· Città del Vaticano ·

L’intenzione di preghiera del Papa per il mese di febbraio

Cura e accompagnamento per i malati terminali

 Cura e accompagnamento per i malati terminali  QUO-025
31 gennaio 2024

«Per i malati terminali». È l’intenzione proposta da Francesco per il mese di febbraio e diffusa dalla Rete mondiale di preghiera del Papa con il video pubblicato ieri pomeriggio, martedì 30 gennaio, sul sito www.thepopevideo.org e tramite la app Clik To Pray.

Il Pontefice propone la sua intenzione per questo mese in cui, domenica 11, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, ricorre la Giornata mondiale del malato, istituita da Giovanni Paolo ii nel 1992.

Il video si apre con una serie di immagini che esprimono varie sfaccettature della realtà in cui si trovano migliaia e migliaia di persone che stanno vivendo la fase terminale della loro vita. Una coppia è seduta sulla spiaggia a guardare il mare, mentre teneramente si abbracciano. La donna è visibilmente senza capelli, forse a causa della chemioterapia a cui si è sottoposta. Una infermeria spinge la sedie a rotelle di un paziente, un anziano sul letto di un ospedale stringe a sé un ragazzo.

Papa Francesco sottolinea che «ci sono due parole che alcuni, quando parlano di malattie terminali, confondono: inguaribile e incurabile. E non sono la stessa cosa». Infatti, anche quando «le possibilità di guarigione sono minime, tutti i malati hanno diritto all’accompagnamento medico, all’accompagnamento psicologico, all’accompagnamento spirituale, all’accompagnamento umano».

Il breve filmato prosegue con le immagini di quotidiana sofferenza e assistenza al capezzale dei malati terminali, con un’infermiera che assiste un anziano e un’altra che accompagna in giardino una anziana sulla sedia a rotelle. Si vede anche un uomo che è accanto a suo padre, con una Bibbia sulle ginocchia e un rosario tra le mani.

Il Pontefice fa notare che i malati terminali «a volte non riescono a parlare, a volte pensiamo che non ci riconoscano, ma se teniamo loro la mano capiamo che sono in sintonia». Anche se «non sempre si ottiene la guarigione. Ma possiamo sempre prenderci cura del malato, accarezzare il malato». Il Papa ricorda le parole di san Giovanni Paolo ii: «Guarire se possibile, aver cura sempre». Scorrono nel filmato storie di sofferenza, di rassegnazione, di dolore per le famiglie, Le risposte a ogni situazione è diversa. Nel video si vedono persone che pregano vicino al capezzale di un loro caro, altre che gli fanno semplicemente compagnia, altre ancora che gli tengono la mano. Si tratta di “fallimenti”, se l’unico risultato accettabile è la guarigione; successi, invece, se l’obiettivo è la cura.

Un medico poi spiega a una famiglia il percorso difficile che deve affrontare insieme al proprio caro. Non si tratta di prolungare inutilmente la sofferenza: al contrario, il Papa insiste sull’importanza delle cure palliative e sul ruolo della famiglia, che — come si legge nella lettera Samaritanus bonus (2020) dell’allora Congregazione per la dottrina della fede — «sta accanto al malato e gli testimonia il suo valore unico e irripetibile».

Ed è qui, come osserva Francesco, che «entrano in gioco le cure palliative, che garantiscono al paziente non solo un’assistenza medica, ma anche un accompagnamento umano e vicino». Poi il Pontefice sottolinea che «le famiglie non possono essere lasciate sole in questi momenti difficili. Il loro ruolo è decisivo». Ma, evidenzia, «devono disporre di mezzi adeguati per fornire il supporto fisico, il supporto spirituale, il supporto sociale». Da qui, l’invito del Papa a pregare perché «i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano».

Commentando il tema scelto da Francesco, il gesuita Frédéric Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa, osserva: «Perché pregare per questa intenzione? Non sarebbe sufficiente che il Papa facesse una dichiarazione su questo tema? Pregare cambia davvero qualcosa? Sono domande che forse ci poniamo anche noi». Fornos aggiunge: «Quando la malattia bussa alla porta della nostra vita, sentiamo sempre il bisogno di avere vicino qualcuno che ci guardi negli occhi, ci prenda per mano, ci mostri tenerezza e si prenda cura di noi, come il Buon Samaritano della parabola evangelica». In effetti, questa «vicinanza e questo affetto verso le persone in fase terminale potrebbero sembrare accessori e secondari rispetto all’assistenza medica, così come lo potrebbe sembrare la preghiera; tuttavia, questo sostegno è essenziale».

Tradotto in 23 lingue e con una copertura stampa in 114 Paesi, il video è stato creato e prodotto dalla Rete mondiale di preghiera in collaborazione con l’agenzia La Machi e il Dicastero per la comunicazione.