· Città del Vaticano ·

È già tempo di bilancio

 È già tempo di bilancio  QUO-280
06 dicembre 2023

Da Expo City l’inviato italiano Francesco Corvaro traccia un primo bilancio dei negoziati per il clima che si stanno svolgendo alla cop28 di Dubai: «Si è chiusa la prima parte dei lavori, dove ogni singolo tavolo di discussione presenta una bozza di accordo nella quale gli aspetti più delicati sono ancora presentati con due opzioni tra le quali scegliere. Inizia a questo punto un’operazione di asciugatura del testo volta principalmente a semplificare il raggiungimento di un accordo. Entro sera questo lavoro dei gruppi tecnici si dovrebbe concludere, anche se è molto probabile che il gruppo più complicato — quello del Global Stocktake, ossia del “Bilancio Globale” — verrà portato direttamente ai ministri competenti, vista la sua complessità e sua alta valenza politica».

Il Global Stocktake è l’arena sulla quale si gioca questa difficile partita negoziale. Lo storico accordo sul clima di Parigi impone infatti che in questa cop28 si tirino le somme con un bilancio globale su quello che è stato fatto sino ad oggi dai Paesi firmatari. Là dove queste azioni non risultassero in linea con gli obiettivi fissati nel 2015 si dovranno adottare misure correttive per mantenere sempre alta l’ambizione climatica.

Insomma siamo alla prima resa dei conti e chi non ha fatto i compiti a casa dovrà accettare misure più drastiche, o per lo meno si troverà esposto alla responsabilità sui disastri climatici che ogni anno di più stanno danneggiando l’ecosistema e portando alla disperazione miliardi di persone.

I negoziati arrivano così al nocciolo della questione: sapranno i 197 Paesi coinvolti raggiungere quell’accordo su una graduale ma decisa e vincolante eliminazione delle fonti fossili, che nelle 27 conferenze precedenti non si è mai riuscito a trovare? Al momento sul tavolo ci sono tre possibili formule di accordo: 1) l'eliminazione graduale ma ordinata e giusta; 2) l'accelerazione degli sforzi verso l’eliminazione graduale dei combustibili fossili la cui CO2 non viene compensata; 3) e una terza formula che non cita affatto l'eliminazione dei combustibili fossili. Il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita però non ha dubbi: «Noi non accetteremo né l’eliminazione né la riduzione dei combustibili fossili. E vi assicuro che nessun Governo ci crede veramente».

Certo che affermazioni come questa non lasciano ben sperare. Ma a ben vedere a cop28 si sta facendo un’operazione verità che può far solo bene alla causa climatica. Con le sue 97mila presenze in un tempio del fossile come Dubai, la Conferenza per il clima più partecipata e controversa di sempre sta in realtà mostrando la forza straordinaria dell’accordo di Parigi che, dopo la promulgazione dell’enciclica Laudato si’, ha saputo dare al mondo un contesto definito e obiettivi chiari di fronte ai quali le bugie hanno le gambe corte e le soluzioni costruttive trovano strada per andare avanti. La giornata dedicata all’energia che si è conclusa ieri ha confermato la volontà di 106 Paesi di eliminare i combustibili fossili e l’impegno di 120 stati a triplicare le energie rinnovabili. Più chiaro di così!?

Leggendo i dati sulle emissioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, due soluzioni sono riuscite a contenere l’aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera: il mercato del carbonio, che ha costretto il 23% degli inquinatori a pagare il prezzo della CO2 prodotta; e l’incremento delle rinnovabili che hanno prodotto energia pulita e a basso costo. I risultati si vedono e molti Paesi potranno apprezzarli per poi intraprendere queste soluzioni.

Domani a Dubai i negoziati si fermeranno per un giorno. Poi ci sarà tempo fino al 12 dicembre per conciliare posizioni che appaiono davvero sempre più distanti.

di Pierluigi Sassi