· Città del Vaticano ·

Il racconto

L’ “anno liturgico”
di un missionario
sequestrato in Mali

 L’ “anno liturgico”  di un missionario sequestrato in Mali  QUO-013
17 gennaio 2024

Prigioniero in Mali per un interno anno liturgico, nelle mani di un gruppo jihadista. «Sono stato rapito nel 2022 e liberato nel 2023 sempre nel giorno della solennità di Cristo Re», racconta padre Hans Joachim Lohre, religioso dei Padri bianchi (Missionari d’Africa) che stamani ha consegnato la sua storia nelle mani di Papa Francesco.

«Sono stato rapito il 20 novembre 2022 mentre mi accingevo a celebrare la messa nella comunità di Kalaban Coura, a Bamako. Sono stato liberato il 26 novembre scorso».

Ad aiutare il missionario tedesco in questa esperienza spirituale è stata, in modo davvero impensabile, anche una t-shirt: «Nel momento del sequestro i rapitori hanno bruciato i miei vestiti e il rosario che avevo con me, facendomi indossare una maglietta con la scritta “I love my King”». Singolare “paramento” per vivere, in catene, la solennità di Cristo Re, che racchiude l’intero “anno liturgico”.

In questo particolare tempo di sofferenza e di grazia — afferma padre Lohre — «mi sono sentito più missionario di sempre». Durante la prigionia ci sono stati alcuni momenti straordinari: «La notte di Natale del 2022 ho chiesto a uno dei sequestratori una piccola radio: sono riuscito a sentire la messa celebrata da Papa Francesco, collegandomi proprio nel momento della lettura del Vangelo di Luca (2, 1-14)».

«Nella quasi totalità dei 371 giorni di rapimento sono stato trattato bene, ho vissuto un profondo senso di pace, tanto da riuscire ad approfondire la mia “relazione” con Dio» fa presente padre Lohre.

In Mali il missionario viveva da più di 30 anni ed era conosciuto con il soprannome di “Ha-Jo”. Era segretario nazionale della commissione per il dialogo interreligioso e insegnava nell’Istituto islamo-cristiano di formazione. Era inoltre era responsabile del Centro Fede e Incontro di Hamdallaye.

Stamani in Aula Paolo vi padre Lohre era accompagnato dal superiore generale dei Missionari d’Africa, padre Stanley Lubungo.

Poveri e suore insieme, stamani dal Papa, a rappresentare la comunità parrocchiale romana di Santa Faustina Kowalska, nel quartiere periferico del Quartaccio.

Racconta suor Elaine Lombardi, brasiliana, religiosa della congregazione delle Missionarie claretiane: «Da tre anni ci siamo avventurati a cucinare un pasto caldo per i senza tetto che vivono sotto il colonnato del Bernini, in via della Conciliazione e nella zona della stazione San Pietro». Con il sostegno del cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, prosegue la religiosa, «i volontari della parrocchia preparano la colazione ogni lunedì mattina e la cena ogni martedì sera per circa 200 persone».

Nel periodo natalizio, spiega, «abbiamo dato vita alla novena di Natale, pregando per strada “con” i poveri e non “per” i poveri». E in via della Conciliazione, «insieme abbiamo allestito il presepe, con il Bambino Gesù adagiato su un lettuccio di cartone, lo stesso giaciglio nel quale dormono i poveri per strada».

Nella memoria liturgica di sant’Antonio abate, una rappresentanza degli allevatori e agricoltori italiani — presenti oggi in piazza Pio xii per la tradizionale benedizione degli animali — ha partecipato all’udienza per riaffermare «la vicinanza al Papa nella protezione della casa comune». Dopo l’udienza, il cardinale arciprete Mauro Gambetti ha celebrato la messa all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro. E ha poi benedetto uomini e animali radunati in piazza Pio xii.

Durante l’udienza in Aula Paolo vi , gli artisti dell’Imperial Royal Circus e del Circo equestre Montico hanno eseguito alcuni “numeri”. In particolare, quattro ballerine ucraine si sono esibite davanti al Papa in una danza popolare del loro Paese «per invocare la pace».

di Fabrizio Peloni