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Nel 2023 registrato il record di temperature e di riduzione del ghiaccio marino antartico

L’anno più caldo

TOPSHOT - Picture of a glacier in the Beagle Channel, a strait in the Tierra del Fuego Archipelago, ...
10 gennaio 2024

Qualcuno la chiama “la fine del mondo”: è la regione cilena di Magallanes, dove si incontrano gli oceani Altantico e Pacifico e dove i ghiacciai, ritratti in questa foto, si immergono nel Canale di Beagle. La dicitura “fine del mondo” ha motivazioni geografiche, ma ora potrebbe assumere un significato diverso: lo scioglimento dei ghiacciai di questa regione per effetto del riscaldamento globale potrebbe divenire il simbolo di una catastrofe molto più grave per l’intero pianeta.

Gli ultimi dati raccolti da Copernicus — il servizio di monitoraggio sul cambiamento climatico curato dall’Agenzia spaziale europea e dalla Commissione Ue — sono allarmanti: il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media globale di circa 15°C, ovvero 0,17°C in più rispetto al valore del 2016, considerato fino a ieri il più elevato. Lo scorso anno è stato il più caldo rispetto alla media sia del 1991-2020, sia del 1850-1900, in epoca pre-industriale. Record di temperature anche per l’estate boreale, tra giugno e agosto, e per il mese di dicembre, in cui la colonnina di mercurio ha superato i 13°C.

Preoccupanti, poi, le temperature medie globali della superificie del mare, insolitamente alte, nonché i minimi storici, raggiunti a febbraio, dal ghiaccio marino antartico in termini di estensione. In aumento invece (e non è una buona notizia) le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica, con livelli record pari a 419 parti per milione.

Il caldo eccezionale è stato infine all’origine di siccità e incendi i quali, a loro volta, hanno innalzato del 30 per cento, rispetto al 2022, le emissioni globali di carbonio stimate per i roghi boschivi.