· Città del Vaticano ·

La piccola impresa di una donna indigena ricicla gli scarti delle cucine di privati e ristoranti

Bolivia
Olio buono per l’ambiente

Silveria Cutipa mixes dye with dishwashing soap produced from recycled oils, in La Paz, Bolivia ...
25 gennaio 2024

Nella lingua indigena Aymara, “Suma Qhana” significa “buona luce”. Non è un caso, allora, che proprio questo sia il nome scelto dalla start-up “Suma Qhana Jabones Kolla”, operante in Bolivia. Un’impresa piccola, ma con un grande obiettivo, ovvero proteggere l’ambiente. Fondata nel 2014, l’azienda ha sede a La Paz e trae linfa dalla sua ideatrice, Silveira Cutipa, membro della popolazione indigena Aymara e chimico di professione.

Il suo progetto prende forma mentre la donna è impiegata presso il comune di El Alto, in qualità di responsabile del controllo di qualità di oli per frittura. Con il passare del tempo, Cutipa si rende conto che le norme per la gestione dei rifiuti trascurano gli oli esausti, i quali finiscono sversati con noncuranza negli scarichi delle abitazioni e dei ristoranti, o dispersi nel terreno. Ma «un litro di olio contamina mille litri di acqua, con un impatto ambientale significativo», osserva l’imprenditrice. Per porre rimedio a questa situazione, la donna decide di mettersi in proprio e dedicarsi in prima persona a questo settore.

Inizia quindi a girare per mercati e ristoranti, ai quali chiede di poter acquistare l’olio usato. Ma gli inizi non sono facili: molti esercizi si rifiutano di vendere i prodotti esausti e pertanto Cutipa deve compiere una vera e propria opera di convincimento e di educazione ecologica e ambientale sugli effetti nocivi che gli scarti oleari comportano sia sul Creato che sulla salute delle persone. Fortunatamente, con il passare del tempo, gli insegnamenti della donna hanno successo e oggi sono i venditori stessi a recarsi presso il laboratorio di Silveira per consegnare la materia prima. «Più di ogni altra cosa — racconta Cutipa —, il mio obiettivo personale e professionale è quello contribuire a ridurre l’inquinamento e a preservare l’ambiente. Questo è l’interesse che la mia impresa persegue».

Silveira però non si limita a raccogliere oli esausti: la sua azienda li ricicla anche, trasformandoli in sapone da bucato, detersivo per lavastoviglie, detergenti in polvere e pastiglie disinfettanti. Dal 2018, inoltre, è stata avviata anche la produzione di cosmetici realizzati con ingredienti che l’Amazzonia boliviana offre: il burro di cupuaçu e di cacao e gli oli di cocco, mandorla, cusi e motacú mescolati a piante medicinali come rosmarino, ruta e ginestra.

Tutto ciò che, insomma, occorre per illuminare con «una buona luce» l’ambiente e le persone, esprimendo anche — come afferma Papa Francesco nell’Esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia —, «quell’autentica qualità della vita intesa come un “buon vivere”» che le popolazioni indigene hanno insita e che «si manifesta pure nella cura responsabile della natura che preserva le risorse per le generazioni future». (isabella piro)