· Città del Vaticano ·

Lo Sri Lanka ha ottenuto aiuti dal Fondo monetario internazionale per fronteggiare la profonda crisi economica e umanitaria che ha messo in ginocchio il Paese

Una boccata d’ossigeno

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15 dicembre 2023

Cerca di tornare a respirare lo Sri Lanka, dopo oltre un anno trascorso nel tentativo di uscire dalla peggiore crisi economica e umanitaria mai vista negli ultimi settant’anni. Il 13 dicembre, infatti, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha rilasciato 337 milioni di dollari per il salvataggio del Paese. La decisione è giunta a seguito di un accordo tra Colombo e la Cina, suo principale creditore, per la ristrutturazione del debito.

I fondi rilasciati fanno parte del programma Extended Fund Facility, approvato lo scorso novembre e che prevede aiuti complessivi pari a 2,9 miliardi di dollari per sostenere le strategie e le riforme economiche dello Sri Lanka. Tali fondi si aggiungono al prestito agevolato di 200 milioni di dollari che la Banca asiatica di sviluppo ha recentemente approvato per il governo di Colombo, così da stabilizzare il settore finanziario del Paese. Basti dire che tra novembre e dicembre l’inflazione si è praticamente raddoppiata, passando dall’1,5 al 3,4 per cento.

In cambio dei vari prestiti, la nazione asiatica dovrà attuare una serie di riforme strutturali per risollevare la propria economia, crollata a causa di politiche fiscali sbagliate, grave indebitamento, oltre alle conseguenze della pandemia da covid-19. Una situazione che, nel 2022, ha scatenato proteste di massa fino alla caduta del governo di Gotabaya Rajapaksa. Ora si cerca di correre ai ripari, tanto che il governo nazionale ha prorogato le restrizioni in vigore dal 2020 per gestire le riserve valutarie, mentre il Parlamento ha dato il via libera ad un aumento dell’Iva al 18 per cento, ovvero tre punti percentuali in più rispetto a prima. La nuova misura entrerà in vigore dal prossimo 1° gennaio e comprenderà anche beni non inclusi in precedenza, come il carburante, i fertilizzanti e il gas da cucina. Secondo il ministro delle Finanze, Ranjith Siyambalapitiya, l’aumento dell’Iva farà crescere le entrate fiscali del governo al dal 9,1 al 12,5 per cento del Pil per il 2024.

A pagare le conseguenze più pesanti della crisi economica è la popolazione meno abbiente: secondo l’Advocata Institute — think tank politico indipendente di Colombo citato da AsiaNews — «l’aumento dell’Iva farà crescere i prezzi dei beni e dei servizi in modo indiscriminato, causando la contrazione della domanda poiché alcune persone non si potranno più permettere l’acquisto di beni di prima necessità come riso e lenticchie». Non solo: gli esperti sottolineano che «i gruppi a basso reddito avranno meno da spendere per altri bisogni, comprese le medicine essenziali e l’istruzione dei propri figli». Tutto questo aumenterà «il rischio di corruzione e la possibilità che i commercianti tentino di evadere le tasse».

Nel frattempo, la vita quotidiana dei cittadini è sempre più complessa: secondo l’ultimo rapporto della Banca mondiale, l’indice nazionale di povertà nel Paese sfiora il 25 per cento di media, esasperando anche le diversità del territorio: nelle zone urbane, infatti, gli indigenti sono circa il 15 per cento della popolazione, mentre nelle aree rurali superano il 50 per cento. Senza dimenticare il dramma della crisi energetica: solo l’11 dicembre, un blackout ha lasciato senza corrente gran parte del Paese a causa di un guasto nella rete elettrica principale. Ma il pensiero di tutti è andato all’estate del 2022, il periodo più acuto della crisi, quando le interruzioni di corrente venivano imposte dalle autorità e duravano anche 13 ore al giorno. Ora quell’incubo sembra riaffacciarsi. (isabella piro)