· Città del Vaticano ·

Il racconto

Pellegrino “por la paz”
a Gerusalemme

 Pellegrino “por la paz” a Gerusalemme  QUO-019
24 gennaio 2024

Tutti lo chiamano il pellegrino «por la paz». Alberto Castelló de Pereda, spagnolo, in 10 anni ha percorso 36.000 chilometri in un ininterrotto pellegrinaggio che lo ha portato nei luoghi che rappresentano la spiritualità in Europa.

Stamani in Vaticano, con l’abbraccio con Papa Francesco, il pellegrino «por la paz» ha compiuto in realtà una sosta intermedia per un ristoro dell’anima: la meta del pellegrinaggio che sta ora compiendo è, infatti, Gerusalemme. E quando vedrà la città santa i chilometri percorsi a piedi saranno 4000.

«La Terra Santa è, oggi più che mai, nei cuori di chi vive per la pace» sono le parole che Alberto — sessantenne di Bocairent, in provincia di Valencia — ha “consegnato” a Papa Francesco, insieme alla stola donatagli da don Ramón Mico Colomer.

Nei suoi cammini, è stato più volte a Santiago de Compostela, Medjugorje, Canterbury, in Normandia e in Bretagna, oltre che ad Assisi per ripercorrere i passi di san Francesco. Sono otto i Paesi europei dove ha compiuto i suoi pellegrinaggi e spesso — esattamente sei volte — come ultima tappa ha scelto Roma. Ma non aveva mai incontrato personalmente il Papa.

«Percorro sentieri e strade camminando, nello stile del pellegrinaggio, con l’obiettivo di ispirare gli altri e, insieme, di diffondere i valori della pace» racconta Alberto, spiegando: «Per me la pace va oltre la semplice assenza di guerra», perché «inizia dai rapporti con il nostro vicino di casa e con il nostro collega in ufficio». La pace, che «significa dire “no” a ogni violenza di genere, si manifesta nel prendersi cura e nel sostenere chi cerca una nuova vita intraprendendo anche viaggi pericolosi su barche piene di speranza». La pace, conclude Alberto facendo riferimento alla sua esperienza di “camminatore”, «è avere coraggio di spingersi nelle periferie più lontane, comprese quelle del cuore, senza dimenticare le persone, in particolare i bambini, che soffrono per la povertà e per la fame in tante parti del mondo».

Trentatré studenti iscritti ai corsi della “Graduate School”, sia religiosi che laici, dell’Istituto universitario ecumenico di Bossey, in Svizzera, hanno partecipato all’udienza generale per incontrare il Pontefice, alla vigilia del giorno in cui si celebra la solennità della conversione di San Paolo.

Accompagnati da cinque membri dello staff di Bossey e da monsignor Andrzej Choromanski, officiale del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, gli studenti provengono da diverse parti del mondo e sono per lo più membri di Chiese e comunità non cattoliche e destinati a un servizio in campo ecumenico al termine della loro formazione.

Sono a Roma dal 19 al 26 gennaio, proprio per l’annuale visita di studio, in concomitanza con la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

Sempre dalla Svizzera sono venuti in Aula Paolo vi Maria e Gerardo, per ricevere la benedizione del Papa «e festeggiare così il nostro 50° anniversario di matrimonio».

Nel segno del riscatto sociale, i giovani musicisti brasiliani dell’orchestra Maré do Amanhã, che ha sede nel Complexo da Maré, uno dei più grandi gruppi di favelas di Rio de Janeiro, hanno eseguito, durante l’udienza, alcuni brani della tradizione argentina cari al Papa. In particolare Adiós Nonino, una delle più celebri composizioni di Astor Piazzolla.

Particolarmente “colorata” la presenza in Aula Paolo vi di una trentina di giovani coreani del coro Fiat Domini dell’arcidiocesi di Gwangju, vestiti con gli abiti tradizionali. Al termine dell’udienza il coro ha eseguito un canto popolare coreano in onore del Pontefice.

A raccontare al Papa l’esperienza dell’amatorialità dello sport, stamane, in Aula era presente una delegazione dell’“Unión Deportiva Socuéllamos”, club di calcio spagnolo, della provincia di Ciudad Real, militante nel campionato della terza categoria. Quest’anno la squadra celebra il centenario di fondazione e, simbolicamente, ha voluto incontrare Francesco.

Prima dell’udienza generale, nella galleria dell’Aula Paolo vi, il Papa ha salutato Roberto Breccioni, dipendente del Dicastero per la comunicazione che va in pensione, ringraziandolo per il suo servizio.

di Fabrizio Peloni