· Città del Vaticano ·

Bailamme

A ciascuno il posto giusto
nel grande disegno

 A ciascuno il posto giusto nel grande disegno   QUO-293
22 dicembre 2023

In Domande di Dio, domande a Dio (Città del Vaticano, 2023, pagine 256, euro 25) di Timothy Radcliffe e Łukasz Popko, edito dalla Libreria editrice vaticana, trovo una citazione da Herbert McCabe: «il piano di Dio si realizza non in gente devota, con esperienze religiose, ma in una serie di personaggi brutali, passionali e del tutto disdicevoli».

Un altro modo per dire che Dio ama le donne e gli uomini per come sono. Non aspetta che si comportino bene per accoglierli nel suo abbraccio. Più ancora, che ha su di loro lo sguardo del genitore capace di sorridere per le marachelle commesse dal figlio. Non che per questo accetti il misfatto o ne divenga complice, ma certo non rinnega il pargolo, né il compiacimento in esso. Continua a offrirgli qualcosa di più di un rientro nell’ambito del contesto ordinato.

Dio sembra invece far proprio ogni gesto, ogni atto compiuto, ogni parola pronunciata da tutte le donne e da tutti gli uomini per trovare a ciascuno il posto giusto nel grande disegno che ha in mente; un disegno già realizzato e compiuto che la tenda costituita dal tempo ci impedisce di riconoscere nella sua complessità. Formiche quali siamo, camminiamo sulla parete della chiesa superiore di Assisi quasi senza neppure intuire la bellezza degli affreschi di Giotto che stiamo attraversando.

Nel creato le distinzioni tra buoni e cattivi riguardano unicamente il rapporto singolare di ciascuno con Dio, per il resto sono inconoscibili e segrete, fanno parte del grande mistero nel quale siamo avvolti e che si declina nell’ammonimento di Gesù Cristo «non giudicate, per non essere giudicati». Non si tratta solo di una questione che riguarda travi e pagliuzze negli occhi, accompagnata dall’invito a essere comprensivi con i nostri simili. L’importante è piuttosto ricordare che molte cose del mondo ci risultano difficili da comprendere, e da accettare, per un nostro limite, non per la loro assurdità e forse nemmeno per quella che ci appare come una grave ingiustizia.

Indossando gli abiti del giudice, si finisce col pretendere di giudicare il creatore del mondo.

di Sergio Valzania