«Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti! Sono contento di accogliere voi, giornalisti tedeschi, che siete riuniti nella Gesellschaft katholischer Publizisten Deutschlands. Benvenuti qui tutti! Voi avete tra le mani il discorso che devo dire, lo avete nella vostra lingua. Io consegnerò l’originale italiano. E vi ringrazio, ringrazio per il vostro lavoro che non è facile, il lavoro di giornalista, è una cosa bella il comunicare. Auguro per tutti voi il meglio. Mi piacerebbe salutarvi adesso, e vi chiedo di pregare per me. Betet für mich, bitte! Diese Arbeit ist nicht einfach, nicht. Betet für mich. Aber betet “für”, nicht gegen. Vielen Dank für alles. Gott segne euch. [Pregate per me, per favore! Questo lavoro non è facile, no. Pregate per me. Ma pregate “a favore”, non contro. Grazie di tutto. Dio vi benedica]». Lo ha detto il Papa salutando a braccio una delegazione della Società dei pubblicisti cattolici della Germania, ricevuta in udienza nella Sala del Concistoro stamane, giovedì 4 gennaio. Di seguito diamo il testo scritto da Francesco.
Cari fratelli e sorelle,
buongiorno e benvenuti!
Grazie di essere venuti a Roma per celebrare il 75° anniversario della vostra associazione. La Gesellschaft katholischer Publizisten Deutschlands riunisce professionisti cattolici dei media, provenienti da vari settori, ecclesiali e civili. La comunicazione aiuta ad essere, come dice l’Apostolo Paolo, «membra gli uni degli altri» (Ef 4, 25), chiamati a vivere in comunione all’interno di una rete di relazioni in continua espansione. Ciò è essenziale nella Chiesa, dove il legame con l’universalità si sviluppa e si armonizza in modo particolare attraverso il ministero del successore di Pietro.
La vostra Associazione si propone l’impegno per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e anche per la difesa della pace, della libertà e della dignità umana. Sono obiettivi quanto mai attuali! Quanti conflitti oggi, anziché essere estinti dal dialogo, sono alimentati da notizie false o da dichiarazioni incendiarie che passano attraverso i media! Perciò è ancora più importante che voi, forti delle vostre radici cristiane e della fede quotidianamente vissuta, “smilitarizzati” nel cuore dal Vangelo, sosteniate il disarmo del linguaggio. Questo è fondamentale: favorire toni di pace e di comprensione, costruire ponti, essere disponibili all’ascolto, esercitare una comunicazione rispettosa verso l’altro e le sue ragioni. C’è un bisogno urgente di questo nella società, ma anche la Chiesa necessita di una comunicazione «gentile e al contempo profetica» (Messaggio per la lvii Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 24 gennaio 2023).
La Chiesa in Germania ha intrapreso un cammino sinodale, sul quale ho scritto una lettera nel 2019, che auspico sia più conosciuta, meditata e attuata, in quanto esprime due aspetti che ritengo fondamentali per non smarrirsi. Anzitutto la cura della dimensione spirituale, ovvero il concreto e costante adeguamento al Vangelo e non ai modelli del mondo, riscoprendo la conversione personale e comunitaria attraverso i Sacramenti e la preghiera, la docilità allo Spirito Santo e non allo spirito del tempo. E poi la dimensione universale, cattolica, per non concepire la vita di fede come qualcosa di relativo solo al proprio ambito culturale e nazionale. Fa bene, da questo punto di vista, la partecipazione al processo sinodale universale. I comunicatori cattolici hanno un ruolo prezioso da svolgere in tali situazioni: fornendo informazioni corrette, possono contribuire a chiarire malintesi e soprattutto ad evitare che essi sorgano, aiutando la comprensione reciproca e non le contrapposizioni.
In ogni caso, è importante non avere un atteggiamento introverso, ma “uscire” per portare il messaggio cristiano in ogni ambito della vita, utilizzando i mezzi e le possibilità oggi a disposizione. Una Chiesa che si occupa principalmente di sé stessa si ammala di autoreferenzialità. La Chiesa, invece, è missione, e i comunicatori cattolici non possono non coinvolgersi e rimanere, per così dire, “neutrali” rispetto al messaggio che trasmettono. Mi piace ricordare, in proposito, che «la neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco sé stesso può rappresentare un punto di riferimento» (Messaggio per la xlviii Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 24 gennaio 2014).
Carissimi, voi provenite da un Paese prospero e sviluppato, ma anche lì si trovano, a volte nascosti, non pochi disagi. Penso al fenomeno della povertà infantile, a famiglie che non sanno come pagare le bollette e alla situazione di tanti migranti e rifugiati, che la Germania ha accolto in gran numero. Lì il Dio dell’amore aspetta la buona notizia della nostra carità: attende cristiani che escano e vadano verso le persone che stanno ai margini. E per questo c’è bisogno anche di comunicatori che diano risalto alle storie e ai volti di coloro a cui pochi o nessuno prestano attenzione. Quando comunicate, dunque, pensate sempre ai volti delle persone, specialmente dei poveri e dei semplici, e partite da loro, dalla loro realtà, dai loro drammi e dalle loro speranze, anche se farlo vuol dire andare controcorrente, e consumare le suole delle scarpe!
Sorelle e fratelli, vi ringrazio per la vostra presenza e per il vostro lavoro. Vi benedico di cuore. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.