· Città del Vaticano ·

Almeno 4 i morti e oltre 50 i feriti. Il dolore del Papa e la preghiera affinché il bene vinca ogni male

Filippine: strage alla messa nell’ateneo di Marawi
a Mindanao

TOPSHOT - Military personnel stand guard at the entrance of a gymnasium while police investigators ...
04 dicembre 2023

«Profondamente addolorato» per la «tragedia» causata dall’attentato avvenuto ieri durante la celebrazione della messa all’Università statale di Mindanao, a Marawi, nel sud delle Filippine. È quanto scrive Papa Francesco, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, a monsignor Edwin Angot de la Peña, prelato della prelatura territoriale di Marawi.

Ieri mattina, nel corso della liturgia eucaristica della prima domenica d’Avvento, celebrata nella palestra dell’ateneo, l’esplosione di una bomba ha preso di mira la comunità cristiana, provocando quattro morti e oltre 50 feriti.

Il Pontefice, che già all’Angelus aveva rivolto un pensiero alle vittime ed aveva espresso vicinanza alla popolazione locale, prega il Signore di concedere a tutti «la forza di allontanarsi dalla violenza e di vincere ogni male con il bene». Al contempo, chiede al vescovo prelato di trasmettere la propria vicinanza a quanti colpiti, raccomandando le anime di coloro che hanno perso la vita «all’amorevole misericordia di Dio onnipotente» e implorando «i doni divini di guarigione e consolazione sui feriti e sulle persone in lutto». Il Papa invia inoltre la propria benedizione «come pegno di forza e consolazione nel Signore».

L’attentato, compiuto con un ordigno artigianale secondo i primi rilievi, è stato rivendicato dal sedicente stato islamico (Is). Le foto condivise sui social media dagli abitanti di Marawi hanno mostrato sedie di plastica capovolte e il pavimento della palestra annerito dopo la deflagrazione. Le persone portate in un vicino ospedale hanno ricevuto cure per le ferite e le contusioni riportate, ha fatto sapere il governatore provinciale, Mamintal Adiong. Nel campus è stato intanto schierato ulteriore personale di sicurezza e tutte le attività accademiche sono state sospese fino a nuovo avviso.

Marawi, la più grande città musulmana delle Filippine, nel 2017 fu teatro di una battaglia durata cinque mesi tra forze governative e militanti legati all’Is. I sospetti degli inquirenti che indagano sulla strage di ieri sono infatti subito caduti sul gruppo Daulah Islamiyah-Maute, fedele all’Is dal 2016, che potrebbe aver materialmente compiuto l’attentato. La scorsa settimana undici membri del movimento jihadista erano morti in uno scontro con l’esercito filippino nella vicina città di Datu Hoffer Ampatuan: l’esplosione di domenica, secondo le ipotesi circolate subito dopo l’attentato, potrebbe essere una forma di ritorsione. Al momento è in corso una «massiccia» caccia agli attentatori, ha fatto sapere la polizia che sta indagando su almeno due sospetti. Il presidente filippino, Ferdinand Marcos Jr, alle prese anche con un’emergenza scattata a seguito di varie scosse di terremoto registrate al largo delle coste meridionali del Paese, ha condannato la violenza a Marawi definendola un atto «insensato e atroce», perpetrato «da terroristi stranieri», senza fornire ulteriori dettagli ma assicurando che gli autori del «gesto spietato» saranno consegnati «alla giustizia».


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