· Città del Vaticano ·

Alla sorgente della fede

Dove Giovanni
battezzò Gesù

 Dove Giovanni battezzò Gesù  QUO-007
10 gennaio 2024

Al-Maghtas, che in arabo significa “immersione” o “battesimo” indica il luogo sacro sulle sponde del fiume Giordano, vicino al mar Morto e a Gerico. Il sito, minato dopo la Guerra dei sei giorni, è ora fruibile dai pellegrini


«Appena i portatori dell’arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca si immersero al limite delle acque — il Giordano durante tutti i giorni della mietitura è gonfio fin sopra tutte le sponde — si fermarono le acque che fluivano dall’alto e stettero come un solo argine a grande distanza […] mentre quelle che scorrevano verso il mare dell’Araba, il mar Morto, se ne staccarono completamente e il popolo passò davanti a Gerico […] mentre tutto Israele passava all’asciutto finché tutta la gente non ebbe finito di attraversare il Giordano» (Giosuè, 3, 14-17). Circa dodici secoli più tardi un altro evento segnerà la sacralità di quel posto: «Gesù andò dalla Galilea al Giordano da Giovanni per farsi battezzare […]; appena battezzato Gesù usci dall’acqua: ed ecco si aprirono i cieli ed Egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba, e venire su di Lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”» (Matteo, 3, 13-17).

Il luogo che lega i due episodi cruciali nella storia della Salvezza si chiama Al-Maghtas, che in arabo significa appunto “immersione” o “battesimo”. La zona si trova a circa 9 chilometri a nord del mar Morto e a 10 chilometri a sud-est di Gerico. Il sito, che fin dalla più antica tradizione è riconosciuto come il luogo del battesimo di Gesù, è costituito da due aree, quella della collina di Elia e quella della chiesa di San Giovanni Battista, vicino al fiume Giordano.

Al-Maghtas identifica anche il sito corrispondente sulla riva opposta che si trova in territorio giordano, almeno teoricamente più aderente al racconto del Vangelo che parla di Betania “oltre il Giordano”. La sponda occidentale, dove ogni anno il custode di Terra Santa celebra la domenica del Battesimo di Gesù, insiste invece sul territorio israeliano o, per meglio dire, sul territorio occupato da Israele dopo la guerra del 1967. Anche se distanti solo una decina di metri l’uno dall’altro, separati dal Giordano, che oggi si presenta abbastanza ristretto e limaccioso, i luoghi sono dunque due. Nella parte giordana la celebrazione è svolta dal patriarca di Gerusalemme dei Latini, la cui giurisdizione canonica comprende appunto anche la Giordania.

Nei tempi più antichi le tre teofanie rivelatrici della natura divina di Gesù (Epifania, Battesimo e nozze di Cana) erano liturgicamente collegate tra loro; oggi una consequenzialità resiste solo nelle letture dell’anno C del messale romano. Gli ortodossi che seguono il calendario giuliano, come è noto, celebrano il Natale il 7 gennaio e festeggiano il Battesimo di Gesù il 19 gennaio. Molti sono anche i pellegrini ebrei che si recano a visitare il sito, in omaggio all’ingresso di Giosuè e del popolo eletto nella Terra promessa.

Su ambedue le sponde negli ultimi decenni sono stati realizzati importanti lavori di scavo che hanno portato alla luce resti di chiese, monasteri e piscine battesimali, realizzati in epoca romana e in epoca bizantina. Grazie a queste scoperte il sito ha guadagnato la qualifica di patrimonio culturale per l’umanità dell’Unesco. Durante la Guerra dei sei giorni, nel giugno 1967, l’area è stata teatro di scontro fra gli eserciti israeliano e giordano; alla fine del conflitto gli israeliani hanno minato tutta la sponda occidentale a scopo difensivo. Solo con la pace firmata dai due paesi nel 1994 (dopo gli accordi di Oslo dell’anno precedente) Al-Maghtas ha cominciato a rivestire di nuovo un interesse tanto per gli archeologi che per i religiosi. Un imponente lavoro di bonifica e sminamento ha riguardato l’intera area (sembra che siano state rinvenute e rimosse più di tremila mine).

Nel 2020, in piena pandemia, i frati poterono di nuovo accedere alla Chiesa, e destò grande impressione aver ritrovato la sagrestia intatta con i paramenti e i vasi sacri usati nell’ultima messa del giugno ’67. Anche il registro delle messe riportava puntualmente l’ultimo rito celebrato prima dell’evacuazione forzata.

Il 7 gennaio scorso il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, malgrado le tante difficoltà connesse alla guerra a Gaza, ha guidato la celebrazione del Battesimo di Gesù. Patton ha inaugurato un nuovo sentiero che, finalmente sminato, consente di collegare direttamente il monastero con la sponda del fiume. Il prossimo impegno dei francescani è quello di inviare alcuni frati a vivere permanentemente nel convento a pochi metri dalle rive del Giordano, in fase di ristrutturazione e ampliamento, curando un santuario che già oggi è tra i più frequentati dai pellegrini che arrivano da tutto il mondo.

da Al-Maghtas
Roberto Cetera