Quando la “periferia”
«Papa Francesco dice spesso che è necessario andare in periferia e in questa circostanza è stata la periferia della Francia a venire da lui. Per dirgli che le nostre parrocchie sono vive, accoglienti e noi giovani abbiamo voglia di evangelizzare. Noi siamo felici di essere una bella espressione della Chiesa». Sabine, giovane originaria di Sarcelles, racconta così l’incontro avuto con il Pontefice lo scorso 4 gennaio.
Il vescovo di Roma ha accolto con gioia una dozzina di giovani delle parrocchie dei quartieri popolari di Bondy, Trappes, La Courneuve e, appunto, Sarcelles, in rappresentanza dei giovani cattolici delle città e dei sobborghi periferici della Francia legati alla Fraternité Missionnaire des Cités. Toccato dalla loro ardente fede quando sono arrivati cantando e ballando, Francesco ha elogiato la loro allegria contagiosa e li ha esortati «a vivere generosamente la fraternità», che è «il lievito di pace di cui hanno bisogno le periferie».
Accompagnati dai loro sacerdoti e dai volontari laici della Fraternité, i giovani sono entrati cantando e danzando nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano, in cui il Pontefice li stava aspettando. Li ha accolti con un grande sorriso, probabilmente sorpreso da questo loro modo festoso di presentarsi in un luogo solenne e le sue prime parole sono state per dire che lui non avrebbe letto il discorso preparato (che comunque è stato consegnato perché tutti potessero averlo), preferendo invece improvvisare un saluto per spiegare che la parola è creativa, che essa è doppiamente creativa attraverso il canto, e che è triplamente creativa attraverso il canto e la danza. «Ci ha capiti subito — commenta Angela —; ci siamo sentiti immediatamente a nostro agio grazie al sorriso e alla spontaneità del Santo Padre». Il quale, da parte sua, nell’invitare alla missione, ha precisato: «non dovete andare molto lontano, nel vostro servizio al cuore delle città, per scoprirvi le periferie esistenziali delle nostre società, che il più delle volte sono a portata di mano, nel vostro quartiere, all’angolo della strada, sullo stesso pianerottolo».
Accompagnata dal parroco don Hugues Mathieu, anche Emma, ventenne studentessa di comunicazioni, viene da Sarcelle, municipio dell’Île-de-France, la regione amministrativa che ha come capoluogo Parigi. «È stato breve, ma incredibile, il Papa ci ha ascoltato con il cuore, era felice di vedere la gente cantare. Sappiamo che è toccato dalla nostra vita nelle banlieue», dice, parlando del suo impegno: «Io sono animatrice per gli studenti delle scuole medie e superiori, e faccio parte della cappellania per i ragazzi dai 18 ai 30 anni. Organizziamo lodi, adorazioni e messe».
Questo impegno è profondo e si manifesta durante tutto l’anno. Recentemente, le parrocchie di periferia hanno organizzato una notte di adorazione e di lode nella chiesa di Saint-Roch, nel cuore di Parigi: “la città celeste”. Sono arrivate quasi 500 persone e ciò ha fatto seguito ad altri “tempi forti”: «Durante l’Ascensione abbiamo riunito mille giovani per una giornata di festa con la messa, il pranzo e il torneo di calcio. Ma ciò non è esente da difficoltà e tensioni: è molto difficile per noi professarci cattolici perché non vediamo altri cattolici farlo, quindi noi stessi non ci dichiariamo», prosegue nel suo racconto Emma. Ma Flavie, proveniente da Bondy, è piena di speranza: «Questo incontro con il Papa ci ha dato davvero il coraggio di fare tante cose». Come il singolare invito rivoltogli, che lo ha fatto sorridere: «Non ti proponiamo di venire a Parigi o Versailles ma a Bondy, La Courneuve, Trappes o Alzavole per riflettere e pregare insieme».
I sacerdoti di riferimento, guidati dai parroci Patrice Gaudin, di Bondy, ed Etienne Guillet, di Trappes, hanno origini e vocazioni diverse: Emmanuel, Figli della Carità, Comunità Saint-Martin o diocesani; ma tutti condividono la stessa gioia di evangelizzare nei quartieri popolari, certo problematici, eppure ricchi di questi giovani attivi, che non hanno paura di manifestare e vivere in pienezza la fede. Sostenuti dai volontari laici della Fraternité Missionaire de Cités, insieme hanno stabilito un contatto con monsignor Laurent Breguet, rettore di San Luigi dei Francesi, che li ha accolti a Roma facendoli partecipare anche a un incontro presso il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Ne è seguito uno scambio molto ricco, che può essere riassunto in una frase del Papa radicatasi nel cuore di tutti i partecipanti al pellegrinaggio: «So quanto la violenza, l’indifferenza e l’odio possano talvolta segnare i quartieri: oggi avete la missione coraggiosa e necessaria di portare la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio a persone che spesso sono private di dignità e di amore».
Appena tornati in Francia, i giovani erano attesi dai loro amici e da tutti i parrocchiani, ma anche dagli abitanti dei loro stessi quartieri; e perfino gli amministratori locali hanno dimostrato ammirazione per l’opera di pacificazione che essi svolgono. Del resto Papa Francesco li ha paragonati ai pastori del presepe: «Vediamo un luogo semplice e povero, una periferia, una banlieue di quel tempo. I pastori che si recano alla culla sono degli emarginati con una cattiva reputazione. Eppure è a loro per primi che viene annunciato il Vangelo della salvezza. Sono poveri ma hanno il cuore disponibile. Questa è anche la vostra esperienza».
di Jean-Etienne Rime
Coordinatore della Fraternité missionnaire des Cités