· Città del Vaticano ·

A Milano il 170° del Pio Istituto dei Sordi che guarda al Giubileo

«Nessuno Escluso»
quando la comunicazione
raggiunge tutti

 «Nessuno Escluso», quando  la comunicazione raggiunge tutti   QUO-022
27 gennaio 2024

Un esempio tangibile di come la comunicazione può essere veicolo di inclusione. Lo afferma Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, parlando, in occasione del 170° anniversario del Pio Istituto dei Sordi, a Milano, del progetto Nessuno escluso, ideato durante il periodo della pandemia e sostenuto proprio da questa realtà. Nella sede del Centro Asteria del capoluogo lombardo, sono intervenuti anche il vice-direttore editoriale dei media vaticani Alessandro Gisotti e suor Veronica Donatello, consultore del medesimo Dicastero e responsabile del Servizio Cei per la pastorale delle persone con disabilità. A moderare l’appuntamento, Elisabetta Soglio, responsabile dell’inserto “Buone Notizie” del “Corriere della Sera”.

«La comunicazione non deve escludere nessuno. Non deve e non può. Perché, escludendo, contraddice se stessa, il suo significato più profondo, la sua essenza», che sta nel mettere in relazione, nell’unire. È quanto sottolinea Ruffini — dopo l’introduzione di Emilia Tinelli (ALFA - Associazione Lombarda Famiglie Audiolesi APS) — rammentando come Papa Francesco nella Gmg di Lisbona ripeteva che la Chiesa apre la porta a tutti. Allo stesso modo — spiega il prefetto — l’iniziativa Nessuno escluso vuol essere un contributo perché la società sia più accogliente e sappia parlare a tutti e ascoltare tutti.

«Da voi abbiamo imparato l’importanza dei segni», dice Ruffini che ricorda le parole del Papa ai dipendenti del dicastero il 12 novembre 2022 quando rimarcava che comunicare non è solo un atto tecnico ma richiede il coinvolgimento del cuore umano. Il progetto Nessuno escluso, dunque, è una risposta «a un’esigenza sempre più sentita» e i dati lo confermano, come spiega Gisotti: nel 2023, sono stati 112 gli eventi del Papa accompagnati dalla sottotitolazione e dalla Lingua dei segni, 1 milione 473mila il numero di visualizzazioni totali (circa +13% rispetto al 2022). Si è colmato un vuoto, insomma, sperimentando la possibilità di mettere in atto una comunicazione che promuove la dignità delle persone.

Guardando al Giubileo del 2025 e alla speranza di poter arricchire ulteriormente questa collaborazione, Ruffini condivide che «abbiamo tanto da imparare da chi è più fragile».

Sono seguite una tavola rotonda e una serie di testimonianze dal mondo della sordità. Marco Petrillo, presidente della Fondazione Pio Istituto dei Sordi, ha ripercorso la genesi di questa realtà, la cooperazione con l’arcidiocesi, la traduzione dei primi libri, fin dal 2016, in Lis. Alessandro Gisotti ha illustrato l’evoluzione del progetto partito in via sperimentale con la Pasqua 2021, quando ci si è resi conto di tutto un mondo che nella pandemia emergeva in modo dirompente e drammatico e rischiava di essere messo all’angolo: anziani, persone con diverse disabilità, bambini e adolescenti. «Le ferite — rileva — sono ancora molto profonde soprattutto nei più vulnerabili e abbiamo il dovere di prendercene cura». La app “Vatican for all” — nata grazie soprattutto alla collaborazione e al sostegno economico del Pio Istituto dei sordi di Milano e di CBM Italia - Missioni cristiane per i ciechi nel mondo — sta mostrando di aver risposto ad una domanda che non può essere trascurata. Dal canto suo, suor Veronica Donatello parla di un progetto «nato da dentro che ha smosso il cuore di tante persone». L’iniziativa sta contagiando anche altri dicasteri che chiedono di voler organizzare eventi tenendo conto di questa modalità di inclusione. «Ciò che è bello è replicabile. Ci arrivano foto di bambini, da tutto il mondo, che ci ringraziano. È un progetto realizzato con loro, con le persone con disabilità». Serve il coraggio di osare perché la Chiesa diventa afona se si priva della voce di ciascuno.

Sul fare “con” chi soffre di una forma di disabilità si sofferma don Mauro Santoro, presidente della Consulta diocesana per le persone con disabilità. «Diamo protagonismo alle persone sorde in modo che si sentano non solo destinatari, fruitori», spiega, invitando a fare un cammino con le comunità locali evitando di creare progetti segreganti, dove si ritrovano solo i sordi. Ciò che sta a cuore, in sostanza, è la mescolanza dei carismi e delle condizioni di vita. Così si superano stigmi e pregiudizi. Esempi di vite che hanno potuto trovare sostegno in questo tipo di approccio inclusivo sono quelle presentate in questo incontro: da Marco Faggetti, membro del consiglio episcopale, a Giuseppe Lagatta, seminarista, il quale confida: «Non mi sento solo — dice — anche se è stata dura e in seminario non c’è l’insegnante di sostegno». A suggellare il confronto della serata l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini: «La Chiesa ha bisogno di un esercizio di immaginazione — ha sottolineato —, aspetto la testimonianza di sordi santi».

di Antonella Palermo