· Città del Vaticano ·

I piccoli della terra
intorno alla mangiatoia

 I piccoli della terra  intorno alla mangiatoia  QUO-295
27 dicembre 2023

«Lo sguardo e il cuore dei cristiani di tutto il mondo sono rivolti a Betlemme», dove regnano «dolore e silenzio». Sono stati soprattutto per la Terra Santa il pensiero e la preghiera del Papa in questi giorni di Natale. E per le popolazioni devastate dalla violenza e dalla guerra Francesco ha invocato un cessate-il-fuoco immediato e aiuti umanitari urgenti, rivolgendosi dalla Loggia centrale della basilica Vaticana ai circa 70 mila fedeli riuniti in piazza San Pietro per il tradizionale messaggio e la benedizione «Urbi et Orbi».

Accompagnato dall’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, il Pontefice si è affacciato a mezzogiorno in punto di lunedì 25 dicembre. Accanto a lui i cardinali diaconi James Michael Harvey, arciprete della basilica di San Paolo fuori le Mura, e José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, insieme con il cerimoniere pontificio Massimiliano Boiardi.

Ad accogliere Francesco — con il calore dei tanti pellegrini presenti — anche le note dell’inno pontificio eseguito prima dalla banda musicale della Guardia svizzera e poi da quella delle Forze militari italiane, che hanno poi fatto risuonare, a loro volta, le prime note dell’inno di Mameli.

Il Papa ha pronunciato il suo messaggio in italiano, elevando una supplica di pace per le popolazioni vittime della guerra e delle violenze nei cinque continenti, con una particolare esortazione per chi lavora nel campo dell’informazione. «Oggi, come al tempo di Erode — ha detto — le trame del male... si oppongono alla luce divina: ... quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti! La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre».

Poi la solenne benedizione a tutti i presenti e a quanti erano collegati attraverso radio, televisione e altri mezzi di comunicazione.

Anche durante la messa della notte, presieduta domenica 24 nella basilica Vaticana, il cuore di Papa Francesco è stato idealmente a Betlemme, dove «ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra». Le speranze di pace sono state affidate ad alcuni piccoli, dieci per la precisione, che come da tradizione hanno “circondato” con composizioni floreali la statua del Bambino Gesù, posta su un tronetto proprio davanti all’altare della Confessione. Gesti avvenuti a conclusione del canto della Kalenda e scanditi dal suono a distesa delle campane, con l’accensione di tutte le luci della basilica fino a quel momento rimasta in suggestiva penombra. Così ha avuto inizio la messa, preceduta da un momento di preghiera in preparazione alla celebrazione.

All’inizio della terza parte della preparazione si è avviata la processione — accompagnata dal tradizionale canto Noel — alla quale hanno partecipato i cardinali e i vescovi presenti. A rappresentare l’Asia c’erano Nora Koikal e Aidan Shaiju Edathala dall’India e Seunghyun Raphael Chu e Ruha Daniela Kim dalla Corea; per l’Africa, Christ Israel Houenenou Kouadio e Maria Esther Koné dalla Costa d’Avorio; per l’America, la messicana Benedetta Riveran; e per l’Europa, gli italiani Chiara Cimino, Tommaso ed Edoardo Filipponi. Sempre loro, al termine della celebrazione, hanno accompagnato il Papa che portava in braccio la statua del Bambinello. Francesco lo ha consegnato al diacono ministrante perché fosse deposto nel presepe allestito nella cappella della Presentazione, all’altare di San Pio x, mentre il coro della Cappella Sistina intonava i tradizionali canti Tu scendi dalle stelle e Adeste fideles.

Alle preghiera dei fedeli, le intenzioni sono state in cinese per il Papa e i pastori della Chiesa, perché il Verbo li sostenga e suggerisca loro «parole e gesti profetici» e siano confortati dalla sua Parola di salvezza; in francese, per i governanti e per i migranti che cercano accoglienza, affinché il Padre illumini i propositi dei responsabili delle nazioni, dischiuda le porte del cuore umano e apra i confini delle terre e dei mari a chi cerca accoglienza; in arabo, per il dono della concordia e della pace, perché il Datore della vera pace metta «fine al rumore delle armi che distruggono», susciti «nel cuore dell’uomo un canto nuovo di gioia», doni all'umanità concordia e giustizia; in portoghese, per i bambini e le persone fragili, affinché il Padre del Messia difenda «i bambini da ogni forma di violenza», liberi «le donne sfruttate e oppresse», conforti gli anziani e gli ammalati; in vietnamita, per chi non crede in Dio, perché il Padre della luce, illumini con il suo Spirito chi non crede, consoli chi ha perso ogni speranza, fortifichi «ogni uomo con il dono della fede nel Salvatore».

Con Papa Francesco hanno concelebrato numerosi cardinali: tra loro il decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, il segretario di Stato, Pietro Parolin, e Marc Ouellet, prefetto emerito del Dicastero per i vescovi, che si sono accostati all’altare al momento della preghiera eucaristica. Molti anche gli arcivescovi, i vescovi e i sacerdoti concelebranti. Con i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, e Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali; monsignor Roberto Campisi, assessore; e monsignor Javier Domingo Fernández González, capo del Protocollo.

I canti sono stati eseguiti dal coro della Cappella Sistina diretto dal maestro Marcos Pavan, accompagnato dal coro-guida.