Gennaio, la porta
Gennaio, capo d’anno, dobbiamo riconoscerlo, è stato un po’ “derubato” da questo ruolo di primo mese, dall’ingannevole settembre. Gli anni “sociali”, quelli “scolastici” in particolare, (ri)cominciano a settembre e così si è svuotato il senso dell’inizio, di “cominciamento”, proprio di gennaio. Un mese questo, come gli altri undici, ambiguo, anzi gennaio è ambivalente più di tutti gli altri: il suo nome fa riferimento al dio Giano, per eccellenza il dio “bifronte”.
Come sarà questo anno che si sta spalancando davanti ai nostri occhi? Sarà un insieme di più cose, tutte di segno diverso, contraddittorio, avventuroso e drammatico. C’è già tutto questo nei primi giorni di questo mese che in molti Paesi del mondo corrisponde al periodo più freddo e buio di tutto l’anno. In questa tenebra gelata però già cova una luce, un fuoco pronto a esplodere così sarà fra tre mesi a primavera (altro “inizio” dell’anno... quanti inizi!).
Anche i racconti del Vangelo ci presentano questa stridente complessità di elementi: una luce in una grotta, un bambino che nasce al freddo e nel buio, la gloria degli angeli e poi, poco dopo, la strage degli innocenti.
Ripartiamo dunque da gennaio, a piccoli passi e umilmente accontentandoci di definirlo innanzitutto la porta (ianua in latino) dell’anno, «la porta delle stagioni» le definisce il poeta Valerio Magrelli, «cruna dell’anno, cappio e strettoia». In effetti una porta è sempre piccola, stretta; inserita all’interno di un muro è il punto di passaggio, il filtro, la via d’uscita per l’aria, per la vita. La porta, piccola crepa rispetto al muro, è segno vita. Il messaggio degli ultimi pontefici, dal celebre grido di Giovanni Paolo ii «aprite le porte a Cristo!» fino alla «Chiesa in uscita» di Francesco, parla di porte, di aperture e quindi di vita e di speranza.
Davanti alle Porte Scee dell’inespugnabile Troia e agli occhi del suo vecchio re, l’invincibile Achille sconfigge e fa strazio del cadavere del suo nemico, Ettore. Cronaca di una morte annunciata sin dall’inizio del poema dedicato all’ira di Achille. Ma poi succede qualcosa di nuovo, inedito: quel vecchio re va dall’uccisore del figlio e chiede il suo corpo. Cerca una “porta” in quel muro e la trova toccando il cuore del tragico eroe acheo. Dall’ira di Achille ai funerali di Ettore: il poema dei greci si chiude onorando gli altri, i nemici. Una “rivoluzione”. Ecco che le porte si aprono e c’è un vero, nuovo, inizio. Gennaio allora può essere questa porta che segna la possibilità di un vero, nuovo, inizio che resta la dimensione di maggiore pienezza per l’esperienza umana, come sottolineano questi versi di Cesare Pavese: «L’unica gioia al mondo / è cominciare. / È bello vivere / perché vivere / è cominciare, / sempre ad ogni istante».
di Andrea Monda