· Città del Vaticano ·

Rischi ambientali e guerra

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19 dicembre 2023

Il 6 giugno scorso la diga di Kakhovka costruita sul fiume Dnipro in Ucraina è crollata a causa di un’esplosione le cui responsabilità non sono ancora chiare. La diga di Kakhovka è un’infrastruttura fondamentale per l’Ucraina, poiché serve per il raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, per l’approvvigionamento idrico di un vasto territorio e per le attività agricole di tutta l’area.

Una prima osservazione riguarda la rilevanza della cura delle infrastrutture strategiche e la consapevolezza delle loro vulnerabilità: sembra, infatti, che la diga non versasse già in buone condizioni prima dell’attacco e che le precipitazioni abbondanti, occorse nella zona nei mesi precedenti, ponessero la diga in situazione critica. L’acqua è diventata quindi un elemento essenziale nel corso di questo conflitto contemporaneo, intesa sia come risorsa essenziale sia come arma impropria a uso di attori bellici. In particolare, all’acqua come risorsa deperibile e vulnerabile è dedicata la pubblicazione del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale del marzo 2020 intitolata Aqua fons vitae. Orientations on water: symbol of the cry of the poor and the cry of the Earth.

Una seconda prospettiva consiste nella definizione e nella contestualizzazione del disastro che è stato definito secondo alcune accezioni come ambientale, ecologico, sociale, economico. Ciò che emerge come essenziale è la complessità di tale disastro che pone al centro la relazione fra uomo-ambiente, spesso così sottostimata nonostante la sua rilevanza nella vita dei sistemi sociali e culturali. Una relazione che frequentemente non trova un adeguato spazio, non solo di riflessione ma anche di spinta all’azione, nelle agende delle più ampie politiche ambientali e di governance.

Infine, una terza visione si confronta direttamente con il concetto espresso da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, ovvero quello di ecologia integrale, con il quale si intende un’attenzione prioritaria alle interazioni e alle interdipendenze tra il contesto ambientale, le società e i loro aspetti culturali, politici ed economici. Tali temi risultano essenziali alla luce della nuova esortazione apostolica Laudate Deum del 4 ottobre di quest’anno, e aprono a necessarie riflessioni circa la comprensione di disastri complessi, sempre più causati dall’interdipendenza delle azioni umane e dei cambiamenti ambientali in un contesto geopolitico altamente conflittuale.

di Barbara Lucini
Docente di Gestione delle crisi e comunicazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore