· Città del Vaticano ·

Febbraio

 Febbraio  ODS-017
31 dicembre 2023

«Il Vangelo è una dottrina “squilibrata”». Lo ha detto Papa Francesco un giorno in un suo discorso. Dunque, tutti noi siamo «chiamati a reggere lo squilibrio». Anzi: «non possiamo fare qualcosa di buono, di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio». È inutile girarci attorno, addolcire il messaggio: «dobbiamo prendere lo squilibrio tra le mani». E stava parlando delle Beatitudini. E come si fa a prendere lo squilibrio «tra le mani»?

A volte crediamo che la vita alla luce della fede diventi ordinata, dolce, pacata, non rischiosa. E invece la potenza evangelica è quella di una grazia non graziosa, capace di destabilizzare i nostri equilibri e le nostre sicurezze. Francesco scrive addirittura che Gesù per i suoi contemporanei sarebbe potuto rientrare nel paradigma del «disadattato», persona che non si conforma a ciò che è ovvio. Uno di cui si dice nei Vangeli: «È fuori di sé». Una persona difficile, di strada, che tocca il dolore e la morte e li trasforma in vita, rovescia i tavoli, espone il suo corpo e le sue ferite, non sente la pressione della folla, ma è sconvolto dal dito di una donna che lo tocca per essere guarita… La sua parola è fonte di sorpresa, capace di scuotere nel profondo: crea squilibrio, dunque. E spinge a camminare sul ciglio. Anzi: rende ciascuno di noi un funambolo. Lo squilibrio possibile ci mozza il respiro.

Il funambolo non si sente affatto «appeso» a un filo. Si sente invece «sostenuto» da un filo. E questa è una differenza enorme perché chi è «appeso» è l’uomo vittima del destino avverso, chi è «sostenuto» invece è l’uomo che si affida e crede nel futuro possibile. Questo abisso non lo spinge a lanciarsi nel vuoto. No: lo spinge invece a ballare, a giocare, a fare acrobazie,… Questo è allora il destino per noi che viviamo alla luce della parola di Gesù il precariato delle nostre vite traballanti: un’acrobazia che si slancia sulla fiducia di filo sottile, ma teso sopra l’abisso delle fatiche della vita.

Intenzione di preghiera

Per i malati terminali

Preghiamo perché i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano.

Papa Francesco: un pensiero al mese

Noi non possiamo fare qualcosa di buono, di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio. Dobbiamo prendere lo squilibrio tra le mani: questo è quello che il Signore ci dice, perché il Vangelo è una dottrina “squilibrata”. Prendete le Beatitudini: meritano il premio Nobel dello squilibrio! Il Vangelo è così.

(Discorso ai partecipanti al Convegno della diocesi di Roma, 9 maggio 2019)

Antonio Spadaro