La pace, una conquista
«La pace non può essere data per scontata, non è qualcosa di evidente. È un obbligo, una conquista e per preservarla è necessaria una lotta incessante. Non esistono soluzioni automatiche o ricette permanenti». Mentre i cristiani si preparano a celebrare la nascita di Gesù, Principe della pace, il patriarca ecumenico di Costantinopoli, nel suo tradizionale messaggio natalizio, ribadisce con queste parole quanto sia sempre grande il rischio per l’uomo di cadere o ricadere nella violenza, invitando tutti, «di fronte alle continue minacce alla pace, ad essere vigili e disposti a risolvere i problemi, attraverso il dialogo».
Il patriarca Bartolomo prosegue sottolineando «il ruolo pacificatore della religione». «Questo in un periodo in cui le religioni sono criticate per aver alimentato il fanatismo e la violenza “in nome di Dio”, invece di essere forze di pace, solidarietà e riconciliazione», nota il leader ortodosso. «Tuttavia — afferma Bartolomeo — questo indica un’alienazione della fede religiosa e non una sua parte integrante. L’autentica fede in Dio è la critica più severa del fanatismo religioso. Le religioni sono le alleate naturali di tutti gli esseri umani che lottano per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato dalla distruzione umana».
Nella sua lettera il patriarca ecumenico ribadisce inoltre che «la percezione cristiana dell’esistenza umana fornisce una soluzione ai problemi creati dalla violenza, dalla guerra e dall’ingiustizia nel nostro mondo». Il rispetto per la persona umana, la pace e la giustizia «sono doni di Dio», ricorda. Tuttavia, avverte, «stabilire la pace che viene da Cristo richiede la partecipazione e la cooperazione degli esseri umani».
La visione cristiana della lotta a favore della pace, aggiunge Bartolomeo, «risiede nelle parole di Cristo, nostro Salvatore, che annuncia la pace, rivolgendosi ai suoi discepoli con il saluto “la pace sia con voi” e incoraggiandoci ad amare i nostri nemici». «Questo significa — prosegue il leader ortodosso — che, per noi cristiani, la via della pace passa attraverso la pace e che la non violenza, il dialogo, l’amore, il perdono e la riconciliazione hanno la priorità rispetto ad altre forme di risoluzione delle differenze».
Nella sua lettera natalizia, Bartolomeo ricorda inoltre che quest’anno si celebra il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite il 10 dicembre 1948 a Parigi. Un documento «che costituisce una sintesi degli ideali e dei valori umanitari fondamentali» e che propone, come viene sottolineato nel Preambolo, un «ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni». «I diritti umani, il cui punto centrale comprende la tutela della dignità umana con le sue condizioni individuali, sociali, culturali, economiche ed ecologiche — afferma il patriarca — sono compresi nella loro dinamica originale solo se vengono riconosciuti come base e criterio della pace globale, associandola alla libertà e alla giustizia». In questo senso, sottolinea Bartolomeo, «il futuro dei diritti umani e della pace è legato anche al contributo delle religioni nel rispettarli e nel realizzarli».
Il leader ortodosso conclude la sua lettera con un appello a «lottare per la costruzione di una cultura di pace e di solidarietà, in cui le persone vedranno nel volto dei loro simili un fratello o una sorella e un amico, piuttosto che una minaccia e un nemico».
di Charles de Pechpeyrou