· Città del Vaticano ·

In breve

 In breve  QUO-021
26 gennaio 2024

La jihad nella piccola “El Dorado” africana


«Siamo pienamente impegnati nel progetto Mozambico Gnl» che «dovrebbe entrare in attività entro il 2024»: è quanto riportato da un comunicato del 30 settembre 2019 della Total, compagnia petrolifera francese. Eppure, sembra che la costruzione degli impianti di cui parla la nota aziendale sia ancora in una fase embrionale e che Total sia ben lontana dall’avviare la procedura di estrazione nella regione di Cabo Delgado. Qui infatti, dal 2017, il Mozambico è impegnato a reprimere una ribellione interna che ha rischiato di mettere in dubbio la sua attuale configurazione statale. In particolare, nell’aprile del 2021 il conflitto è andato incontro a un’escalation drammatica proprio nei pressi dei giacimenti di gas in shore che il Mozambico ha concesso a Total, la quale ha sospeso le operazioni dichiarando lo stato di forza maggiore.

Cabo Delgado è la provincia più settentrionale del Mozambico. Nonostante ospiti la popolazione più povera del Paese, essa è ricca di materiali come rubini, legno pregiato e gas, che fanno particolarmente gola a numerose aziende e vari attori geopolitici favoriti dal governo centrale; gli unici a non trarre alcun vantaggio da questa ricchezza sono proprio gli abitanti della regione.

L’insurrezione jihadista a Cabo Delgado si fa risalire generalmente al 5 ottobre 2017 quando vennero attaccate tre stazioni di polizia nella città di Mocímboa da Praia. Cinque morti, questo il bilancio dell’incursione degli al-Shabaab, in arabo “i giovani”: ragazzi formatisi in Arabia Saudita, Egitto e Sudan e rientrati in patria con l’intento di creare uno stato islamico mozambicano ispirato alla sharia. Le azioni dei jihadisti si sono poi estese ai distretti di Muidumbe, Macomia, Quissanga, Nangade e Ibo, provocando, secondo i dati forniti dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, quasi 670.000 sfollati interni di cui la metà circa è composta da donne e bambini. Inoltre, Save the Children stimava, in un rapporto del 30 giugno 2021, un numero di vittime legate al conflitto di almeno 2.909 persone, inclusi 1.437 civili, avvisando, tuttavia, che c’erano alte probabilità che i dati fossero di gran lunga inferiori a quelli reali.

Dal 2020 l’esercito mozambicano, cui hanno offerto soccorso dal 2021 le truppe del Rwanda e un contingente della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale, conduce un’operazione che ha riportato l’ordine in buona parte della regione. Ciononostante, i guerriglieri — che avrebbero intanto assunto la denominazione di Ahlu al-Sunnah Wal-Jamaah — non si sono arresi. L’ultimo raid risale al 10 gennaio scorso: tre attacchi che sono stati rivendicati dal sedicente stato islamico (Is) al quale i ribelli hanno prestato giuramento nel luglio 2019 anche se resta tuttora da verificare il concreto supporto materiale e militare del califfato ai jihadisti della regione. Molti sono concordi nel credere che una reale pacificazione dell’area possa scaturire esclusivamente da una redistribuzione di beni e servizi a tutta la popolazione di Cabo Delgado, così come a quella del resto del Mozambico: un Paese in cui, secondo la Banca mondiale, il 74,4% dei cittadini vive al di sotto della soglia di povertà. (massimo rocchi)