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Quel «sì» che salva il mondo

 Quel «sì» che  salva il mondo  QUO-286
14 dicembre 2023

A tre anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1857, Pio ix volle collocata sulla colonna innalzata presso piazza di Spagna una statua in bronzo della Vergine, affinché vegliasse con materna sollecitudine sulla città e sul mondo. Gli ultimi vescovi di Roma si sono fatti pellegrini presso di Lei e hanno voluto deporre ai suoi piedi le ansie e le speranze dell’umanità.

Nella sua iconografia la Vergine ha lo sguardo teso verso il cielo, la mano sinistra aperta ad accogliere le grazie divine, mentre con la destra le riversa sulla terra, esprimendo così l’opera di mediazione di Maria Immacolata. La statua sta ritta sul globo terrestre, retto dal tetramorfo simbolo degli evangelisti, volendo così significare che il mondo è rinnovato dalla vittoria del Vangelo e che Maria è la prima creatura risorta con Cristo. Il capitello marmoreo della colonna che regge la statua è invece cinto di rami di olivo e di gigli, simboli di pace, di purezza e di verginità del cuore che risplendono come dono nella Gerusalemme del cielo.

Questo ruolo di mediazione e di intercessione della Vergine santa è stato ricordato, lo scorso 8 dicembre, da Papa Francesco, che a Lei ha voluto rivolgere una accorata preghiera per le situazioni di dolore che sconvolgono a vario titolo l’umanità e che sembrano inghiottire la speranza. Ha detto il Papa: «In silenzio, giorno e notte, vegli su di noi: sulle famiglie, con le gioie e le preoccupazioni — tu lo sai bene —; sui luoghi di studio e di lavoro; sulle istituzioni e gli uffici pubblici; sugli ospedali e le case di cura; sulle carceri; su chi vive per strada; sulle parrocchie e tutte le comunità della Chiesa di Roma. [...] La tua persona, il fatto stesso che tu esisti ci ricorda che il male non ha né la prima né l’ultima parola; che il nostro destino non è la morte ma la vita, non è l’odio ma la fraternità, non è il conflitto ma l’armonia, non è la guerra ma la pace».

Papa Francesco ha voluto indicare nel segno della Immacolata Concezione, il compimento del disegno originario di Dio, ossia che tutti gli uomini siano santi e immacolati nell’amore (cfr. Ef 1, 4). È, infatti, una caratteristica di tutti i dogmi mariani questa apertura alla salvezza che vede anticipate in Maria le promesse di vita rivolte all’umanità.

La vittoria finale annunciata dal libro della Genesi (Gen 3, 15) della stirpe della donna contro la stirpe del serpente — ovvero tutte quelle inclinazioni al male che inquinano il cuore dell’uomo — si è realizzata nel mistero pasquale di Cristo, in cui tutto è stato ricapitolato e consegnato nelle mani del Padre (cfr. Ef 1, 10). Maria è testimone di questa vittoria e ne rende partecipe la Chiesa che genera alla vita in Cristo i suoi figli.

La Madonna può intercedere per noi, perché come tutte le persone sulla terra, ha vissuto la sua esistenza, conoscendo gioie e dolori, momenti lieti e tristi, perseverando sempre nella fede e custodendo la speranza dell’umanità.

Maria, pronunziando all’Angelo annunziante il suo «Sì» ha voluto che solo Dio e nessun altro potesse tracciare la via della sua vita, e così insegna ancora a noi oggi. Donando la sua parola a Dio nella fede, Lei non sapeva dove l’avrebbe portata la sua obbedienza ma, tra Nazareth e Gerusalemme, ha sempre rinnovato il suo «Sì» incondizionato verso l’opera di Dio compiuta dal suo Figlio Gesù. Lei non ha mai ritirato o ritrattato il suo «Sì», neanche nei momenti dell’incomprensione di cui i Vangeli parlano apertamente, nemmeno in mezzo all’oscurità della fede, quando, completamente sola e abbandonata, ha vissuto tra il dramma della morte e la sorpresa del primo incontro con il suo Figlio risorto, di cui allude la tradizione patristica. Nella sua esistenza povera e discreta, ma nella fede, piena di Dio, Maria osservava attentamente tutto ciò che le capitava nel pellegrinaggio della sua vita e lo serbava nel cuore per meditarlo come le grandi cose che l’Onnipotente ha fatto ad Abramo e alla sua discendenza nei secoli (cfr. Lc 1, 55; 2,51).

Rivolgendo al cielo il suo volto dolcissimo, Maria ci insegna a cercare le cose di lassù (cfr. Col 3, 1), vivendo da risorti. Tendendo la mano verso la terra ci esorta a prenderci cura dei bisogni di ogni uomo e donna, portando il peso dell’ingiustizia e povertà che grava su tanti nostri fratelli e sorelle.

La bellezza che trasfigura in Maria Immacolata è il suo intimo desiderio di servire il Signore nel servizio di tutti gli uomini, che trova espressione ora nel pregare per noi peccatori. Tenendo fisso lo sguardo su di Lei, aurora della umanità rinnovata in Cristo, chiediamo la grazia di essere afferrati dal mistero d’amore del Signore, di vivere nella comunione con Lui e tra di noi, di dare fondamento all’opera dello Spirito Santo che trasforma il mondo nel corpo mistico di Cristo, in modo tale che Egli possa prendervi corpo. Questa è la bellezza che salverà il mondo!

di Angelo De Donatis
Cardinale vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma