· Città del Vaticano ·

Un sesto continente da evangelizzare

Bisogna avere fiducia
nei giovani

 Bisogna avere fiducia  QUO-018
23 gennaio 2024

Un sesto continente da evangelizzare? La presenza cattolica nel web si è moltiplicata negli anni. Ma questo non deve sorprenderci. È il 1990 quando il Messaggio di san Giovanni Paolo ii per la xxiv Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali ha per tema Il messaggio cristiano nell’attuale cultura informatica. Cinque anni dopo sbarca online la prima versione del sito internet della Santa Sede www.vatican.va. A tale coinvolgimento istituzionale, scorre parallelamente, un entusiasmo, partito dal basso, che ha preso forma nel fiorire di iniziative spontanee di siti internet con contenuti religiosi pubblicati da chi ha scelto di “varcare la soglia” delle nuove tecnologie. Fra i primi siti italiani sbarcati nel web, richiamano attenzione quelli dedicati alla diffusione del Vangelo e delle Scritture.

L’avvento dei social e quello degli smartphone non sono ancora all’orizzonte e contribuiranno, in seguito, a rovesciare abitudini comunicative e a far filtrare opportunità e i rischi. Un binomio che, disegnato sulla cartografia offerta dai testi dei Messaggi per le Giornate mondiali delle Comunicazioni Sociali, traccia la rotta costante e premurosa di una presenza. Sul coinvolgimento nell’oceano dei social media ci si orienta «verso una piena presenza», come esorta la Riflessione pastorale pubblicata il 28 maggio 2023 dal Dicastero per la Comunicazione. E ora — dalla Relazione di Sintesi della prima Sessione della xvi Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-29 ottobre 2023) — il capitolo 17 dedicato ai “Missionari Digitali”, qualifica come una presenza evangelizzatrice.

Il digitale rappresenta un ambiente nel quale siamo tutti quotidianamente immersi — il concetto di «onlife» coniato da Luciano Floridi — ma possiamo per le sfide missionarie che rappresenta e la complessità di apprenderne la cultura e i linguaggi, riconoscere metaforicamente il digitale come un sesto continente da evangelizzare. Una vocazione «fino ai confini della terra» che ci interpella, in un mondo segnato da profonde trasformazioni, a ricalcare le orme dello zelo apostolico dei santi missionari sui passi, oggi, delle autostrade della rete. Dall’esempio dell’inquietudine e della gioia del patrono dei missionari Francesco Saverio allo spirito di curiosità di Santa Teresa di Lisieux. Per praticare sempre di più i passi di una «Chiesa in uscita» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, I, 20). Si tratta di uscire da «zone di sicurezza», come ha sottolineato Papa Francesco nell’Udienza generale il 6 dicembre 2023 dedicata alla passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente, in un’epoca «che non aiuta ad avere uno sguardo religioso sulla vita e in cui l’annuncio è diventato in vari luoghi più difficile, faticoso, apparentemente infruttuoso, può nascere la tentazione di desistere dal servizio pastorale». Invece, ha esortato il Papa, «la creatività pastorale, l’essere audaci nello Spirito, ardenti del suo fuoco missionario, è prova di fedeltà a Lui».

Scegliendo di mettere in pratica la forza del “primo annuncio” all’ambiente digitale un primo tema riguarda l’importanza della formazione che però non richiama ad una dinamica prettamente comunicativa ma missionaria. In altre parole, non è necessaria soltanto una preparazione tecnica agli strumenti digitali. Riprendendo il titolo del libro del vescovo di Ajaccio François-Xavier Bustillo, scritto prima di essere creato cardinale da Papa Francesco: essere «testimoni, non funzionari».

Senza travestimenti, la testimonianza della bellezza e della gioia del cristianesimo può soffiare nel mare del web per creare onde sulle direttrici della promozione dell’incontro e dell’ascolto.

Non deve trattarsi della ricerca (quantitativa) di like né di fare proselitismo ma di essere disponibili all’incontro: esserci quando l’altro è in ricerca o farci prossimi, disponibili, «pienamente» presenti. Ognuno è chiamato a fare la sua parte. Perché — va osservato — nel mondo cattolico della rete capita di trovare tante isole e pochi arcipelaghi. La forza della missione, anche nell’ambiente digitale, è — come i primi pescatori di uomini — essere oggi rete nella Rete. C’è bisogno di realtà ecclesiali che siano disponibili — e preparate — ad aggregare, condividere e accompagnare tante esperienze.

Nelle singole esperienze di navigazione nel web, quante volte anche sui social, si ha l’impressione che ci “voltiamo dall’altra parte”? Non esprimiamo opinioni per la paura di esporci, di confrontarsi, di essere criticati? Andiamo dove va il vento oppure passiamo al prossimo post? Quante solitudini da tastiera richiamano l’impegno di farci prossimi all’altro?

Anche in rete esistono gli invisibili. Si tratta di quelle fasce della popolazione che non hanno le necessarie competenze o non hanno accesso alla rete per mancanza di sufficienti mezzi, o di strumenti adeguati non al passo coi tempi, con pagine o strumenti che diventano così sempre meno accessibili. Non si può permettere che alcuna venga escluso. E che, in una società sempre più digitale, venga limitato — anche solo di fatto — l’accesso ai diritti di ciascun cittadino.

«Diamo fiducia ai giovani!» (Cf. Communio et Progressio, 70). Si ha a volte la sensazione di come vengano spesso giudicati come categoria: “Cosa fanno — o non fanno — i giovani, cosa pensano i giovani”. Come oggetto e non come soggetto di una convinta progettualità condivisa che nel digitale — va ricordato — ha loro come principali abitanti. E cittadini. Sono loro i “nativi digitali” ma non si tratta di sfruttare le loro competenze – fino a quando sceglieranno di dedicarle - ma di inserirli in una progettualità organica. Credere in loro e creare una circolarità virtuosa tra le esperienze di coinvolgimento, creatività e incontro. Non sostituendo il dialogo in presenza ma prepararne il sentiero, l’occasione. Oggi di fronte alle sfide del metaverso e dell’intelligenza artificiale che porteranno profondi cambiamenti nelle comunità dovremmo porre la domanda: come giovani siete protagonisti di questi cambiamenti? Se non come utenti o acquirenti di servizi, vi sentite coinvolti, siete stati coinvolti?

Come osserva il capitolo della Relazione dedicata di “Missionari digitali”: «Molti giovani, che pure cercano la bellezza, hanno abbandonato gli spazi fisici della Chiesa in cui cerchiamo di invitarli a favore degli spazi online. Ciò implica la ricerca di modi nuovi per coinvolgerli e offrire loro formazione e catechesi. Si tratta di un tema su cui riflettere pastoralmente (17, k)». Un continente, un ambiente in cui fare tappa con consapevolezza e slancio missionario perché, come ha scritto san Paolo: «Come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?» (Rm 10,14).

di Fabio Bolzetta