· Città del Vaticano ·

Il Papa chiude a San Paolo l’Ottavario ecumenico

Un cammino
in tre movimenti

 Un cammino in tre movimenti  QUO-026
01 febbraio 2024

È ormai una bella consuetudine che, al termine della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il Papa presieda, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, i Vespri solenni della festa della Conversione dell’apostolo Paolo. Come vescovo di Roma, il Santo Padre invita innanzitutto i cristiani che vivono nelle diverse comunità ecclesiali dell’Urbe. La risposta entusiasta di così tanti rappresentanti dimostra quanto essi si sentano onorati da tale invito, lieti di prendere parte alla processione d’ingresso e di essere salutati personalmente dal Papa alla fine della celebrazione.

Anche molti rappresentanti della più ampia comunità ecumenica vengono a Roma per pregare con il Pontefice per l’unità dei cristiani. Quest’anno erano presenti numerosi vescovi anglicani e cattolici che partecipavano all’incontro della Commissione internazionale per l’unità e la missione. A loro è stato conferito congiuntamente da Papa Francesco e dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, il mandato di portare avanti la missione e la testimonianza comuni nelle loro rispettive regioni. Ai Vespri hanno preso parte anche i membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, in occasione del ventesimo anniversario dell’istituzione dell’organismo. A loro si sono uniti giovani sacerdoti e monaci delle Chiese ortodosse orientali venuti a Roma per conoscere meglio la Chiesa cattolica.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno si è ispirata al tema che un gruppo ecumenico del Burkina Faso ha scelto dal Vangelo di Luca: «Ama il Signore Dio tuo... e ama il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10, 27). Nella sua suggestiva omelia su questo brano biblico e sulla parabola del Buon Samaritano, con cui Gesù illustra concretamente il comandamento dell’amore, Papa Francesco ha messo in luce anche l’urgente necessità dell’impegno ecumenico dei cristiani.

In primo luogo, il Pontefice ha approfondito la domanda rivolta dal dottore della legge a Gesù, su chi fosse il suo prossimo. Il Samaritano non pensa a questa domanda. Piuttosto, egli si fa prossimo provando compassione per il fratello in difficoltà e curando con amore le sue ferite. Secondo Papa Francesco, questo è l’atteggiamento giusto anche negli incontri ecumenici: soprattutto l’amore che Gesù ha annunciato e vissuto e che si manifesta nel servizio disinteressato agli altri avvicinerà i cristiani ancora separati.

Per porre la domanda in maniera corretta, è necessaria la conversione, come spiega il Pontefice riferendosi al comportamento di Paolo. L’apostolo non si chiede, come il dottore della legge, cosa debba fare per ereditare la vita eterna; chiede piuttosto: «Che devo fare, Signore?» (At 22, 10). La sua conversione consiste nel domandare con cuore aperto ciò che vuole il Signore. Di questo tipo di conversione c’è bisogno anche nei rapporti ecumenici, come evidenzia Papa Francesco menzionando l’abbé Paul Couturier, importante pioniere dell’ecumenismo spirituale, che pregava per l’unità dei cristiani dicendo «come Cristo la vuole» e «con i mezzi che vuole».

Ciò mostra chiaramente che, per il Pontefice, il cambiamento di prospettiva nell’ecumenismo può avvenire solo grazie alla preghiera comune: «abbiamo bisogno di conversione, dobbiamo permettere al Signore di cambiare i nostri cuori». Il Papa vede nella preghiera il nostro compito principale nel cammino ecumenico. Pregare insieme, infatti, significa essere in comunione con il Signore, che per primo ha pregato il Padre per l’unità dei suoi discepoli.

Quando Paolo chiede cosa deve fare, il Signore risponde: «Alzati e prosegui...». Ecco che si dischiude la prospettiva del cammino e della missione, che per Papa Francesco è fondamentale anche nell’impegno ecumenico. Egli è convinto che questo «alzati e prosegui» Cristo lo dica anche a noi oggi nella nostra ricerca di unità.

Riflettendo in maniera approfondita sulla parabola del Buon Samaritano e sul racconto della conversione dell’apostolo Paolo, il Pontefice ha messo in luce le tre dimensioni che hanno contraddistinto il movimento ecumenico fin dal suo inizio e che devono continuare a guidarci anche oggi.

Il movimento ecumenico è innanzitutto un movimento di preghiera. Tutto ha preso avvio con l’introduzione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che è stata essa stessa un’iniziativa ecumenica. Il concilio Vaticano ii ha poi riconosciuto nell’“ecumenismo spirituale” «l’anima di tutto il movimento ecumenico». Pregando per l’unità dei cristiani esprimiamo difatti la nostra convinzione di fede secondo la quale noi esseri umani non possiamo creare l’unità da soli, ma possiamo chiederla allo Spirito Santo e riceverla in dono da lui.

Il movimento ecumenico è un movimento di conversione basato sulla convinzione che noi cristiani potremo trovare l’unità che ci è già stata donata in Cristo solo se ci convertiremo insieme a Gesù Cristo. Non si tratta primariamente della conversione altrui, ma si tratta della nostra stessa conversione, che implica anche la volontà di confessare umilmente le nostre mancanze, guardando sempre al Vangelo come punto di riferimento.

Il movimento ecumenico è un movimento di missione. Ecumenismo e missione si richiedono e si sostengono a vicenda: una Chiesa ecumenica è una Chiesa missionaria, come sottolinea Papa Francesco in Evangelii gaudium: «l’impegno per un’unità che faciliti l’accoglienza di Gesù Cristo» si trasforma «in una via imprescindibile dell’evangelizzazione» (n. 246).

Negli ultimi decenni, i tre movimenti hanno contribuito in modo significativo al progresso dell’ecumenismo. Anche oggi essi lo devono accompagnare, affinché esso possa avere un futuro fecondo. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ce lo ricorda costantemente; per questo, dobbiamo tener presente con gratitudine la sua portata innovativa e il prezioso orientamento che ci offre.

di Kurt Koch
Cardinale prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani