· Città del Vaticano ·

Sul messaggio di Francesco per la Giornata mondiale della pace

L’intelligenza artificiale
ha bisogno di “lettura”

 L’intelligenza artificiale  ha bisogno di “lettura”  QUO-012
16 gennaio 2024

Pubblichiamo in una traduzione italiana questa riflessione del cardinale prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale uscita lo scorso venerdì 12 gennaio sulla rivista canadese «Globe and Mail» di Toronto.

Talvolta l’analfabetismo sembra essere l’opzione migliore. Non mi riferisco all’analfabetismo vero e proprio, che rappresenta un terribile fardello, ma alla nostra propensione a evitare di “leggere” la realtà sociale e culturale che ci circonda.

Il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace 2024, Intelligenza artificiale e pace, identifica le sfide che le nuove tecnologie pongono alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno. Non è una lettura facile, e non dovrebbe nemmeno esserlo.

Papa Francesco intravede nell’intelligenza artificiale un «segno dei tempi», un tratto distintivo del presente, che continua a evolvere e fa presagire trasformazioni ancora più grandi in futuro. L’espressione «segno dei tempi» indica una nuova realtà umana, che emerge da ciò che accade intorno a noi, più o meno promettente, più o meno minacciosa, da interpretare alla luce della nostra fede (indipendentemente da ciò in cui crediamo). Ne possono derivare giudizi differenti: alcuni positivi, altri negativi e altri ancora, come in questo caso, misti.

In quanto segno dei tempi, l’intelligenza artificiale, non meno delle altre espressioni dell’ingegno umano, necessita di un’attenta disamina per assicurarsi che sia davvero al servizio del bene comune, che protegga la dignità inalienabile della persona umana e ne promuova i diritti fondamentali. Sono queste le lenti di cui abbiamo bisogno per poter “leggere” la realtà in cui viviamo, che determiniamo e che ci determina.

Le forme di intelligenza artificiale attualmente esistenti esercitano già un’enorme influenza, e continueranno a farlo sempre di più. Non possiamo prevedere, e possiamo a malapena immaginare, le nuove applicazioni e l’impatto che avranno sulla nostra vita personale e sociale, sulla politica e l’economia, sulla cultura e l’ambiente. Dal momento che non sappiamo dove l’Ia condurrà la famiglia umana, tutti devono essere meglio informati, per poter esprimere il proprio parere e assumersi le proprie responsabilità. In sintesi, l’analfabetismo non è un’opzione.

Papa Francesco non è un luddista. Prende atto in modo positivo del contributo dato all’umanità dal progresso scientifico e tecnologico. Queste conquiste si sono dimostrate preziose nel servire le persone, la loro dignità e i loro diritti.

Allo stesso tempo, non dobbiamo paragonare il progresso tecno-scientifico a uno strumento neutrale. Come per il martello, uno strumento contribuisce al bene o al male non a seconda delle intenzioni di chi lo produce, ma di chi lo usa. Le tecnologie digitali basate sull’intelligenza artificiale, invece, incorporano i valori individuali e sociali dei loro sviluppatori; e, così facendo, riflettono e plasmano i valori dei loro utenti.

Papa Francesco denuncia il «paradigma tecnocratico», un utilizzo spregiudicato della tecnologia governato esclusivamente dalla brama di profitto e da interessi di parte. Se l’unica regola che governa l’Ia è questo paradigma, ciò finirà per provocare danni collaterali inauditi: disuguaglianze, ingiustizie, tensioni e sconvolgimenti.

Dunque, come afferma il Papa nel suo messaggio, l’intelligenza artificiale pone sfide «tecniche, ma anche antropologiche, educative, sociali e politiche».

Ciò che dovremmo temere più di tutto sono in particolare le intelligenze artificiali per fini bellici. Oltre a essere sempre più sofisticate e distruttive, infatti, tali intelligenze rimuovono la responsabilità umana dallo scenario bellico. In definitiva, potrebbe essere un algoritmo, e non una persona, a premere il grilletto o a sganciare una bomba.

L’intelligenza artificiale può inoltre rappresentare una minaccia per la giustizia sociale. Nel mondo del lavoro, per esempio, le “macchine della conoscenza” e la robotica stanno eliminando un numero sempre maggiore di posti di lavoro, provocando un forte aumento della povertà e del numero di sfollati.

Nell’ambito dell’informazione, esistono poi nuovi modi per distorcere deliberatamente le parole oltre che le immagini, per disinformare e strumentalizzare. Approcci, questi, che mettono in serio pericolo l’ordine civile e il governo democratico.

L’educazione, sottolinea Papa Francesco, è fondamentale. Dobbiamo assicurarci che quanti progettano algoritmi e tecnologie digitali siano più responsabili. Dobbiamo formare tutti, in particolare i giovani, a un uso consapevole delle nuove tecnologie, a una riflessione critica sulle ripercussioni di queste ultime, soprattutto per i poveri e l’ambiente.

La supervisione e la regolamentazione delle nuove tecnologie sono essenziali in tutte le loro fasi, dalla concezione alla commercializzazione, fino all’uso effettivo.

Per disciplinare lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in modo responsabile sono necessarie normative efficaci all’interno degli Stati, nonché accordi multilaterali e trattati vincolanti. Come afferma Papa Francesco a proposito della crisi climatica, «è necessario un quadro diverso per una cooperazione efficace [...] per consolidare il rispetto dei diritti umani più elementari, dei diritti sociali e della cura della casa comune».

Il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024 esorta non solo i destinatari abituali — ovvero capi di Stato, autorità politiche, leader della società civile — ma anche tutti gli altri, a esercitare la corresponsabilità in questo momento storico.

Non lasciamo, quindi, che siano i proprietari e gli sviluppatori a occuparsi di questa questione. Tutti abbiamo la responsabilità di compiere un’attenta “lettura” e di scegliere bene, se vogliamo consegnare alle generazioni future un mondo migliore e più pacifico. Dei risultati distruttivi e delle ripercussioni sfavorevoli potremo incolpare soltanto noi stessi; l’“analfabetismo” non è una scusa.

Iniziamo l’anno informandoci con coraggio e interrogandoci profondamente su questo. È, forse, la scommessa più rischiosa per il nostro futuro.

di Michael Czerny