· Città del Vaticano ·

Le esequie del cardinale Sebastiani celebrate dal cardinale Re alla presenza di Francesco

Fedele servitore del Papa
e della Santa Sede

 Fedele servitore del Papa e della Santa Sede  QUO-013
17 gennaio 2024

Nel pomeriggio di mercoledì 17 gennaio, all’altare della Cattedra della basilica Vaticana, Papa Francesco ha presieduto il rito dell’«Ultima commendatio» e della «Valedictio» al termine delle esequie del cardinale Sergio Sebastiani, presidente emerito della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, morto nella notte di martedì 16 gennaio, nella sua abitazione a Roma. La liturgia funebre è stata celebrata dal decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re. Alla presenza, tra gli altri, del fratello Luciano, di alcuni familiari e delle suore messicane appartenenti alla congregazione della Familia de Corde Jesu, che hanno assistito negli ultimi 23 anni il porporato defunto — le cui spoglie saranno sepolte nel cimitero comunale di Ascoli Piceno — hanno concelebrato 9 presuli, tra i quali l’arcivescovo Luciano Russo, segretario della Sezione per il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede e 19 cardinali: tra questi, Pietro Parolin, segretario di Stato, e Fernando Filoni, accostatisi all’altare al momento della preghiera eucaristica. Hanno partecipato alla celebrazione, tra gli altri, i monsignori Joseph Murphy, sottosegretario della Sezione per il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede, e Javier Domingo Fernández González, capo del Protocollo, tra i membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal cardinale Re.

«Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11, 26).

Queste solenni parole che sono risuonate poco fa nel Vangelo, ci sono di luce e di conforto in questo momento in cui, nella preghiera, vogliamo affidare a Dio l’anima del cardinale Sergio Sebastiani che il Signore ha chiamato a sé all’età di 93 anni, dopo una travagliata malattia che lo ha portato a passare cinque anni in uno stato privo di conoscenza.

A questo riguardo vorrei esprimere riconoscente apprezzamento alle Suore della Famiglia del Cuore di Gesù che lo hanno premurosamente assistito con grande dedizione e che il cardinale Sebastiani aveva chiamato dal Messico 23 anni fa.

Ai familiari e parenti esprimo, a nome di tutti i presenti, vicinanza e partecipazione al loro dolore.

Le parole dell’evangelista San Giovanni, che abbiamo ascoltato, proiettano il nostro pensiero verso la vita eterna, che Cristo con la sua morte e la sua risurrezione ha ottenuto in dono a quanti hanno creduto e sperato in lui.

La morte, infatti, per un cristiano, non è soltanto un fatto naturale da accettare con realismo e dignità. Non è soltanto un evento ineluttabile a cui non si può sfuggire.

La morte è la porta che ci apre la strada che conduce all’incontro più alto, all’incontro personale con Dio. I nostri giorni infatti non sono una corsa verso il nulla: abbiamo un destino di eternità. La morte è l’inizio della realtà più vera e più importante, perché tutti siamo stati creati per l’incontro con Dio in una vita che non conosce tramonto, nell’immensità dell’amore di Dio.

Questa certezza ha illuminato l’intera esistenza del cardinale Sergio Sebastiani, sin da quando fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Fermo nel luglio del 1956.

Ritornando, appena elevato alla porpora cardinalizia, nella parrocchia delle Marche dove era nato e dove aveva mosso i primi passi, il cardinale Sebastiani spiegò l’origine della sua vocazione sacerdotale, dicendo che nella sua infanzia e fanciullezza era stato affascinato dalla figura del suo zio sacerdote, don Checco, il quale aveva una grande passione per i giovani ed era molto caritatevole con i bisognosi di aiuto. Questa figura di sacerdote, molto stimato e amato, fece nascere in lui, piccolo chierichetto, il desiderio di diventare un prete vicino ai ragazzi. Questo ideale lo attraeva e lo portò a dire a tutti: «Voglio diventare come don Checco». E così entrò in Seminario.

L’arcivescovo di Fermo pensava a lui come professore del Seminario, attese le sue belle doti intellettuali, lo inviò a Roma presso il Collegio Capranica per gli studi teologici all’Università Gregoriana. Passò poi all’Università Lateranense per laurearsi anche in Diritto canonico.

Al termine degli studi, la Provvidenza dispose che don Sergio Sebastiani entrasse nel servizio diplomatico della Santa Sede. Dal 1960 l’elemento caratteristico della sua vita e della sua attività fu il servizio al Papa e alla Santa Sede.

Fu segretario della nunziatura in Perú e poi in Brasile. Nel 1967 fu chiamato in Segreteria di Stato dove fu segretario particolare del sostituto monsignor Benelli per 7 anni. Poi consigliere della nunziatura a Parigi.

Nel 1976 fu ordinato arcivescovo e nominato pro-nunzio apostolico in Madagascar e Mauritius, con incarico di delegato apostolico per La Riunione e le isole Comore.

Nel 1985 fu trasferito alla nunziatura in Turchia dove, alla specifica attività di sostegno alle Chiese locali di rito latino e di rito orientale, aggiunse quella di curare rapporti amichevoli con le Chiese ortodosse e in particolare col patriarca di Costantinopoli.

Diede il meglio di sé negli anni in cui Papa Giovanni Paolo ii gli affidò l’incarico di segretario generale del Comitato centrale della preparazione e poi dello svolgimento del grande evento del Giubileo dell’Anno 2000. Fu felice di questo incarico e con generosa dedizione si prodigò per attuare le indicazioni del Santo Padre e per curare la buona riuscita delle tante iniziative che caratterizzarono l’anno giubilare dell’anno 2000.

Nel 2001 fu creato cardinale e gli fu affidata la presidenza della Prefettura per gli Affari economici, compito che svolse fino al 2008.

Fu un fedele servitore del Papa e della Santa Sede, animato da spirito di servizio. Fu uomo di Dio che ha cercato di insegnare a tutti la via che porta al Cielo.

Con fiducia affidiamo a Dio l’anima del defunto cardinale e invochiamo per lui la misericordia divina.

Che Dio lo accolga nell’infinito oceano del suo amore, dove speriamo di ritrovarci anche noi insieme, in una comunione di amore senza fine.

Facciamo nostra la preghiera con la quale il Santo Padre concluderà questa liturgia: «Su, venite santi di Dio, accorrete Angeli del Signore: prendete la sua anima e presentatela al cospetto dell’Altissimo».