· Città del Vaticano ·

Il cardinale Parolin alla Pontificia Accademia Ecclesiastica

Umili per ricomporre
i conflitti

 Umili per ricomporre i conflitti  QUO-016
20 gennaio 2024

Ai futuri rappresentanti pontifici, ai quali spetta l’«ardua ma affascinante missione di ricomporre, nella Chiesa e nel mondo, animosità e conflitti», il cardinale Pietro Parolin ha offerto indicazioni pratiche per svolgere un ministero non scevro da «fatiche e urgenze» e, talvolta, da «solitudini». Anzitutto, non ricercare luci della ribalta, poi compiere «gesti benefici, gratuiti e nascosti», magari verso persone o colleghi in difficoltà, quindi non ferire con le parole il prossimo e non cedere a quello che il Papa definisce «chiacchiericcio». In altre parole esercitare l’«umiltà», virtù quanto mai urgente in un tempo di odio e conflitti.

Il segretario di Stato ha presieduto i Secondi vespri per gli «abitanti» della Pontificia Accademia Ecclesiastica, la cosiddetta «scuola dei nunzi», lo scorso 17 gennaio, memoria di sant’Antonio Abate. Proprio la figura del santo eremita che avviò il monachesimo cenobitico ha fatto da guida alla riflessione del cardinale, che ha esortato quanti rappresenteranno il Papa nel mondo a essere umili come Antonio. Che non significa essere «remissivi e titubanti», ma «piccoli», certi che la «piccolezza è la via per la quale il Signore può operare grandi cose, se riponiamo in Lui la fiducia senza ricercare le luci della ribalta».

Si tratta di spostare il «baricentro» dall’io a Dio. È una questione di umiltà, insomma, che aiuta a superare le difficoltà e quella sensazione che tante cose vadano «di male in peggio». Tentazione ricorrente, oggi, «vedendo imperversare nel mondo odio e conflitti inquietanti», ha osservato il cardinale. Affidarsi a Dio genera invece «fiducia», perché «fa sentire amati e mai abbandonati» e aiuta a mantenere una serenità interiore «laddove siamo chiamati a rinunciare a certe circostanze o ambienti più graditi, per inoltrarci in trasferte geografiche e lavorative forse impensate».

Il segretario di Stato ha infine messo in guardia dalla «vanagloria»: tentazione «onnipresente», diceva Pascal. L’umiltà ne è «rimedio» e la si può esercitare con l’ascolto e la carità verso gli altri, specie per chi attraversa periodi difficili, o cercando di non ferire il prossimo con le parole.

di Salvatore Cernuzio