· Città del Vaticano ·

Il Pontefice intervistato dal mensile edito dai frati del Sacro Convento di Assisi

I francescani aiutino
a costruire ponti di pace

 I francescani aiutino a costruire ponti di pace  QUO-003
04 gennaio 2024

«Dalla fine della seconda Guerra mondiale ad oggi il mondo non ha cessato di fare guerre in ogni parte: vediamo bene la Palestina e l’Ucraina perché ci sono vicine. C’è tanta crudeltà, molta gente in carcere per motivi politici, per questo chiedo ponti di pace. Questa è la grazia che dobbiamo chiedere a san Francesco e voi francescani dovete aiutare nella costruzione di questi ponti». Così si è espresso il Pontefice rivolgendosi ai frati del Sacro Convento nel corso dell’intervista rilasciata alla rivista mensile «San Francesco Patrono d’Italia», della quale è in uscita in questi giorni il numero di gennaio.

L’occasione è stata lo scorso 29 dicembre, quando Papa Francesco ha ricevuto in udienza Carlos Trovarelli, ministro generale dei Frati minori conventuali, insieme al custode e al direttore dell’Ufficio comunicazione del Sacro Convento, rispettivamente Marco Moroni e Giulio Cesareo. Quest’ultimo, nell’introduzione all’intervista, spiega che il dialogo con il Pontefice è nato dalla sollecitazione interiore provocata da «alcune domande legate alla nostra vita di figli e fratelli di san Francesco, ma anche domande e provocazioni che tante persone di tante culture che abbiamo la fortuna di incontrare ci pongono».

In effetti, sottolinea il religioso, «stiamo vivendo — come spesso sostiene il Papa — un grande cambiamento d’epoca. Proprio per questo, di fronte a un continuo dire e ripetere — sia come società che come comunicatori — che viviamo tempi difficili, che stiamo in un momento brutto della storia dell’umanità, sentivamo il bisogno di chiedere come trovare, nonostante tutto, delle grazie e delle opportunità nascoste dentro ai conflitti e al dolore».

In una delle sue risposte Francesco tratteggia la figura del santo di Assisi, sottolineando che si tratta di «un santo speciale, un santo che ha imitato Cristo in maniera particolare. Tutti i santi, tutti i cristiani vogliono imitare il Signore, ma lui è passato alla storia come colui che ha voluto imitare Gesù Cristo fino alla fine, con umiltà e bontà», mettendo d’accordo tutti.

Per questo, ha precisato il Pontefice, «sono stato contento che quest’anno il presepe sia venuto da Greccio, perché è stata una sua intuizione e per questo Francesco è un santo universale».

Per tale motivo, ha ancora osservato il Papa, i francescani sono chiamati a dare sempre testimonianza di perdono e di bontà, accoglienti nel sacramento della riconciliazione, perché «Francesco aveva un cuore grande e, anche lui, non si stancava di dare il perdono». Solo così allora è possibile diventare «costruttori di ponti di pace in un mondo ancora colpito da tante guerre e ferito dalla violenza, anche domestica e sociale», ha puntualizzato il Pontefice.

«Quello che mi aspetto dai francescani è che siano apostoli della riconciliazione e del perdono» ha ribadito il Papa, spiegando che questo «è il contrario di quanto dice un proverbio genovese: «Frae Pigghia o sta in convento, frae Dà o no ghe sta drento [Frate Piglia è nel convento, frate Dà non è più dentro».