· Città del Vaticano ·

«Marguerite è stata qui» di Eugenio Murrali

Memorie
di un’eterna ragazza

 Memorie  di un’eterna ragazza   QUO-026
01 febbraio 2024

È la biografia che non ti aspetti quella che Eugenio Murrali ha scritto per far conoscere o riscoprire la scrittrice di Memorie di Adriano, prima donna ammessa all’Académie française, Marguerite Yourcenar.

In Marguerite è stata qui (Vicenza, Neri Pozza, 2023, pagine 192, euro 17) a parlare sono, infatti, le voci degli uomini e delle donne che sono entrati nella vita dell’autrice sin dalla sua nascita. È dunque tramite i pensieri della madre Fernande, morta a seguito del parto, del padre Michel René, delle bambinaie Barbe e Camille e, ancora, degli amici più cari e dei compagni di sempre, come Grace e Jerry, che Marguerite Yourcenar “prende forma” e si rivela al lettore nella sua versione più autentica: quella di donna e intellettuale «controvento» che, con coraggio e determinazione, attraversa quasi l’intero ventesimo secolo.

E Yourcenar, nata nel 1903 e morta nel 1987, viene raccontata anche per mezzo dei luoghi, degli spazi, degli universi che si trova ad attraversare. Bruxelles, che le dà i natali, la Francia dove trascorre l’infanzia in un castello circondato da alberi centenari, ma anche l’Olanda, la Grecia, l’America del Maine e, in particolar modo, l’Italia. È, d’altronde, grazie a un viaggio a Tivoli nel 1924 che la scrittrice, allora ventunenne, visita Villa Adriana e ha una vera e propria illuminazione («Questa villa le assomiglia, con le sue magnificenze e le sue malinconie, la bellezza dei cipressi svettanti come un grido, la contraddizione di una solidità millenaria, che non esclude la fragilità, i tesori emersi e quelli nascosti, abbracciati e protetti dalla terra, non ancora risvegliati dalle campagne di scavo»).

Tra quegli olivi che alzano le braccia al cielo «come preghiere d’incenso, in una villa non ancora del tutto svelata dagli archeologi, alla vista di quel muro ferito del Pecile o della cappella crollata del Canopo» viene pertanto concepito il libro-capolavoro di Marguerite Yourcenar. Ci vorranno, tuttavia, molte stesure e molto tempo prima che lo stesso libro possa vedere la luce, prima che i lettori di tutto il mondo possano leggere quell’incipit scolpito nell’eterno: «Mio caro Marco». Nei Taccuini di appunti delle Memorie l’autrice aveva annotato: «Fare del proprio meglio. Rifare. Ritoccare impercettibilmente ancora questo ritocco». In quegli stessi appunti sulla composizione del suo capolavoro aveva segnato una data importante, il 26 dicembre 1950, giorno in cui ha scritto l’ultima riga di Mémoires d’Hadrien e terminato quella che definiva allora «la più grande avventura della sua vita». Quel libro composto in neppure ventiquattro mesi era germinato almeno ventisei anni prima». Ma non solo l’imperatore Adriano. Con le sue opere, la scrittrice fa rivivere anche l’alchimista Zenone, Alexis, Sophie, Nathanaël.

Si tratta, più in particolare, di una scrittrice «che, anche trasfigurando la Storia nelle sue opere, [prende] posizione contro i fascismi, contro il maccartismo, contro la guerra in Vietnam, coperta di cartelli per la pace insieme a Grace, donne-sandwich in una manifestazione per le strade di Bar Harbor». Sempre presente e attenta alle cose del mondo. Al passato, al futuro.

Attraverso uno stile inedito, il libro di Murrali ha, così, il merito di permettere a chi legge di entrare nella vita di una eterna ragazza dalla forza leonina, la stessa con cui «[difende] i suoi testi, i suoi libri», le sue idee.

A testa alta, nel corso del tempo, l’autrice si difende anche da critiche e pregiudizi, non tanto diversi da quelli che oggi molte donne sentono pronunciare. («L’entrata all’Accademia aveva animato dibattiti, pettegolezzi, malignità insensate, domande scomode a cui l’autrice aveva risposto con intelligenza, a volte con giocosità»).

Per tutte queste ragioni, Marguerite Yourcenar “resta”. La sua traccia è nei suoi romanzi eterni, è nella sua epigrafe scura («Piaccia a Colui che forse È di adeguare il cuore umano alla dimensione di tutta la vita»), è nella storia e nelle storie delle persone che l’hanno cresciuta, vista fiorire, accompagnata nelle difficoltà e nelle gioie, amata. Marguerite è (davvero) stata qui, e altrove.

di Enrica Riera