· Città del Vaticano ·

A colloquio con la presidente delle Acli di Roma Lidia Borzì

Un manifesto per il lavoro
a misura d’uomo

 Un manifesto per il lavoro a misura d’uomo  QUO-285
13 dicembre 2023

Come si scrive un curriculum efficace da presentare alle aziende? Come si prepara una lettera di presentazione? Come si sostiene un colloquio in maniera corretta? A queste domande si propone di rispondere l’evento “LaborDì: un cantiere per generare lavoro”, che si è svolto mercoledì 13 dicembre. Un’iniziativa organizzata dalle Acli di Roma, in collaborazione con il comune, la Regione Lazio, Unindustria, ManagerItalia, Camera di Commercio di Roma, Associazione nazionale presidi, e Caritas diocesana.

Oltre 1.400 studenti dai 17 anni in su che incontrano circa 45 aziende con l’obiettivo di capire come orientarsi meglio nel mondo del lavoro, soprattutto a Roma, e riscoprirne i valori. Un evento che ha avuto anche l’attenzione di Papa Francesco che in un messaggio inviato ai partecipanti ha ricordato quanto il lavoro sia dignità e speranza, quanto sia disumanizzante il precariato e fondamentale la sicurezza sul posto di lavoro. Per Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e organizzatrice del LaborDì, parole che restituiscono il senso ultimo dell’iniziativa.

Come nasce l’iniziativa?

Questa iniziativa mette insieme tante realtà. Il tema del lavoro è un tema con tante sfaccettature, complesso, con tinte “chiaroscure”: per accompagnare i giovani e dargli una possibilità, perché senza lavoro, dice il Papa non hai una possibilità di farti una vita, una famiglia. È necessaria quindi un’alleanza tra tutti noi soggetti che è una cosa che si deve fare insieme, cioè ognuno non può lavorare a compartimenti stagni, grande o piccolo che sia. Le istituzioni, la scuola, l’università, le organizzazioni sociali, la Chiesa, le parti sociali...

Quali sono gli scopi che si propone questa giornata?

Questa giornata apre tre finestre. Diamo delle password ai ragazzi. C’è la finestra dei valori, che oggi purtroppo si rischiano di perdere. Il lavoro poco dignitoso fa perdere il valore del lavoro, ma il lavoro ha una valenza etica che nel messaggio del Papa si evince tutto. Il lavoro ha un diritto di cittadinanza. È realizzazione personale è progresso perché dal lavoro, dall’ingegno degli uomini è progredito il mondo, ed è relazione e solidarietà. La seconda finestra l’abbiamo chiamata “scrutare l’orizzonte”. Noi gli daremo delle opportunità. Incontreranno aziende che si occupano di filoni innovativi, di transizione ecologica e digitale, senza trascurare i settori tradizionali, perché Roma è una città di turismo — ricordiamo che abbiamo un Giubileo alle porte — e una città dove c’è tanto lavoro nel sociale e nel pubblico impiego. Poi avranno degli strumenti. Con questa finestra noi gli daremo lo strumento di conoscere delle aziende — più di 40 — che gli diranno cosa cercano nei ragazzi e qual è la marcia in più per entrare nel mondo del lavoro. Ci saranno 80 workshop per approfondire varie tematiche e combattere il fenomeno del mismatch, con le aziende e i ragazzi che non si trovano e sono tutti infelici. Il lavoro c’è anche nella capitale e spesso i ragazzi non lo trovano e non si preparano per trovarlo. Faranno un colloquio “etico” con 70 selezionatori veri, in carne e ossa, non simulazioni, con coloro che gli daranno un riscontro immediato su come sia giusto porsi. Vogliamo in qualche maniera colmare un debito di speranza che abbiamo nei confronti dei giovani.

L’obiettivo di questa giornata sono i giovani. Dal vostro punto di vista quali sono le loro aspettative nel mondo del lavoro oggi? Che feedback vi arriva dai ragazzi?

I ragazzi hanno un po’ di paura perché non capiscono bene, gli arrivano questi messaggi contrastanti. Cercano e trovano lavoretti, ma l’orientamento non è sufficiente per i ragazzi e quindi poi spesso si ritrovano a fare scelte sbagliate. Qualche ragazzo, che nel tempo abbiamo incontrato, ci dice che momenti come questo per loro sono come un po’ come schiarire la nebbia e dargli alcune coordinate. Ma l’obiettivo è soprattutto mettere insieme i valori del lavoro che i giovani rischiano di perdere tra la rincorsa continua, il basso stipendio e le poche tutele. Mettere insieme gli orizzonti. Dirgli che loro possono essere protagonisti e dargli degli strumenti, una cassetta degli attrezzi che gli può essere utile.

di Michele Raviart