· Città del Vaticano ·

All’Angelus il Papa lancia un nuovo appello per l’Ucraina, la Palestina e Israele

Per Natale passi concreti
di pace

 Per Natale passi concreti di pace  QUO-283
11 dicembre 2023

E ricorda il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani


Un nuovo appello per la pace nella martoriata Ucraina e per la Palestina e Israele è stato lanciato da Papa Francesco al termine dell’Angelus di ieri, 10 dicembre. Affacciatosi dalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico vaticano, il Pontefice ha introdotto la recita della preghiera mariana di mezzogiorno con i venticinquemila fedeli presenti in piazza San Pietro e con quanti lo seguivano attraverso i media, commentando come di consueto il Vangelo domenicale, incentrato nella circostanza sulla figura di Giovanni Battista. Ecco la sua meditazione.

Cari fratelli e sorelle,
buongiorno!

In questa seconda domenica di Avvento il Vangelo ci parla di Giovanni Battista, il precursore di Gesù (cfr. Mc 1, 1-8), e ce lo descrive come «voce di uno che grida nel deserto» (v. 3). Il deserto, luogo vuoto, dove non si comunica, e la voce, mezzo per parlare, sembrano due immagini contraddittorie, ma nel Battista si congiungono.

Il deserto. Giovanni predica lì, nei pressi del fiume Giordano, vicino al punto in cui il suo popolo, molti secoli prima, era entrato nella terra promessa (cfr. Gs 3, 1-17). Così facendo, è come se dicesse: per ascoltare Dio dobbiamo tornare nel luogo in cui per quarant’anni Egli ha accompagnato, protetto ed educato il suo popolo, nel deserto. Esso è il luogo del silenzio e dell’essenzialità, dove non ci si può permettere di indugiare in cose inutili, ma occorre concentrarsi su quanto è indispensabile per vivere.

E questo è un richiamo sempre attuale: per procedere nel cammino della vita è necessario spogliarsi del “di più”, perché vivere bene non vuol dire riempirsi di cose inutili, ma liberarsi del superfluo, per scavare in profondità dentro di sé, per cogliere ciò che è veramente importante davanti a Dio. Solo se, attraverso il silenzio e la preghiera, facciamo spazio a Gesù, che è la Parola del Padre, sapremo liberarci dall’inquinamento delle parole vane e delle chiacchiere. Il silenzio e la sobrietà — nelle parole, nell’uso delle cose, dei media e dei social — non sono solo “fioretti” o virtù, sono elementi essenziali della vita cristiana.

E veniamo alla seconda immagine, la voce. Essa è lo strumento con cui manifestiamo ciò che pensiamo e portiamo nel cuore. Capiamo allora che è molto collegata con il silenzio, perché esprime ciò che matura dentro, dall’ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce. Fratelli e sorelle, se non si sa tacere, è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire; mentre, più attento è il silenzio, più forte è la parola. In Giovanni Battista quella voce è legata alla genuinità della sua esperienza e alla limpidezza del suo cuore.

Possiamo chiederci: che posto ha il silenzio nelle mie giornate? È un silenzio vuoto, magari opprimente, o uno spazio di ascolto, di preghiera, dove custodire il cuore? La mia vita è sobria o piena di cose superflue? Anche se vuol dire andare controcorrente, valorizziamo il silenzio, la sobrietà e l’ascolto. Maria, Vergine del silenzio, ci aiuti ad amare il deserto, per diventare voci credibili che annunciano il suo Figlio che viene.

Dopo l’Angelus il Papa ha ricordato il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e si è rallegrato per la liberazione di prigionieri armeni e azeri nel Caucaso meridionale. Quindi ha auspicato buoni risultati per la Cop28 in corso a Dubai e ha lanciato l’appello per la pace. Infine Francesco ha assicurato preghiere per le vittime dell’incendio nell’ospedale di Tivoli e ha salutato vari gruppi di fedeli.

Cari fratelli e sorelle!

75 anni fa, il 10 dicembre 1948, veniva firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Essa è come una via maestra, sulla quale molti passi avanti sono stati fatti, ma tanti ancora ne mancano, e a volte purtroppo si torna indietro. L’impegno per i diritti umani non è mai finito! A questo proposito, sono vicino a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta.

Mi rallegro per la liberazione di un numero significativo di prigionieri armeni e azeri. Guardo con grande speranza a questo segno positivo per le relazioni tra Armenia e Azerbaigian, per la pace nel Caucaso meridionale, e incoraggio le parti e i loro Leader a concludere quanto prima il Trattato di pace.

Tra qualche giorno si concluderanno i lavori della COP 28 sul clima, in corso a Dubai. Vi chiedo di pregare perché si arrivi a buoni risultati per la cura della nostra casa comune e la tutela delle popolazioni.

E continuiamo a pregare per le popolazioni che soffrono a causa della guerra. Andiamo verso il Natale: saremo capaci, con l’aiuto di Dio, di fare passi concreti di pace? Non è facile, lo sappiamo. Certi conflitti hanno radici storiche profonde. Ma abbiamo anche la testimonianza di uomini e donne che hanno lavorato con saggezza e pazienza per la convivenza pacifica. Si segua il loro esempio! Si metta ogni impegno per affrontare e rimuovere le cause dei conflitti. E intanto — a proposito di diritti umani — si proteggano i civili, gli ospedali, i luoghi di culto, siano liberati gli ostaggi e garantiti gli aiuti umanitari. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele.

Assicuro la mia preghiera anche per le vittime dell’incendio avvenuto due giorni fa nell’ospedale di Tivoli.

Saluto con affetto tutti voi, romani e pellegrini dell’Italia e di altre parti del mondo, in particolare i fedeli di San Nicola Manfredi, gli scout adulti di Scafati e i gruppi di giovani di Nevoli, Gerenzano e Rovigo.

A tutti auguro buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!