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Bailamme

Lo scandaglio di Gutierrez

 Lo scandaglio di Gutierrez  QUO-009
12 gennaio 2024

«In somma tutti questi segni raccolti insieme, per molto che io voglia essere diffidente, mi tengono pure in aspettativa grande e buona». Da settimane Cristoforo Colombo naviga sulla nuova rotta per le Indie, i marinai sono stanchi, l’esploratore confessa al suo compagno di traversata Pietro Gutierrez di essere «entrato un poco in forse: tanto più che nel viaggio parecchi segni che mi avevano dato speranza grande, mi sono riusciti vani». Due secoli fa, fra gennaio e novembre del 1824, Giacomo Leopardi dava corpo al «frutto della mia vita finora passata (…) più caro de’ miei occhi», le Operette morali, i «dialoghi satirici alla maniera di Luciano» coi quali compie il suo viaggio in prosa nel mare dell’esistenza degli uomini indagandone il vero e le illusioni, l’aspirazione alla felicità e l’indifferenza e l’ostilità della natura al suo realizzarsi, i sistemi dottrinali e ideologici perfezionati nel corso della storia con il suo apparente progressivo incedere. Uno di essi è appunto il Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez, con la “confessione” in mare aperto dell’ammiraglio genovese che, in una «bella notte», «tepida e dolce», dopo aver rivelato al suo vice i suoi dubbi sull’intrapresa, gli dà conto degli “indizi buoni” che lo fanno speranzoso di «trovar paese in questa parte del mondo». Piccoli segni — lo scandaglio che tocca fondo, la forma e il colore delle nuvole intorno al sole, il vento meno intenso e continuo del solito — che «per molto che io voglia essere diffidente, mi tengono pure in aspettativa grande e buona». Non era forse un indizio intravisto quello che mosse al viaggio, riempiendoli di un’«aspettativa grande e buona», i Magi, di cui abbiamo fatto memoria qualche giorno fa?

«Sic Magi ab ortu solis / per sideris indicium: così l’inno Mysterium Ecclesiae dei vesperi della Madonna che, bambino, cantavo alla domenica nel seminario di San Pietro Martire. Per un indizio, “per l’indizio di una stella”». Così, qualche anno fa, il sacerdote don Giacomo Tantardini in un’omelia nel giorno della festa dell’Epifania.

E anche Giovanni, «quando corre al sepolcro la mattina di Pasqua, crede vedendo soltanto la sindone ripiegata in un modo tale che faceva intravedere che il Signore era risorto: è stato questo piccolo indizio». I Magi e Giovanni hanno domandato: «Quando non si vede più la grazia che precede si può solo domandare… Si segue la grazia, e quando la stella della grazia non è evidente si può solo domandare». Così l’intuizione di Leopardi si fa preghiera. 

 

di Paolo Mattei