregorio vii, eseguendo quasi tutto il repertorio di brani originali composti in più di due anni di lavoro in gruppo. «Uno stile speciale per prepararci alla Quaresima» ha concluso Federico Margelli presidente dell’associazione “Spe salvi” di Bologna, che ha accompagnato la band a Roma, rilanciando «l’impegno per sensibilizzare la società alla promozione di giovani talenti con disabilità».

Papa Francesco ha benedetto la fiaccola “Pro pace et Europa una”, presentata da tre dei tedofori che percorreranno di corsa gli oltre 300 chilometri del cosiddetto “cammino di san Benedetto”. È una vera e propria “staffetta per la pace”, per le strade delle città e dei borghi dell’Italia centrale, con partenza da Cassino, passando per Subiaco e Rieti, per arrivare a Norcia, davanti alla basilica del santo patrono d’Europa. Presenti in Aula, oltre ai tedofori, le delegazioni con i sindaci delle città “benedettine” di Norcia, Subiaco e Cassino.

In occasione del primo secolo di vita della congregazione, circa 200 Pie Discepole del Divin Maestro, suore della famiglia paolina, hanno partecipato all’udienza generale. «Siamo venute dal Papa per testimoniargli il nostro impegno nell’annunciare la bellezza dell’eucaristia e della liturgia» ha detto la superiora generale, la religiosa messicana María Bernardita Meráz Sotelo.

Alcuni ex alunni del Pontificio Seminario Romano Maggiore, provenienti da varie diocesi italiane, hanno partecipato all’udienza generale in occasione del loro 25° anniversario di sacerdozio. Erano accompagnati dall’arcivescovo emerito di Urbino - Urbania - Sant’Angelo in Vado, monsignor Giovanni Tani, padre spirituale ai tempi del Seminario, del quale poi è stato rettore.

di Fabrizio Peloni