La Chiesa universale è in un processo sinodale. Mossa dallo Spirito Santo, sta cercando e discernendo i modi per vivere meglio la comunione, la partecipazione e la missione. Uno di questi percorsi imprescindibili è la riconciliazione, una sfida che mi interpella come religiosa che vive in Gabon.
La preghiera, particolarmente l’Eucaristia e la contemplazione prolungata della Parola di Dio, sono le fonti vitali della riconciliazione: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e senza averla resa germina per fornire seme al seminatore e pane da mangiare, così è della parola che esce dalla mia bocca, non ritorna a me senza effetto, senza aver compiuto ciò che ho voluto e raggiunto l’oggetto della sua missione» (Is 55, 10-11).
Questo testo è per me non solo una bussola ma una fonte di vita e di ispirazione nelle mie azioni per costruire la riconciliazione. Nelle diverse missioni che mi sono state affidate in questi anni e che mi hanno offerto l’opportunità di esercitare una leadership cristiana, la mia bussola interiore è: «meglio e più della legge». Per me si tratta di andare oltre ciò che prevede la legge guardando alla dignità delle persone a partire da questa icona evangelica.
Come formatrice nella mia comunità, sperimento che Dio dimora in tutte le persone e che la sua Presenza produce in loro una trasformazione. La riconciliazione si costruisce giorno per giorno, attraverso atti quotidiani e condivisi di ascolto attento, di pazienza e attesa attiva del tempo dello Spirito Santo che illumina le nostre vite e le decisioni che prendiamo. La riconciliazione rigenera la vita attraverso il perdono dato e ricevuto. Rende possibile un nuovo inizio. Rende possibile «ricominciare da Cristo».
Come responsabile della formazione nella Confederazione delle conferenze dei superiori maggiori dell’Africa e del Madagascar, vedo che compiere gesti di riconciliazione significa accompagnare la vita consacrata in una «leadership trasformazionale» che ha come fondamento e fonte il Vangelo. Presto sarà messo in rete per i consacrati in Africa un progetto sviluppato insieme alla Rete panafricana per la teologia e la pastorale cattolica che sarà aperto anche ai laici che desiderano fare insieme questo cammino di sinodalità.
La Provvidenza ha voluto che fossi contemporaneamente presidente della commissione giustizia e pace dell’arcidiocesi di Libreville e della commissione giustizia e pace della conferenza dei superiori maggiori del Gabon.
Ho visto in questa doppia nomina un segno dello Spirito Santo, una chiamata a rafforzare l’impegno reciproco della Chiesa diocesana e della vita consacrata nella costruzione della giustizia, della pace e della riconciliazione. Ci siamo così trovati in una dinamica sinodale di vivere insieme la missione. Abbiamo organizzato insieme le prime giornate sociali cattoliche in Gabon dal 18 al 19 marzo 2023 che hanno riunito le forze dell'ordine, la società civile, le Chiese cattoliche e protestanti e la vita consacrata intorno al tema: «Camminare insieme per la pace, la giustizia e la fratellanza sociale». L’attività di advocacy è in corso e i progetti congiunti con la Caritas, la Croce Rossa e il Ministero dei trasporti ci hanno permesso di “vedere-giudicare-agire” per garantire che mai più in Gabon vite umane vengano stroncate.
Come corresponsabile del Sinodo diocesano, l’ascolto dei fedeli nei vari decanati mi ha confermato la necessità non solo di un cambio di paradigma, ma di un ritorno alla radicalità del Vangelo e alla leadership che esso ispira a ogni livello della Chiesa.
Dal 30 agosto 2023, la Repubblica gabonese è entrata in una fase di transizione che abbraccia tutti gli aspetti della vita. La maggioranza del popolo gabonese ha visto nella caduta del potere della famiglia Bongo, che aveva governato il Paese per 57 anni, un’esperienza di salvezza per entrare in una fase di restaurazione delle istituzioni della Repubblica, di dialogo nazionale, di ricostruzione e di riconciliazione.
Questo processo di riconciliazione richiede innanzitutto di dare un nome al male che ha ferito diverse generazioni di uomini e donne gabonesi, di celebrare il perdono, di “fare ammenda” per i torti subiti e, infine, di consegnare a Dio ciò che solo Lui è in grado di ristabilire.
Ad ogni anello della catena della vita in Africa, le donne compiono gesti speciali di riconciliazione legati alla loro vita privata e pubblica. Sono chiamate a fare un uso maggiore del loro genio femminile, il “potere” che Dio ha dato loro di concentrare le forze della Vita dentro di sé, di portarla e di generarla. Come religiose, siamo chiamate a sentirci parte integrante della battaglia delle donne africane per “riconquistare” la loro dignità: la dignità del proprio corpo, del proprio cuore, della propria femminilità, della propria maternità, di una partecipazione significativa per lo sviluppo della Chiesa e della società.
Gesti di riconciliazione per celebrare la forza e il coraggio trasformativo dell’impegno delle donne a ogni livello, compreso quello ecclesiale. Dove sarebbero le nostre parrocchie senza la massiccia partecipazione delle donne? Come sarebbe una Chiesa sinodale se le donne fossero maggiormente coinvolte negli organi decisionali, per dare il loro contributo attraverso una vita mistica di qualità e una preparazione intellettuale e teologica rilevante? Il Sinodo sulla sinodalità e il cammino verso il Giubileo universale della Chiesa sono per noi uno stimolo a continuare a compiere gesti di pace e di riconciliazione che facciano sperare nell’avvento di un mondo nuovo. La riconciliazione è sempre possibile, dove ci sono umiltà e fede.
di Marie Sidonie Oyembo
Religiosa delle suore di Notre Dame de l’Immaculée Conception de Castres, consultore del Dicastero