· Città del Vaticano ·

La conferenza sul clima in corso a Dubai discute sulla bozza di documento finale. Ma il dibattito si arena sui combustibili fossili

Cop28, ultime ore
per evitare il fallimento

TOPSHOT - Vapor rises from a cooling tower of the lignite-fired power station operated by German ...
12 dicembre 2023

Dubai , 12. La dead line del pianeta è vicinissima. Anzi: forse bisognerebbe parlare di death line, perché la terra è ormai al collasso. Lo ha detto chiaramente il segretario generale dell’Onu, António Guterres, intervenendo alla cop 28, la Conferenza delle parti sul clima in corso a Dubai e giunta ormai alle ultime battute. «Il nostro pianeta è a pochi minuti dalla mezzanotte per quanto riguarda il limite degli 1,5 °C. E l’orologio continua a fare tic-tac», ha sottolineato Guterres, ribadendo «la corsa contro il tempo» per limitare il riscaldamento globale, e ricordando la necessità di un piano «ambizioso e flessibile» al riguardo. Gli ha fatto eco il segretario della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), Simon Stiell, il quale ha affermato: «Non abbiamo un minuto da perdere».

Ma la bozza di accordo conclusivo che emerge dalla cop 28 non sembra recepire tale allarme: pur riconoscendo, infatti, l’urgenza di «una riduzione profonda e rapida sia del consumo che della produzione di combustibili fossili», in modo da «raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050», il documento finale di 21 pagine non parla di una «uscita» dai combustibili fossili, ma soltanto una «riduzione ordinata». Si fa anche riferimento alle nuove tecnologie, come quelle per la cattura e lo stoccaggio della CO2 e quelle per la produzione di idrogeno. A questo quadro viene affiancato inoltre il nucleare, come “supplente” dei carburanti fossili, per garantire la produzione energetica.

Intanto, diverse Organizzazioni non governative e soprattutto gli Stati insulari, a rischio per l’innalzamento del livello del mare, nonché le nazioni più esposte agli impatti dei cambiamenti climatici, invocano a gran voce l’eliminazione globale delle fonti energetiche fossili: «Quello che abbiamo visto è inaccettabile — afferma il capo delegazione e ministro delle Risorse naturali delle Isole Marshall, Samuel Silk —, non torneremo in silenzio nelle nostre “tombe acquatiche”».

Da canto suo, il direttore generale della Conferenza, Majid Al Suwaidi, cerca di stemperare le tensioni, affermando che la bozza diffusa ieri «è una base dei colloqui» fra le 197 parti presenti a Dubai, più l’Unione europea. Il testo, sottolinea, «va valutato nell’insieme» e «non guardando alle singole parole», poiché l’obiettivo della cop 28 è «cercare il consenso» avendo come riferimento il rispetto «di 1,5 °C per il riscaldamento globale». Ciò che si sta cercando di fare, aggiunge Al Suwaidi, è «qualcosa che non è mai stato fatto prima, qualcosa di storico», ovvero «includere i combustibili fossili nel testo conclusivo».

Sulla stessa linea anche il presidente della Conferenza di Dubai, Sultan Al Jaber, secondo il quale c’è ancora «molto da fare e molte lacune sono ancora da colmare». Ciò sembra significare — come d’altronde già accaduto in quasi tutte le precedenti Conferenze Onu sul clima — che si andrà verso lo slittamento della dead line dei lavori, così da consentire il proseguimento dei negoziati alla ricerca di convergenze e compromessi.