Ai Musei Vaticani il convegno: «Il cardinale Ercole Consalvi. Un diplomatico in tempi burrascosi (1757-1824)»
Colto, pragmatico

Vita mutatur, non tollitur; per il cristiano la certezza della vita eterna implica anche la certezza della compagnia — invisibile ma concreta — di chi ci ha preceduto nell’agone della vita terrena, nell’«aiuola che ci fa tanto feroci». A duecento anni dalla sua nascita al Cielo, il diacono-cardinale Ercole Consalvi — icona della diplomazia pontificia, talmente celebre da vedere trasformato il suo cognome in un sostantivo, il “consalvismo” — continua ad accompagnare i successori con il suo esempio e il suo contatto spirituale, ha detto il porporato Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, aprendo i lavori del convegno Il cardinale Ercole Consalvi. Un diplomatico in tempi burrascosi 1757-1824, in corso presso la Sala Conferenze dei Musei Vaticani (22-23 gennaio).
Una sede scelta per motivi non formali ma sostanziali, storicamente motivati, perché dobbiamo proprio al cardinale Consalvi e al suo amico scultore Antonio Canova la presenza nei Musei di capolavori altrimenti al altissimo rischio di dispersione, come ha sottolineato la direttrice Barbara Jatta.
La prima sessione del convegno, moderata da Pierantonio Piatti, Segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, si è svolta sotto lo sguardo serio e severo del cardinale che seppe attraversare con coraggio minacce, confische, esilio, persino la perdita degli attributi esterni del cardinalato, decretata da un Napoleone Bonaparte deciso a punire il presunto “nemico”.
Il busto marmoreo di Consalvi —, scolpito da Cincinnato Baruzzi, allievo di Canova, posto a lato del tavolo dei relatori —, e una piccola mostra di documenti allestita all’ingresso della Sala conferenze illustrano il nesso tra la storia “alta” e quella più quotidiana, fra gli eventi che vengono registrati negli annali e il lavoro diuturno, faticoso di tessitura e che ne permette la realizzazione. «D’altra parte, è stato lo stesso Consalvi a riconoscere i limiti dell’operato internazionale della Santa Sede e in qualche modo dello stesso cattolicesimo — ha continuato Parolin — quando nel 1820, scrivendo al nunzio a Madrid, monsignor Giacomo Giustiniani, affermava: “Il problema che noi dobbiamo risolvere non è già quello di evitare ogni sorta di male, ma di saper trovare il modo di soffrire il meno possibile”. E in questa linea si trovano altri Segretari di Stato, che vanno da Mariano Rampolla del Tindaro a Pietro Gasparri, da Eugenio Pacelli ad Agostino Casaroli».
Visto che non si può impedire il male, l’impegno dev’essere limitare i danni. Un tema citato più volte dal porporato Segretario di Stato per condensare in un’immagine il difficile lavoro della diplomazia pontificia quando si sceglie il primato della realtà sulle aspettative ideali. «Si tratta della scuola della realpolitik — ha continuato Parolin richiamando scenari novecenteschi — che in ultimo cerca e pratica tutte le soluzioni possibili per il mantenimento in sopravvivenza dei cattolicesimi locali». Forte di una solida, reciproca intesa con Papa Chiaramonti, chiamato ad affrontare sfide e nodi gordiani che ai contemporanei (e a lui stesso) apparivano insolubili, Consalvi può ancora essere fonte di ispirazione nell’affrontare il presente. In tempi burrascosi — ma sono mai esistiti tempi “tranquilli” nella storia umana? — paradossalmente l’arte prolifera e crea baluardi di bellezza e di armonia che vengono affidati alle future generazioni, ha continuato Barbara Jatta, parlando del cardinale che tenne testa a Napoleone e del principe degli scultori Antonio Canova come dei pionieri della tutela in ambito culturale. Due amici e sodali a cui non venne mai meno la stima reciproca, e il reciproco appoggio, morti a distanza di due anni l’uno dall’altro.
Al cardinale protagonista del Congresso di Vienna, Olivier Besse ha dedicato il documentario Ercole Consalvi. Le sens de l’Histoire, realizzato per l’emittente francese Kto e proiettato al termine della sessione mattutina del convegno, introdotta dai saluti e dai ringraziamenti di padre Marek Inglot, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. In questo speciale, integralmente dedicato a Consalvi, pubblichiamo la parte conclusiva della relazione di padre Bernard Ardura, già presidente dello stesso del Pontificio Comitato, intitolato La vita personale del cardinale a partire dalle Memorie, e stralci dalla relazione Più prete degli altri. Duecento anni di storiografia consalviana di don Roberto Regoli (Pontificia Università Gregoriana).
di Silvia Guidi