
Venerdì 15
Passare |
Sono contento di incontrare voi che avete collaborato alla realizzazione del “Concerto con i poveri” nell’Aula Paolo vi . Ciascuno ha dato il suo contributo; e Mons. Frisina ha saputo ancora una volta orchestrare l’insieme. |
Coinvolgendo tanta gente, riuscite ad offrire un concerto gratuito a migliaia di persone indigenti, e con la musica offrite incontro, condivisione, e poi il pasto e le coperte; in una parola: fraternità. Questo è molto coerente con il messaggio del Natale.
Il vostro è un concerto con i poveri. Questo con è la chiave. Passare dal per i poveri al con i poveri. Si parte dal per ma si vuole arrivare al con. E questo è cristiano.
Dio è venuto per noi, ma come? Venendo ad abitare con noi, anzi, diventando come noi. Questo mistero ci lascia sempre senza parole. È troppo grande, ci supera.
Eppure lo possiamo sperimentare nell’incontro con l’altro diverso da me: quando il mio dare qualcosa per lui, diventa un ricevere, diventa un condividere, diventa amicizia.
Vi chiedo di pregare perché ciò avvenga: non basta la musica, non bastano le luci, gli addobbi, ci vuole la preghiera.
(Agli organizzatori del Concerto per i poveri)
Sabato 16
La sofferenza |
Siete venuti indossando i costumi per il Presepe Vivente a Santa Maria Maggiore. Ringrazio il Cardinale [Ryłko, Arciprete della Basilica] e Mons. Makrickas che vi ha coinvolti numerosi. |
Santa Maria Maggiore custodisce la reliquia della culla di Gesù, dunque ha un legame particolare con Betlemme e il presepe.
Conserva anche il gruppo scultoreo di Arnolfo di Cambio, voluto dal Papa Niccolò iv , considerato il primo presepe della storia dell’arte.
Penso a san Francesco. Il presepe vivente lo ha inventato lui, a Greccio, 800 anni fa.
Ma è importante capirne il senso, non ridurlo solo a un fatto folcloristico.
Francesco voleva rappresentare dal vivo la nascita di Gesù per suscitare nei frati e nella gente la commozione, la tenerezza di fronte al mistero di Dio nato da Maria in una stalla e deposto in una mangiatoia.
Voleva dare concretezza alla rappresentazione: non un dipinto, non delle statue, ma persone in carne e ossa, perché risaltasse la realtà dell’Incarnazione.
Lo scopo del presepe vivente è risvegliare nel cuore lo stupore di fronte al mistero di Dio fattosi bambino.
Un pensiero è per i nostri fratelli di Betlemme oggi. E si estende a tutti gli abitanti della Terra dove Gesù è vissuto.
Sappiamo qual è la situazione, a causa della guerra, conseguenza di un conflitto che dura da decenni.
La vostra rappresentazione dev’essere vissuta in solidarietà con questi fratelli e sorelle che soffrono tanto.
Per loro si preannuncia un Natale di dolore, di lutto, senza pellegrini. Non vogliamo lasciarli soli.
Siamo loro vicini con la preghiera, con l’aiuto concreto e anche con il vostro Presepe Vivente, che ricorda a tutti come la sofferenza di Betlemme sia una ferita aperta per il Medio Oriente e per il mondo intero.
Questo Natale pensiamo alla Terra Santa.
(Ai figuranti e agli operatori del Presepio vivente della Basilica di Santa Maria Maggiore)
Dolore e paura |
Do il benvenuto a voi artisti che darete vita al Concerto di Natale, a Mons. Tighe e agli organizzatori di questa iniziativa patrocinata dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis - Cultura per l’Educazione. |
I canti popolari sono parte integrante delle culture. Fin dai tempi più remoti, l’essere umano ha tramandato racconti e preghiere in forma cantata. Così avviene ancora oggi, soprattutto in alcune popolazioni native.
Ma anche nelle società moderne ritroviamo questo fenomeno: pensate a quanti adolescenti sanno a memoria le canzoni dei loro cantanti preferiti, perché quelle parole unite alla musica suscitano in loro emozioni.
Il Natale è la festa più ricca di canti popolari. In Italia ce n’è uno che tutti conoscono e che, nella sua semplicità, è un capolavoro di teologia e di armonia; noto in tutto il mondo: “Tu scendi dalle stelle”. Ci fa ricordare tanti canti di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. L’ha composto Lui, il grande cantore del Natale.
Anche voi vi inserite in questa tradizione: prestate le vostre voci a celebri melodie natalizie; e ciascuno apporta la propria originalità, il proprio “timbro”.
C’è un messaggio antico e sempre nuovo, quello della Nascita di Gesù, e ci sono voci di varie parti del mondo, che si mettono insieme per far risuonare questo messaggio.
Lo fanno con stili diversi, a partire da culture e lingue diverse. Perché il Vangelo del Natale è unico ma non può essere cantato in modo uniforme.
Invece la tendenza del modello tecnocratico è omologare. Ma l’arte è una cosa diversa, e i canti di Natale vanno cantati con quell’arte che viene dal cuore.
Sappiamo, purtroppo, che anche il Natale è vittima di questo modello commerciale e consumistico. Aiutateci a difenderlo da questo abuso.
Che almeno i canti natalizi conservino poesia e spontaneità.
Cantate anche pensando a coloro che vivono questi giorni nel dolore e nella paura a causa della guerra. Tante guerre! Purtroppo pure nella Terra di Gesù.
(Agli artisti del concerto di Natale)
Domenica 17
Testimoniare |
Oggi, terza domenica di Avvento, il Vangelo parla della missione di Giovanni il Battista, indicandolo come profeta mandato da Dio per «dare testimonianza alla luce». Riflettiamo su questo. |
Il Battista è certamente un uomo straordinario. La gente accorre ad ascoltarlo attratta dal suo modo di essere, coerente e sincero.
La sua testimonianza passa attraverso la schiettezza del linguaggio, l’onestà del comportamento, l’austerità della vita.
Questo lo rende diverso da altri personaggi famosi e potenti del tempo, che invece investivano molto sull’apparenza.
Persone come lui, rette, libere e coraggiose, sono figure luminose, affascinanti: stimolano ad elevarci dalla mediocrità e ad essere modelli di vita buona.
Il Signore manda in ogni epoca uomini e donne di questo genere. Sappiamo riconoscerli? Cerchiamo di imparare dalla loro testimonianza, mettendoci anche in discussione?
Oppure ci lasciamo incantare dai personaggi alla moda? E andiamo in atteggiamenti superficiali.
Giovanni testimonia la luce. Ma qual è la sua luce? Ci risponde lui stesso, quando dice alle folle accorse ad ascoltarlo di non essere il Messia. La luce è Gesù, l’Agnello di Dio.
Solo Lui redime, libera, guarisce e illumina. Per questo Giovanni è una “voce” che accompagna i fratelli alla Parola; serve, senza cercare onori e protagonismi: è una lampada, mentre la luce è Cristo vivo.
L’esempio del Battista insegna che da soli non ci possiamo salvare: solo in Dio troviamo la luce della vita.
Chiediamoci: come posso io, negli ambienti in cui vivo, non un giorno lontano ma in questo Natale, essere testimone di Cristo?
Maria, specchio di santità, ci aiuti a essere uomini e donne che riflettono Gesù, luce che viene nel mondo.
Pironio è beato |
Ieri, nel Santuario di Nostra Signora di Luján, in Argentina, è stato beatificato il Cardinale Eduardo Pironio, pastore umile e zelante, testimone della speranza, difensore dei poveri. |
Ha collaborato con san Giovanni Paolo ii nella promozione dei laici e nelle Giornate mondiali della gioventù. Il suo esempio ci aiuti ad essere Chiesa in uscita, che si fa compagna di strada di tutti, specie dei deboli.
Dolore |
Continuo a ricevere da Gaza notizie molto gravi e dolorose. Civili inermi sono oggetto di bombardamenti e spari. E questo è avvenuto persino all’interno del complesso parrocchiale della Santa Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie, bambini, persone malate e con disabilità, suore. |
Una mamma e sua figlia, la signora Nahida Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton, sono state uccise e altre persone ferite dai tiratori scelti.
È stata danneggiata la casa delle Suore di Madre Teresa, colpito il loro generatore. Qualcuno dice: “È il terrorismo, è la guerra”. Sì, è la guerra, è il terrorismo. Per questo la Scrittura afferma che “Dio fa cessare le guerre … rompe gli archi e spezza le lance” (cfr. Sal 46, 9). Preghiamo il Signore per la pace.
Lunedì 18
Mettere |
L’Ospedale “Francesco Miulli” di Acquaviva delle Fonti [è] un Ente Ecclesiastico, ciò interpella ancora di più la nostra responsabilità come Chiesa. Esso infatti è un luogo che unisce l’ispirazione cristiana alla professionalità e all’innovazione clinica e tecnologica. |
Vorrei soffermarmi su due aspetti essenziali della vostra opera: mettere al centro la persona e promuovere la ricerca scientifica.
Il vostro è un ospedale antichissimo, fondato nove secoli fa, come “hospitale per li poveri ammalati”, cioè come luogo accogliente e sicuro in cui chi soffre possa trovare rifugio e aiuto.
Voi cercate di essere fedeli all’impegno di chi vi ha preceduto, continuando a mettere al centro della vostra opera “li poveri ammalati”.
Ciò vi ha reso una realtà dinamica e in continua crescita, come testimonia il modo in cui aggiornate costantemente sia le cure sia le strutture, in funzione di un servizio il più completo possibile ai pazienti.
La nuova sede vi permette di offrire ai degenti oltre 600 posti letto, con sale operatorie e unità operative, in cui lavorano con professionalità e abnegazione più di mille dipendenti.
Ho apprezzato l’apertura di un Poliambulatorio per migranti – realizzato in collaborazione con la Caritas Diocesana –, che si avvale delle prestazioni volontarie di tutto il personale medico e infermieristico.
Questo e testimonia lo spirito con cui svolgete il vostro servizio. Con tutto ciò, si può dire che il “Miulli” è una risorsa preziosa per il suo territorio e anche a livello nazionale.
Da decenni siete impegnati anche in questo, in collaborazione con numerose Università italiane.
Da due anni con l’accreditamento del Ministero dell’Università e della Ricerca, il “Miulli” è diventato Policlinico Universitario e ha attivato il Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Medicina e Chirurgia.
Si tratta di un obiettivo di grande valore, che permette da un lato agli operatori sanitari presenti di svolgere un servizio riconosciuto sia in ambito accademico sia assistenziale nel proprio territorio, e dall’altro dà anche l’opportunità alle migliori intelligenze locali di non emigrare – l’emigrazione è un problema che impoverisce i territori, e noi lo conosciamo –; anzi, può incoraggiare altre professionalità di alto livello a venire a operare in Italia, in un arricchente scambio di competenze su più larghi orizzonti.
L’Ospedale “Francesco Miulli” può favorire un circolo virtuoso per una sempre migliore assistenza sanitaria a vantaggio della comunità e dei pazienti, avendo a cuore al tempo stesso la qualità del servizio e l’attenzione alle persone.
Vi ringrazio per quello che fate, e vi incoraggio a continuare con entusiasmo su questa strada.
( Alla comunità dell’ospedale “Miulli”
di Acquaviva delle Fonti - Bari)
Mercoledì 20
Il presepe |
800 anni fa, nel Natale 1223, san Francesco realizzò a Greccio il presepe vivente. Mentre nelle case e in tanti altri luoghi si sta preparando o ultimando il presepe, fa bene riscoprirne le origini. Come è nato? Qual è stata l’intenzione di Francesco? |
Egli non vuole realizzare una bella opera d’arte, ma suscitare, attraverso il presepe, lo stupore per l’estrema umiltà del Signore, per i disagi che ha patito, per amore nostro, nella povera grotta di Betlemme.
Io sottolineo una parola: lo stupore. E questo è importante. Se noi cristiani guardiamo il presepe come una cosa bella, come una cosa storica, anche religiosa, e preghiamo, questo non è sufficiente.
Davanti al mistero dell’incarnazione del Verbo, davanti alla nascita di Gesù, ci vuole questo atteggiamento religioso dello stupore. Se io davanti ai misteri non arrivo a questo stupore, la mia fede è semplicemente superficiale; una fede “da informatica”. Non dimenticate questo.
E una caratteristica del presepe, è che nasce come scuola di sobrietà. E questo ha molto da dire a noi. Oggi, infatti, il rischio di smarrire ciò che conta nella vita è grande e paradossalmente aumenta proprio sotto Natale – si cambia la mentalità di Natale -: immersi in un consumismo che ne corrode il significato. Il consumismo del Natale.
È vero, che si vuole fare dei regali, questo va bene, è un modo, ma quella frenesia di andare a fare le spese, questo attira l’attenzione da un’altra parte e non c’è quella sobrietà del Natale.
Guardiamo il presepio: quello stupore davanti al presepio. A volte non c’è spazio interiore per lo stupore, ma soltanto per organizzare le feste, per fare le feste.
E il presepe nasce per riportarci a ciò che conta: a Dio che viene ad abitare in mezzo a noi. Per questo è importante guardare il presepe, perché ci aiuta a capire quello che conta e anche le relazioni sociali di Gesù in quel momento, la famiglia Giuseppe e Maria, e le persone care, pastori.
Le persone prima delle cose. E tante volte noi mettiamo le cose prima delle persone. Questo non funziona.
Ma il presepe di Greccio, oltre che quella sobrietà che fa vedere, parla anche di gioia, perché la gioia è una cosa differente dal divertimento.
Ma divertirsi non è una cosa cattiva se si fa sulle strade buone; non è una cosa cattiva, è una cosa umana. Ma la gioia è più profonda ancora, più umana.
Alle volte c’è la tentazione di divertirsi senza gioia; divertirsi facendo rumore, ma la gioia non c’è. È un po’ la figura del pagliaccio, che ride, fa ridere, ma il cuore è triste.
La gioia è la radice di un buon divertimento per Natale.
La sobrietà, lo stupore, ti porta alla gioia, la vera gioia, non quella artificiale.
Ma da cosa derivava questa gioia natalizia? Non certo dall’avere portato a casa dei regali o dall’aver vissuto celebrazioni fastose.
No, era la gioia che trabocca dal cuore quando si tocca con mano la vicinanza di Gesù, la tenerezza di Dio, che non lascia soli, ma consola.
Vicinanza, tenerezza e compassione, sono i tre atteggiamenti di Dio. E guardando il presepio, pregando davanti al presepio, noi potremo sentire queste cose del Signore che ci aiutano nella vita di ogni giorno.
Il presepe è come un piccolo pozzo dal quale attingere la vicinanza di Dio, sorgente della speranza e della gioia.
È come un Vangelo vivo, un Vangelo domestico... come il pozzo nella Bibbia, è il luogo dell’incontro, dove portare a Gesù, come hanno fatto i pastori di Betlemme e la gente di Greccio, le attese e le preoccupazioni della vita. Portare a Gesù le attese e le preoccupazioni della vita.
Se davanti al presepe affidiamo a Gesù quanto abbiamo a cuore, proveremo anche noi «una gioia grandissima», che viene proprio dalla contemplazione, dallo spirito di stupore con il quale io vado a contemplare questi misteri.
Andiamo davanti al presepe. Ognuno guardi e lasci che il cuore senta qualcosa.
Ai fedeli |
In seguito alla grave esplosione avvenuta a Conakry, che ha provocato numerose vittime, esprimo la mia vicinanza alle famiglie dei defunti e dei feriti. Dio li sostenga e dono loro la speranza. |
Ai polacchi |
Nel vostro Paese è in corso “Aiuto ai bambini alla Vigilia di Natale”. Questa iniziativa benefica, le candele Caritas accese sulla tavola, sono un’espressione di solidarietà con i bambini bisognosi in Polonia e nei Paesi colpiti dalla povertà. |
Appello |
Rivolgo il mio pensiero alle vittime e ai feriti causati dal devastante terremoto che nella giornata di lunedì scorso ha colpito le Province cinesi del Gansu e del Qinghai. Sono vicino con l’affetto e la preghiera alle popolazioni sofferenti, incoraggio i servizi di soccorso e invoco su tutti la benedizione dell’Onnipotente, perché rechi conforto e sollievo nel dolore. |
Per i migranti |
Saluto anche il gruppo di Mediterranea Saving Humans che è qui presente e che va in mare a salvare i poveretti che fuggono dalla schiavitù dell’Africa. Fanno un bel lavoro questi, salvano tanta gente. (Udienza generale nell’Aula Paolo vi ) |