· Città del Vaticano ·

A Catania il cardinale Semeraro per la festa di sant’Agata

Pazienza e fermezza
nella fede

 Pazienza e fermezza nella fede  QUO-030
06 febbraio 2024

Nel martirio di sant’Agata risaltano due elementi: la sua vittoriosa pazienza, cioè «la capacità di non lasciarsi sopraffare dalle prove, che è poi la caratteristica cristiana richiesta da san Paolo»; e la solidità nella professione della fede. Lo ha sottolineato il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, durante la messa in occasione della festa della patrona di Catania celebrata nella cattedrale etnea lunedì mattina, 5 febbraio.

Il porporato ha fatto riferimento alle parole che Papa Francesco ripete spesso — i martiri «sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli» — e ha evidenziato come nei soli tre anni trascorsi «nell’ufficio di prefetto del Dicastero delle cause dei santi ho presieduto a nome del Santo Padre ben quindici riti di beatificazione di martiri e il prossimo lo celebrerò il prossimo 26 maggio a Novara; in diversi casi si è trattato di gruppi di numerosi martiri». Semeraro ha anche fatto cenno ai martiri dei nostri tempi in terra di Sicilia, come i beati Rosario Angelo Livatino e Pino Puglisi. Sono santi, ha aggiunto, che «segnano un tratto di congiunzione con le antiche storie di martirio come, qui in Sicilia, di santa Agata, di santa Lucia».

Per il cardinale «l’essere divenuti indifferenti agli occhi del mondo è oggi la più grande sfida sia per la Chiesa, sia per il senso religioso». Per i credenti, dunque, «la questione vera non è nelle strategie da inventare» per una sorta di «riconquista» cristiana, ma nel modo in cui oggi «la Chiesa, cioè tutti noi», può «essere Sacramentum mundi, ossia segno dell’amore di Dio per il mondo, per tutto il genere umano». Due possono essere le risposte, che il porporato ha tratto dai testi paolini proclamati nella seconda Lettura: «testimoniare la gioia di essere amati da Dio e rendere conto, con dolcezza e rispetto, della speranza che ci anima». Semeraro ha spiegato che la strada per i cristiani non è quella di «cristianizzare», ma di «evangelizzare», cioè «testimoniare quanto Dio abbia amato il mondo e quanto lo ami anche oggi»; senza dimenticare di essere «uomini e donne di speranza» Sono «le due vie che anche Gesù ci indica, quando ci esorta a non avere paura» e «ci incoraggia a cogliere le difficoltà insite nel vivere da suoi discepoli come occasioni per essere ancora più missionari e per crescere nella fiducia che il Padre del cielo non abbandona mai i suoi figli».