· Città del Vaticano ·

Giugno

 Giugno  ODS-017
31 dicembre 2023

Una grande indimenticabile lezione sull’accoglienza me la impartirono, molti anni fa, alcuni ragazzi afghani che, appena giunti nella capitale, si erano accampati di fronte alla stazione ferroviaria dell’Ostiense. Abitavano in strada mangiando quello che capitava. Mohamed Azad, uno dei miei scolari di Ghazni, ospite della Città dei Ragazzi, dove insegnavo lettere, li conosceva, allora chiesi a lui di presentarmeli. Andammo insieme sotto le impalcature improvvisate, in piazzale dei Partigiani, dove i rifugiati stavano rintanati, dopo mesi di incredibili traversie.

Dal loro paese in guerra avevano raggiunto l’Italia superando Pakistan, Iran, Turchia, fino ai traghetti greci. A Patrasso un drappello fra i più avventurosi s’era infilato fra le sospensioni dei Tir in partenza per Trieste. «Viagi con piedi» mi dissero, in un italiano ancora raffazzonato, ma bellissimo, quando gli chiesi come avevano fatto ad arrivare sino a Roma.

Erano quasi tutti giovani con gli occhi piccoli e neri, gli zigomi alti caratteristici degli hazara. Li vedevo guidati e sostenuti da una prodigiosa vitalità. Dormivano per terra, non possedevano niente. Eppure negli sguardi accesi lasciavano filtrare un’antica fierezza.

Restai a parlare con diversi profughi per una mezz’ora, grazie all’aiuto del mio prezioso interprete che commentava esperienze da lui stesso provate poco tempo prima. Ebbi l’impressione di trovarmi fra amici: spesso mi capita di fronte alle persone in difficoltà. Alla fine ci salutammo con grande calore e confidenza, quasi ci conoscessimo da sempre, anche se ci eravamo appena incontrati.

Mentre mi stavo dirigendo verso la metropolitana per tornare a casa, uno di questi migranti ci rincorse gridando come se noi avessimo dimenticato qualcosa. Chiesi a Mohamed cosa stesse dicendo e lui mi rivelò che quell’uomo era dispiaciuto perché non aveva potuto offrirci il tè. Si scusava per non averci accolto come avrebbe voluto.

Intenzione di preghiera

Per quanti fuggono dal proprio Paese

Preghiamo perché i migranti in fuga dalle guerre o dalla fame, costretti a viaggi pieni di pericoli e violenze, trovino accoglienza e nuove opportunità di vita nei Paesi che li ospitano.

Papa Francesco: un pensiero al mese

Accogliere significa aprire la porta, la porta della casa e la porta del cuore, e permettere a chi bussa di entrare. E che possa sentirsi a suo agio, libero. Dove c’è un vero senso di fraternità, lì si vive anche l’esperienza sincera dell’accoglienza. L’accoglienza genera il senso di comunità; il rifiuto al contrario chiude nel proprio egoismo.

(Incontro per la Giornata mondiale dei poveri ad Assisi, 12 novembre 2021)

Eraldo Affinati