· Città del Vaticano ·

Il cardinale Semeraro per la conclusione del giubileo dedicato a santa Teresa di Lisieux

Guardando al Cielo
per trovare la speranza

 Guardando al Cielo per trovare la speranza  QUO-006
09 gennaio 2024

«Il contributo più evidente ed originale di Teresa riguarda la speranza, con nuovi orizzonti e nuove prospettive. È anche il suo messaggio più attuale in un momento di grandi sofferenze per la Chiesa e tutta l’umanità». Si è conclusa con questa citazione del teologo francese François-Marie Léthel l’omelia pronunciata dal cardinale Marcello Semeraro durante la celebrazione eucaristica presieduta domenica scorsa, 7 gennaio, a Lisieux, per la conclusione dell’anno giubilare indetto in occasione del 150° anniversario della nascita e del 100° anniversario della beatificazione della santa francese.

A colei che san Pio x definì «la più grande santa dei tempi moderni», Papa Francesco ha dedicato l’esortazione apostolica C’est la confiance, pubblicata il 15 ottobre scorso e preannunciata nell’udienza generale del 7 giugno precedente. È Teresa, ha sottolineato il prefetto del Dicastero delle cause dei santi, a invitare tutti a non perdere mai la speranza, raccontando quella che fu la «svolta radicale nella sua vita; quando, cioè, non soltanto comprese che il suo nome era scritto nei cieli, ma che pure “in Cielo ci sarà più gioia per un solo peccatore che fa penitenza che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza”».

Nel Natale del 1886, ha ricordato il cardinale, «Teresa ottenne la grazia di uscire dall’infanzia e diventare “pescatore d’anime”». Da qui l’auspicio che ciò possa avvenire anche «per ciascuno di noi, nella festa natalizia dell’incontro dei Magi con il Signore Gesù». Nonostante i tre personaggi evangelici «non appaiano mai negli scritti di Teresa — ha osservato in proposito Semeraro — nella sua storia c’è, però, qualcosa che somiglia alla loro». La santa, infatti, aveva manifestato fin da piccola un’attrazione particolare per le stelle in cielo. Ed è proprio nell’affermazione di Gesù: «I vostri nomi sono scritti nei cieli» che la piccola Teresa applica a sé «la radice della gioia e della fiducia cristiana. Dio, infatti, ci ha tanto amati da scrivere il nome di ciascuno di noi nel libro della vita», ha rimarcato il cardinale prefetto. Tanto che le si potrebbero apporre le parole con le quali san Gregorio Magno commenta il racconto della stella, che prima guida i Magi e poi indica loro il luogo dell’incontro con Gesù: «Non è dunque — dice — il bambino che corre alla stella, ma è questa che va verso di Lui». Questo perché, ha puntualizzato Semeraro, per il santo Pontefice «non l’uomo è stato creato per le stelle, ma le stelle furono create per l’uomo».

Teresa, ha fatto notare il porporato, serbava in sé quella «doppia sete che divora» e che ha caratterizzato tutta la sua vita di monaca carmelitana: «il desiderio di amore che è nel cuore di Gesù e di salvare le anime». Ma quest’ultimo scopo non può essere raggiunto, riteneva la santa, se l’uomo non contribuisce con gli atti e il pensiero all’opera salvatrice del Cristo. E la conferma è data, ha precisato il cardinale, dalle parole contenute nel suo Quaderno giallo, citate nell’esortazione apostolica di Papa Francesco: «Non posso essere felice di godere, non posso riposami finché ci saranno anime da salvare».

Teresa di Gesù Bambino, ha ancora rammentato Semeraro, «voleva essere “una rosa sfogliata”. Di più, Teresa desidera “gettar fiori”». È questo, ha sottolineato Semeraro, uno dei simbolismi cari alla santa: «Da bambina amava farlo durante le processioni. Ella pensa addirittura a una vera e propria pioggia di fiori, che all’inizio si muove in salita, verso il cielo ed è poi da qui gettata sulla terra: sul purgatorio di cui deve spegnere le fiamme, dice, e quindi su tutta la Chiesa per sostenerla». A giudizio del cardinale prefetto, siamo sostanzialmente davanti alla maturazione della sua vita spirituale, descritta così in C’est la confiance: «La trasformazione che avvenne in lei le permise di passare da un fervido desiderio del Cielo a un costante e ardente desiderio del bene di tutti, culminante nel sogno di continuare in Cielo la sua missione di amare Gesù e di farlo amare”».

Il cardinale Semeraro ha infine ricordato che «fra un anno sarà aperto un altro Giubileo, questa volta per tutta la Chiesa», il cui motto sarà “Pellegrini di speranza”. In tale contesto, allora, «potremo senz’altro tornare a meditare sulla nostra Teresa, la quale fu donna di speranza».