· Città del Vaticano ·

Diario da Dubai

La Cop28
non sia una passerella
Servono impegni concreti

Delegates walk past flag posts at the Dubai's Expo City after attending the World Climate Action ...
02 dicembre 2023

Assieme a Francesco Corvaro — inviato del governo italiano — assistiamo allo scoppiettante susseguirsi di dichiarazioni che i diversi capi di Stato e di governo stanno facendo a Dubai in questa prima fase dei negoziati per il clima. Non c’è dubbio che negli ultimi anni le Cop abbiano conquistato l’attenzione sempre più puntuale e critica dell’opinione pubblica mondiale. Complice la progressiva degenerazione della crisi ambientale e delle sue conseguenze sulle economie di tutto il globo, non vi è più testata giornalistica al mondo che non osservi con maniacale attenzione ciò che viene detto in questi consessi.

In un mondo normale tutto questo dovrebbe rappresentare il giusto sprone per i politici a sentirsi giudicati dalla storia e a dare il meglio di sé nel tentativo, ormai 27 volte fallito, di definire un programma vincolante di dismissione delle fonti fossili di energia. In attesa che tutto questo avvenga però, l’occasione mediatica mondiale viene sfruttata dai leader politici per sfoggiare i propri impegni ambientali, lanciare suggestive proposte, quando non addirittura mettere in scena azioni politiche che ben poco hanno a che fare con la crisi climatica.

È l’effetto passerella che questo straordinario green carpet mondiale genera!

D’altra parte — come giustamente ci ricorda Corvaro — questa energia politica è di fatto la materia prima con la quale abbiamo a che fare, e converrà imparare a gestirla al meglio se vogliamo che qualche risultato si raggiunga. Torna alla mente il post su X di inizio Cop lanciato da Papa Francesco: «Speriamo che siano (anche) strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda. Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna».

Nell’incredibile passerella di dichiarazioni fatte in queste ore, una posizione davvero molto seria l’ha assunta l’Europa arrivata a Dubai con una visione unitaria forte raggiunta dopo un lungo percorso di partecipazione. La sfida lanciata da Ursula Von der Leyen è chiara, semplice e molto concreta: «A livello mondiale esistono già 73 strumenti per la fissazione del prezzo del carbonio. Ma coprono solo il 23% delle emissioni globali. Questa quota deve aumentare. Il meccanismo è semplice: Inquini? Devi pagare. … in 18 anni, da quando l’Unione europea ha introdotto il prezzo del carbonio, le emissioni del nostro sistema sono diminuite di quasi il 40% mentre l’economia ha continuato a crescere. E abbiamo raccolto oltre 175 miliardi di euro di ricavi che andranno esclusivamente all'azione per il clima, anche nei Paesi in via di sviluppo».

Difficile dire se la concretezza europea riuscirà a contagiare i tanti paesi membri delle Nazioni Unite oggi intenti a fare dichiarazioni, spesso poco centrate rispetto al tema. Quello che è certo è che l’opinione pubblica è anche disposta ad accettare che alla Cop28 il caffè costi 5 euro, e che tanti altri sprechi vengano fatti in quello che dovrebbe essere il tempo della morigeratezza, purché alla fine i più abili politici del mondo trovino anche una soluzione al problema.

di Pierluigi Sassi