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DONNE CHIESA MONDO

Le sculture di Luisa Roldan nella Spagna del Seicento

La maternità e le maternità

 La maternità e le maternità  DCM-001
05 gennaio 2024

Uno dei condizionamenti più importanti nella vita delle donne è l’esperienza della maternità. La maternità modifica radicalmente la vita e condiziona la prospettiva che si ha della realtà. Da una prospettiva sociale, la maternità stereotipizza la vita delle donne. Quando parliamo d’identità femminile l’immaginario sociale l’associa subito alla sua capacità riproduttiva. Da ciò derivano situazioni e relazioni che segnano definitivamente la vita di qualsiasi donna: famiglia, procreazione, cura, figli, casa. Ma ciò non significa che la maternità obblighi a rinunciare alla vita personale. Luisa Roldán (1654-1706) è una scultrice sivigliana che riuscì, a quei tempi, a emanciparsi dalla bottega di suo padre, Pedro Roldán, e a stabilirsi con la propria bottega prima a Siviglia, poi a Cadice e infine a Madrid, come scultrice da camera di Carlo ii nel 1692, confermata nel 1701 da Filippo v .

Luisa si distinse tra tutti i suoi fratelli e sorelle non solo per la sua abilità tecnica, ma anche per il suo ingegno e il suo carattere. Si sposò per amore, cosa non tanto comune all’epoca, e formò una famiglia mentre cresceva come scultrice, ottenendo riconoscimenti dalla corporazione degli artisti, dai mecenati e dai reali. La sua opera sprigiona un’energia formidabile, è espressiva, vitale e piena di colore. La Roldana, come la chiamavano i suoi contemporanei, ereditò da suo padre la tecnica dell’intaglio del legno, come pure le influenze iconografiche legate alla tradizione scultorea sivigliana, ma arricchì l’esecuzione, l’espressività e i dettagli. Così l’artista poté realizzare sia un energico San Michele (1692) a grandezza naturale per il Monastero di El Escorial a Madrid, sia opere più piccole per oratori privati, come la Madonna con Bambino conservata nel convento di san Giuseppe a Siviglia (1699). Nel corso degli anni, aggiunse altre tecniche come la terracotta e l’argilla policroma. Si adattò facilmente al formato della scultura, scolpendo figure libere, a rilievo e di varie dimensioni, in base alle richieste dei clienti.

Nella sua vasta produzione Luisa realizzò molti gruppi scultorei legati alla maternità di Maria. In essi si nota la sua esperienza di madre, nell’allattamento, nei gesti di cura dei bambini, come l’abbraccio, il gioco e l’accompagnamento. Era molto attenta anche ai dettagli dei lavori domestici, come il cucito, che svolgeva in compagnia della prole.

Una scultura con queste caratteristiche è il gruppo di Nostra Signora del Latte, conservata nel. Museo Nazionale di Scultura di Valladolid (1689-1706, terracotta policroma, 41,5 x 33 x 25,5 cm). Maria appare mentre allatta il bambino in una posa molto naturale e quotidiana, e al tempo stesso si occupa del bambino Giovanni Battista, che guarda con tenerezza in risposta alla sua chiamata. L’artista ha modellato l’opera con agilità, conferendo dinamismo e instabilità alle figure che, con il loro movimento soave, coinvolgono l’osservatore, in una visione gentile e tenera. Luisa dimostra grande maestria nell’uso della policromia su terracotta. L’abito della Vergine è composto da una tunica rosacea con un mantello azzurro chiaro e un velo bianco, che contrasta con le tuniche dei due bambini in un tono ocre chiaro, quella del Battista un po’ più intenso.

Nel gruppo, l’intimità tra madre e figlio si alterna all’attenzione rivolta ad altri personaggi, qui a Giovanni Battista bambino con l’agnello. Non è l’unico esempio dell’opera di Luisa Roldán dove scopriamo questo dettaglio. Non si tratta solo di una rappresentazione della maternità sensibile di Maria, ma anche di un sentimento compassionevole nella relazione tra l’adulto e il bambino e di una delicatezza intenzionale nei rapporti di cura. L’artista sembra voler sottolineare che l’allattamento è un atto intimo che enfatizza l’umanità non soltanto di Maria ma anche di Cristo. Rientra nella normalità della cura quotidiana, espressa nella tenerezza degli sguardi e nell’espressione del volto di Maria. Ciò si può osservare in molte composizioni scultoree: la forza e la tenerezza, l’energia dell’azione e la delicatezza del gesto verso l’altro.

Nella sua fase madrilena (1698-1701) sono numerosi i gruppi scultorei della Madonna che allatta il Bambino nel proprio grembo. Di fatto si conoscono almeno altre sei sculture conservate sia da istituti religiosi (conventi dell’Immacolata a Malaga, della Visitazione a Madrid, e di sant’Antonio Abate a Granata), sia da privati (collezioni Muguiro e López-Robert, entrambe a Madrid), come una in Messico, di cui però non si conosce l’ubicazione. Luisa riuscì a conciliare la sua vita professionale di artista con una maternità che non separò mai dalla sua produzione artistica. E ciò l’ha resa unica. Il giorno stesso della sua morte fu nominata accademica dell’Accademia romana di San Luca di Roma. Fu la prima donna a ricevere tale onore.

di Silvia Martínez Cano
Teologa e artista, Università Complutense di Madrid. Questo articolo è uscito sulla rivista Aldebarán