· Città del Vaticano ·

In memoria di due amici Luigi e Giorgio

Sui gradini della Traspontina

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22 febbraio 2024

Venerdì 16 febbraio, il nostro amico Luigi non ha superato un delicato intervento cardio-chirurgico all’Ospedale Santo Spirito. Noi del gruppo “Lo avete fatto a me”, della parrocchia di San Gregorio VII, stavamo pregando dalla mattina ed eravamo fiduciosi che la volontà del Signore fosse di poter incontrare ancora il sorriso contagioso di una persona rara.

Luigi, da tempo, si occupava, come un vero angelo custode, di Mizzi, la signora, ormai stanziale, davanti a Santa Maria in Transpontina. Anche lui non aveva un tetto sotto cui dormire e mangiava alle mense come We Care (zona Medaglie d’Oro) o altre intorno a San Pietro. Ma quando qualcuno andava a salutarlo – il nostro gruppo il mercoledì ed altri, come la Comunità di Sant’Egidio, in altri giorni –era lui che accoglieva noi, come se quel marciapiede davanti alla chiesa carmelitana e quello strapuntino di marmo sotto il lampione, in via della Conciliazione, fosse la sua casa, che apriva per degli ospiti di riguardo, attesi con vera amicizia.

Luigi – di Ischia, con la battuta sempre pronta e l’affabilità tipicamente napoletano-campana - aveva fatto vari lavori, ma da un po’ di tempo – ci diceva – aveva scelto di venire a “studiare”, come un sociologo della strada, la situazione attorno a San Pietro. Aveva una dignità e un decoro, anche nel vestire – quella che oggi mi verrebbe da chiamare una “Grazia di stato” – che non permetteva assolutamente di distinguere chi stesse incontrando chi… Più volte – lo confesso senza pudore – arrivando in bicicletta, in balia delle mie angosce, della depressione più buia, o anche solo dell’ansia da prestazione per qualunque cosa, Luigi, mettendomi una mano sulla spalla, sapeva darmi forza e vigore e mi ripeteva, fin quando avviavo la pedalata per congedarmi: “Giovanni, ricordati che tu vali?!”

Il corpo di Luigi è ora in una cella frigorifera in attesa che un fratello ottenga il lasciapassare per celebrare il funerale nella sua amata isola, dove in tanti lo conoscevano. Con lui, noi amici (più che volontari) crediamo di aver perso una compagnia preziosa, ma, cercando di accogliere la volontà del Signore per lui, desideriamo pensare di avere d’ora in poi un patrono sulla strada verso il cielo.

Luigi raggiunge, a solo un mese di distanza, l’amico Giorgio, il quasi coetaneo di origine polacca, che condivideva con lui la stessa vita e gli stessi gradini, Quest’altro amico è stato sopraffatto da un infarto fulminante, mentre si accendeva una delle troppe sigarette e a nulla sono valsi i soccorsi.

A pochi passi dalla chiesa delle Chiese, mentre turisti di tutto il mondo passano a contemplare la bellezza eterna della nostra città, chi vive per strada – soprattutto se ha un cuore malato (anche se grande!) – continua a morire in modo troppo facile e silenzioso.

Giovanni M. Capetta