
Se qualcosa ci “piove dal cielo” significa che ci giunge inattesa, imprevista, forse provvidenziale: sconvolge le previsioni e le supera. Siamo abituati a camminare sulla terra, infatti, e di solito le cose che ci arrivano appaiono all’orizzonte, le intravediamo. Ogni incontro col destino avviene su strade, curve e incroci. Le sorprese possono essere dietro l’angolo, certo, ma lo sappiamo. È sullo sfondo dell’orizzonte che inquadriamo la nostra meta. Ma se il cielo si apre, e ci “piove qualcosa (o qualcuno) dal cielo”, allora le previsioni si rivelano inattendibili. Il verticale è vertigine. Ci può piovere addosso sempre, da un momento all’altro. Che siano buone o cattive acque, conosciamo bene quelle nelle quali navighiamo sotto il cielo. Ma non sappiamo che cosa ci sia sopra. La pioggia è sempre un’esperienza metafisica dell’imprevisto, di una trascendenza dalla quale ripararsi. Ci portiamo l’ombrello, dunque. Ma in realtà forse siamo tutti in attesa che ci piova qualcosa dal cielo.
di Antonio Spadaro