· Città del Vaticano ·

Spunti di riflessione

Il senso del peccato

 Il senso  del peccato  QUO-026
01 febbraio 2024

Gesù guarisce un lebbroso, cacciato lontano dalla società, emarginato, escluso; distrutto nell’anima e nel corpo. Gli ridona la sua dignità di uomo. Dio non rifiuta nessuno!

La guarigione del lebbroso è stata interpretata, nella tradizione cristiana, come un segno della liberazione dalla lebbra del peccato. Dovremmo rileggere da soli il Salmo che abbiamo ascoltato: «beato l’uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Confesserò al Signore le mie colpe, e tu hai rimesso la malizia del mio peccato».

Si dice che sant’Agostino avesse trascritto questo testo, e lo avesse appeso sul muro della camera davanti al suo letto: ogni volta che lo leggeva, trovava grande pace e conforto, nella certezza che la misericordia di Dio è sempre superiore alla nostra colpa.

Ognuno di noi è impastato di peccato. Ma la società di oggi ci fa nascondere dietro l’alibi della perdita del rimorso e del senso del peccato. Pio xii era arrivato a dire che «il più grave peccato attuale è che gli uomini hanno cominciato a perdere il senso del peccato».

Ma non dobbiamo mai disperare di Dio. Ho trovato delle parole impressionanti in uno scrittore ateo francese: «Signore, se devi aiutarmi, cosa aspetti? Io da solo non ce la faccio. Non lasciare che il Maligno prenda il tuo posto nel mio cuore. Non lasciarti cacciare, Signore! Non confondermi con lui. Ti assicuro, io non lo amo poi tanto. Ricordati che io ti posso amare!» (Andrè Gide).

Quando ci capita di cadere nel peccato, lasciamoci toccare e guarire da Dio; ripetiamogli: Ricordati che anch’io ti posso amare!

di Leonardo Sapienza


Il Vangelo in tasca

Domenica 11 febbraio, vi del Tempo ordinario
Prima lettura: Lv 13, 1-2.45-46;
Salmo: 31;
Seconda lettura: 1 Cor 10, 31 - 11, 1;
Vangelo: Mc 1, 40-45.