· Città del Vaticano ·

I 100 anni dello Studium Biblicum Franciscanum
Cercare la verità nei Luoghi Santi

La Parola per immersione

 I 100 anni dello Studium Biblicum Franciscanum  QUO-019
24 gennaio 2024

Francesco d’Assisi nella seconda redazione della Lettera ai fedeli ci ricorda che «l’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità» ( 2 Lfed, 4: Fonti francescane, 181). Questo passo ci aiuta a comprendere l’amore del Poverello per la Parola fatta carne e il suo primo biografo, Tommaso da Celano, racconta che questo amore lo porta ad avere una particolare attenzione verso i testi scritti, che fa raccogliere e riporre in luoghi decorosi (cfr. 1 Cel, 82: Fonti francescane, 462). L’amore per la Parola di Dio fatta carne in Gesù Cristo è ciò che ha portato Francesco, otto secoli fa, a voler visitare i Luoghi Santi, per poter «vedere e credere» come dirà in un altro testo (cfr. L’ammonizione, I ). L’amore per la Parola e per l’umanità di Cristo sono alla base della nostra presenza in Terra Santa e della cura per i Luoghi Santi che i frati della Custodia hanno sviluppato lungo i secoli. L’amore per i Luoghi Santi ha anche e di conseguenza portato alla scoperta e localizzazione di nuovi siti e all’approfondimento della relazione tra la Bibbia, la storia biblica e l’ambiente biblico.

Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del xx le circostanze erano ormai favorevoli affinché da questa serie di interessi potesse nascere lo Studium Biblicum Franciscanum (Sbf), quella che oggi è la “Facoltà di scienze bibliche e archeologia” della Flagellazione nella Città Vecchia di Gerusalemme. Proprio il connubio tra lo studio del testo e quello dell’ambiente (attraverso l’archeologia) ha portato a una comprensione della sacra Scrittura che io amo definire tridimensionale. Studiare la Parola nell’ambiente vitale in cui si è rivelata e incarnata significa comprenderla in modo molto più ricco, per immersione. E l’archeologia è uno degli strumenti che permette questo tipo di immersione. C’è anche un altro aspetto da sottolineare quando parliamo dello Sbf ed è il fatto che questo luogo è contemporaneamente una comunità religiosa caratterizzata dalla vita fraterna con i suoi ritmi dettati in primo luogo dalla preghiera, ed è al tempo stesso una comunità di studio e di ricerca. Ciò significa che non è luogo di studio solo la biblioteca ma anche la cappella e soprattutto che lo studio assume una costante caratteristica comunitaria, cioè ecclesiale. C’è una costante interazione tra studio personale e approfondimento comunitario che arricchisce la comprensione del testo.

Un’ultima nota la colgo nel valore dell’archeologia. Spesso anche i pellegrini chiedono: «Come mai i frati si sono messi a fare gli archeologi e a scavare nei Luoghi Santi?». La mia risposta è molto semplice: chiunque cerchi la verità non deve avere paura di scavare, nei siti e nei luoghi storici, dentro i documenti di un archivio e gli scaffali di una biblioteca, dentro lo spazio della propria coscienza per rispondere agli interrogativi più profondi della vita.

di Francesco Patton
Padre custode di Terra Santa