· Città del Vaticano ·

Spunti di riflessione

Fiumi di parole

 Fiumi  di parole  QUO-014
18 gennaio 2024

Un aforisma fulminante della tradizione ebraica recita: «Lo stupido dice quel che sa; il sapiente sa quel che dice». Forse è quello che notano gli ascoltatori di Gesù, infatti dicono: «Costui insegna con autorità... Insegnava loro come uno che ha autorità...» (Vangelo).

«Ci sono persone che parlano, parlano... finché, finalmente, trovano qualcosa da dire» (Sacha Guitry). Gesù non parlava a vanvera; sapeva quel che diceva. Anzi, “era” quello che diceva: la verità.

Quante parole ascoltiamo e diciamo, oggi! Parole, parole, parole, fiumi di parole, capaci solo di svelare il vuoto di idee. Dai cellulari, che sono diventati la prolunga delle nostre mani e delle nostre orecchie, alle tastiere dei computer, è tutta una babele di parole: ma cosa resta? Gli ascoltatori di Gesù erano stupiti e meravigliati di lui. E quelli che ascoltano noi?

Stiamo attenti alle nostre parole: corriamo il rischio di proporre il vuoto, l’aria fritta, la banalità! Se vogliamo essere autorevoli, credibili e convincenti, impariamo la meditazione, la riflessione.

San Bernardino da Siena aveva una bella battuta: «Dio ti ha dato due orecchi e una lingua, perché tu ascolti più che tu parli». Gli fa eco Gandhi, che diceva: «L’uomo ha due occhi e due orecchi, ma una lingua soltanto. Dovrebbe parlare solo metà di quanto vede e di quanto sente».

Purtroppo, tante volte noi parliamo per il piacere di ascoltarci mentre parliamo! Nessuno di noi parla senza rivelare qualcosa di se stesso. Invece di mascherare con troppe parole la nostra mancanza di idee, è meglio tacere! 

Meno l’uomo parla, più si avvicina alla perfezione!

di Leonardo Sapienza
 

Il Vangelo in tasca

Domenica 28 gennaio, iv del Tempo ordinario
Prima lettura: Dt 18, 15-20;
Salmo: 94;
Seconda lettura: 1 Cor 7, 32-35;
Vangelo: Mc 1, 21-28.