· Città del Vaticano ·

Nel discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede il Papa denuncia i crimini provocati dalle violazioni del diritto internazionale umanitario

Ogni guerra
è un’immane e inutile strage

top2.jpg
08 gennaio 2024

Le vittime civili non sono “danni collaterali” ma uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita


È sulla pace, «parola tanto fragile e nel contempo impegnativa e densa di significato», che Papa Francesco invita alla riflessione il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nell’odierna udienza per il tradizionale scambio di auguri all’inizio del nuovo anno, «in un momento storico in cui è sempre più minacciata, indebolita e in parte perduta». Del resto, chiarisce subito il Pontefice, «è compito della Santa Sede, in seno alla comunità internazionale, essere voce profetica e richiamo della coscienza». Perché, spiega, ogni guerra è un’immane e inutile strage e le vittime civili non sono “danni collaterali” ma uomini e donne con nomi e cognomi.

«Non posso non ribadire la mia preoccupazione per quanto sta avvenendo in Palestina e Israele» dice disegnando idealmente una mappa dei conflitti e delle divisioni in atto: da Siria e Libano, al Myanmar, con «l’emergenza umanitaria che ancora colpisce i Rohingya»; dalla «guerra su larga scala della Federazione Russa contro l’Ucraina», la quale «va incancrenendosi sempre di più», alla situazione tesa «nel Caucaso Meridionale tra l’Armenia e l’Azerbaigian». Senza dimenticare l’Africa, con «la sofferenza di milioni di persone per le molteplici crisi umanitarie in cui versano vari Paesi sub-sahariani, a causa del terrorismo internazionale, dei complessi problemi socio-politici, e degli effetti devastanti provocati dal cambiamento climatico, ai quali si sommano colpi di stato militari occorsi in alcuni Paesi e certi processi elettorali caratterizzati da corruzione, intimidazioni»; ma anche l’Etiopia, con la questione del Tigray, e l’intera regione del Corno d’Africa; e inoltre Sudan, Camerun, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. Infine, «sebbene non vi siano guerre aperte», anche «nelle Americhe, fra alcuni Paesi, per esempio tra il Venezuela e la Guyana, vi sono forti tensioni, mentre in altri, come in Perú», si osservano «fenomeni di polarizzazione», e in Nicaragua si assiste a una crisi «che si protrae nel tempo con dolorose conseguenze per tutta la società, in particolare per la Chiesa cattolica».

Povertà e crisi climatica gli altri argomenti trattati da Francesco, anche in riferimento alle cause del fenomeno migratorio. Infine la denuncia dei crimini provocati dalle violazioni del diritto internazionale umanitario e un cenno anche alla difesa della vita, alla libertà religiosa e al rispetto delle minoranze, per terminare con l’auspicio di un uso etico delle nuove tecnologie e lo sguardo rivolto al Giubileo che inizierà a Natale prossimo.

Il discorso del Papa

Il saluto del decano