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Dubai 2023
ultima chiamata per il clima?

A handout picture provided by the Vatican Media shows Pope Francis signing the 'Confluence of ...
07 dicembre 2023

La presenza annunciata di Papa Francesco alla Cop28 segna un punto di svolta, avvertito da molti, affinché la comunità internazionale agisca sul clima. Il suo non essersi realizzata per ragioni di salute rappresenta un elemento meno decisivo, perché la sottolineatura nel frattempo divenuta chiara è che oggi prendersi cura dell’ambiente non è tanto una posizione politica, quanto una drammatica responsabilità etica di tutti. In tal senso, il fatto che, otto anni dopo la storica enciclica Laudato si’, l’anziano Papa rimetta in gioco la sua autorità morale per spingere all’audacia i negoziatori della Cop28, e per mobilitare la società civile, costituisce un punto di non ritorno. Miliardi di esseri umani sono sollecitati da questa leadership spirituale a ravvivare la propria coscienza e a coinvolgersi in un profondo cambiamento nell’idea di sviluppo.

La cura della casa comune è stata una priorità costante del pontificato di Papa Francesco, come dimostrato dai suoi molti interventi e da molti altri sforzi nel promuovere una svolta a fronte dei pericoli del cambiamento climatico e delle ingiustizie subite dalle comunità più vulnerabili. Nell’orizzonte dell’ecologia integrale, la questione ambientale non è un vezzo da ambientalisti ma anzitutto un «problema sociale globale», che non può essere minimizzato o addirittura ridicolizzato, considerato come una sfida «solo ambientale, verde, romantica». Il Papa contesta ogni negazionismo e riduzionismo, identificando nello stravolgimento climatico «un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli» che «richiede un coinvolgimento di tutti».

Il 4 ottobre scorso, a due mesi dall’inizio della Cop28, il Santo Padre aveva pubblicato l’esortazione apostolica Laudate Deum, con ben due capitoli dedicati ai vertici Onu, non risparmiando dure critiche alle passate edizioni, ma allo stesso rinnovando la fiducia nella via multilaterale, quale imprescindibile strumento di governance delle dinamiche globali. Come è noto, il punto di massima convergenza della diplomazia climatica fu la Cop21, da cui uscirono i celebri “Accordi di Parigi”, ratificati recentemente anche dalla Santa Sede. C’è bisogno di «rilanciare il cammino» e la Chiesa — per essere fedele a ciò che crede e annuncia — deve favorire in ogni modo il superamento della stasi e delle divisioni sperimentate in conferenze deludenti sotto molti aspetti. Nel suo messaggio a Cop28, il Papa esorta ad uscire dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi che sono schemi del passato e che hanno rappresentato, in molti casi, un ostacolo a porre un freno ad avidità, sfruttamento, ingiustizie.

Pronunciato a Dubai dal cardinale Parolin, il messaggio di Papa Francesco è di ampio respiro e ricco di esortazioni e di inviti. Le sue parole su un’azione più coraggiosa da parte degli Stati che hanno causato l’attuale crisi ecologica, e che hanno le risorse per pagare gli effetti di politiche insostenibili, raggiungono direttamente il cuore della discussione centrale di questi negoziati: «Non è colpa dei poveri, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale». In tal senso, fra i temi emersi dagli interventi dei leader mondiali a Cop28, a trarre maggiore ispirazione dalle parole del Papa è quello della responsabilità etica dei Paesi più sviluppati nei confronti dei Paesi con le economie più fragili, che spesso subiscono il peso maggiore dei cambiamenti climatici.

Va anche osservato che l’esortazione apostolica Laudate Deum chiede un’azione urgente e vincolante sul clima con la non comune messa in guardia dall’utilizzare solo strumenti tecnocratici per affrontare la questione. Nel messaggio inviato a Dubai, Papa Francesco denuncia le «posizioni rigide se non inflessibili, con periodici rimpalli di responsabilità» e chiede di abbracciare «una visione alternativa, comune» che «permetterà una conversione ecologica», perché «non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali». È a questo livello che contano le grandi narrazioni, capaci di mobilitare l’immaginario delle comunità umane, e più ancora le risorse spirituali indispensabili a entrare in un processo di conversione. Tale espressione, all’origine e al cuore del messaggio evangelico, motiva «l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica» che il Papa assicura ai leader mondiali e all’umanità tutta. Conversione è mutamento di sguardo e di direzione. La predicazione del Regno implica che tale svolta avvenga quaggiù, fra le cose di ogni giorno, ristabilendo ciascuno nel giusto rapporto con le creature e con il creatore.

Per la prima volta in una Cop, c’è un “Padiglione della Fede”, uno spazio di incontro e dialogo interreligioso che tutti hanno la responsabilità di rendere profetico e capace di vera incidenza culturale. Sebbene non se ne parli spesso, il ruolo delle credenze è sempre stato rilevante nei colloqui sul clima. Spesso sono le comunità religiose che nei propri Paesi sostengono i gruppi più poveri e vulnerabili e che sollecitano i loro governi ad agire maggiormente. L’auspicio è che molte persone siano incoraggiate e ispirate dalla fede a fare progressi significativi sulla questione.

Va infatti rilevato che, nell’attuale scenario e con i dati che ci arrivano dalla comunità scientifica, Cop28 appare, se non l’ultima chiamata, certo come una delle poche finestre di opportunità ancora disponibili. La speranza è, allora, che il potente messaggio del Papa e l’invito a superare interessi e atteggiamenti divisivi possa ridare slancio ai negoziati tecnici di questi giorni, così da arrivare a un accordo finale da adottare all’unanimità. Si tratta di passaggi improrogabili per un’azione coordinata sul clima, guidata dall’imperativo di consegnare un pianeta vivibile e accogliente alle generazioni presenti e future.

di Michael Czerny
Cardinale prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale