· Città del Vaticano ·

Hic sunt leones
La difficile sfida del continente per una mobilità più sicura, equa e sostenibile

L’Africa su quattro ruote

 L’Africa  su quattro ruote   QUO-015
19 gennaio 2024

Le città africane, piccole o grandi che siano, sono solitamente attraversate da un numero indicibile di veicoli d’ogni genere che causano ingorghi a non finire, inquinamento acustico, atmosferico e stress, sia per i conducenti che per i passeggeri. Oltre ai tempi di percorrenza interminabili e all’aria inquinata, il traffico urbano in città come Nairobi, Kampala o Lagos sortisce effetti negativi anche sulle attività commerciali e sulla qualità della vita delle comunità locali. Molte di queste vetture sono a dir poco fatiscenti, di seconda, terza, quarta mano, e provengono dai Paesi industrializzati, quelli del primo mondo.

Festival Godwin Boateng, ricercatore presso il Center for Sustainable Urban Development della Columbia University negli Stati Uniti ha studiato attentamente questo fenomeno che viene denominato nel gergo anglosassone Car Recycling. «Tra il 2015 e il 2018 circa 14 milioni di veicoli usati sono stati esportati dall’Unione europea, dal Giappone e dagli Stati Uniti, di cui il 40 per cento è finito nei Paesi africani», spiega Boateng. Basti pensare che solo in Ghana, per ogni cento veicoli in circolazione, da 80 a 90 risultano essere veicoli usati. Sebbene molti siano convinti che questi veicoli consentano ai ceti meno benestanti di poter disporre di un’autovettura a prezzi accessibili, si stima che nell’Africa subsahariana oltre il 40 per cento delle auto usate in circolazione abbia più di 15 anni.

Da rilevare che spesso i motori e le carrozzerie di questi veicoli vengono modificati con l’intento di ottenere migliori prestazioni, anche se poi viene meno la sicurezza stradale e si acuisce a dismisura l’emissione del particolato o polveri sottili che dir si voglia. Ecco che allora, alla prova dei fatti, i veicoli fuori produzione nei Paesi benestanti , molti dei quali diesel, diventano una vera e propria calamità. Secondo un recente rapporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep), le principali destinazioni dell’usato dall’Unione europea sono l’Africa occidentale e settentrionale; mentre il Giappone esporta principalmente verso l’Asia e l’Africa orientale e australe; gli Stati Uniti invece principalmente alla volta del Medio Oriente e dell’America centrale. Alcuni governi stanno tentando di arginare questo fenomeno varando provvedimenti legislativi che limitino l’importazione di auto dal nord del mondo. È il caso del Ghana che nel 2020 ha approvato una normativa che impedisce l’ingresso nel Paese di vetture con più di dieci anni. Poiché si prevede che le esportazioni di vecchie auto aumenteranno man mano che i veicoli elettrici prenderanno il sopravvento sui mercati occidentali, politiche come la legge approvata dal governo di Accra potrebbero essere un valido strumento per contrastare il mercato in questione.

Sta di fatto che guardando all’Africa e in particolare alla macroregione subsahariana, tenendo conto del contesto sociale e politico in cui versano non pochi Paesi, non c’è da farsi molte illusioni sull’effettivo rispetto delle norme. Un tema questo che non riguarda solo le regole per contrastare l’inquinamento, ma anche la sicurezza stradale in generale. Nonostante il continente africano non sia dotato di una rete stradale paragonabile a quelle di altre zone del mondo, il traffico su gomma ha subito in questi anni un notevole incremento anche se poi, eufemisticamente parlando, la strada è ancora lunga. Attualmente in Africa ci sono 45 auto per ogni mille abitanti contro una media globale di 203. E dove viene stimato un mercato da 3 milioni di macchine nuove nel 2035. Per i veicoli commerciali leggeri la previsione è di un raddoppio dei volumi già nel 2027, ossia circa 1,8 milioni di unità.

È comunque importante notare che sebbene sia ancora agli albori, esiste una produzione automobilistica tutta africana che viene giudicata dagli analisti economici in crescita, con aziende che intendono soprattutto soddisfare le richieste dei propri clienti locali. Dal punto di vista imprenditoriale è una mossa ben pensata. Questi produttori afro, infatti, stanno progettando automobili in grado di viaggiare su terreni accidentati e affrontare situazioni climatiche diverse da quelle dell’Europa o degli Stati Uniti. Stando alle valutazioni di Mordor Intelligence, una società di consulenza e intelligence sui mercati internazionali, si prevede che diversi Paesi come il Sud Africa, la Nigeria e il Kenya registreranno una crescita positiva grazie alla crescente attenzione che le aziende locali stanno dando alla qualità dei loro prodotti. Tra queste figura la sudafricana Birkin Cars, fondata nel 1982. Questa azienda automobilistica con base operativa nei pressi di Durban, nel KwaZulu-Natal, è una delle più antiche realtà del settore. Con le sue filiali negli Stati Uniti, in Giappone e in Europa, Birkin Cars si è guadagnata un’ottima reputazione per la realizzazione di riproduzioni classiche di alta qualità.

Tra le loro offerte straordinarie ci sono la serie SS3 Street e la serie CS3 Clubman. E cosa dire della nigeriana Innoson Vehicle Manufacturing Company? È un’importante società automobilistica con sede a Umudim, nello Stato federale di Anambra. Fondata nel 2007 dall’imprenditore nigeriano Innocent Chukwuma, questa azienda produce un’ampia gamma di veicoli, tra cui automobili, autobus e camion. Innoson è un protagonista di spicco nell’industria automobilistica africana e ha ottenuto diversi riconoscimenti per lo sforzo profuso nel promuovere la produzione locale. Un altro marchio di valore è quello della Kiira Motors Corporation (KMC) una società di produzione automobilistica statale in partnership con l’Università di Makerere, la più storicamente importante dell’ex protettorato britannico che detiene il 4 per cento dell’azionariato. L’intento del governo di Kampala nel finanziare questa azienda è stato quello di creare posti di lavoro rafforzando al contempo il mercato automobilistico con prodotti decisamente innovativi. Basti pensare che questa azienda ha lanciato il primo veicolo elettrico africano nell’ambito del Kiira Electric Vehicle Project nel 2011. KMC ha anche realizzato il primo veicolo ibrido africano, il Kiira EVS, nel 2014 e il primo autobus elettrico solare africano, il Kayoola Solar Bus nel 2016. Interessante è anche la Kantanka Automobiles, un’azienda automobilistica con sede in Ghana che progetta, produce, assembla e vende auto di lusso. L’azienda inizialmente era specializzata nella produzione di componenti per automobili, ma nel 1998 ha spostato la sua attenzione sulla produzione di veicoli completi. Offre una gamma diversificata di modelli, tra cui Mehsah, K71, Onantefo, Omama Pickup, Omama Hard Body e Amoanimaah.

In Algeria è ben affermata la SNVI (Société Nationale des Véhicules Industriels), già Società Nazionale di Costruzioni Meccaniche (Sonacame), un’azienda che produce camion e autobus dal 1967. L’azienda esporta i suoi prodotti in diverse nazioni, tra cui la Repubblica Democratica del Congo, l’Iraq, il Gabon, la Guinea-Bissau e la Libia. La SNVI aspira a tornare alla capacità produttiva degli anni ‘80 di 6.000 veicoli all’anno. Da segnalare anche la Wallyscar, una casa automobilistica tunisina, fondata nel 2006 dall’imprenditore Zied Guiga, con sede a Ben Arous. La produzione è di 600 unità all'anno e veicoli Wallyscar sono esportati soprattutto in Africa, Europa e Medio Oriente. L’azienda ha concessionari anche a Panamá, in Francia, in Spagna, nel Qatar e in Marocco. Importante è anche il marchio keniano Mobius Motors: fondata nel 2010, questa società è specializzata nella progettazione, produzione e vendita di veicoli su misura per il mercato africano. L’azienda utilizza concetti di progettazione semplificati per immettere sul mercato africano veicoli efficienti ed economici in grado di competere con quelli d’importazione che dominano il mercato automobilistico dell’Africa orientale.

La sfida automobilistica africana è certamente impegnativa, considerando che nel 2020 le importazioni automobilistiche hanno raggiunto i 52 miliardi di dollari, mentre le esportazioni si sono attestate a livello continentale sul valore di 13 miliardi di dollari. Non v’è dubbio che per affermare a livello continentale il diritto a una mobilità più sicura, equa e sostenibile sarà assolutamente necessario sviluppare un’industria automobilistica innovativa e competitiva, il cui successo dipenderà almeno in parte dall’ African Continental Free Trade Area (AfCFTA), l’area di libero scambio africana.

di Giulio Albanese