· Città del Vaticano ·

Diario da Dubai
Con l’“Inviato italiano per il clima” Francesco Corvaro

Un negoziato con grandi sfide in un contesto
poco favorevole

 Un negoziato con grandi sfide in un contesto poco favorevole  QUO-275
30 novembre 2023

Suonata la campanella d’inizio per la cop28 di Dubai. Alle 10 del mattino la 28ma Conferenza delle Parti emiratina ha iniziato i suoi lavori tra luci e ombre, ad ennesima riprova di quanto sia complessa la lotta al cambiamento climatico quando la si deve giocare sullo stesso campo della competizione economica internazionale. E così succede che prima ancora di iniziare i negoziati, un’inchiesta di giornalisti indipendenti del Center for Climate Reporting pubblicata dalla “Bbc” porti alla luce documenti del Comitato Organizzatore, secondo i quali il presidente della cop28 — e amministratore delegato dell’industria petrolifera Adnoc — avrebbe approfittato dei viaggi preparatori per fare importanti accordi di fornitura di energia derivata da fonti fossili. Al di là di come andrà a finire questa storia, il conflitto di interessi insito in questa cop infligge certamente un duro colpo alla speranza di miliardi di persone sofferenti, che da anni attendono risposte concrete da questi lavori dell’Onu per un reale abbattimento delle emissioni di CO2 in atmosfera. Nelle prossime due settimane “L’Osservatore Romano” vivrà da vicino, giorno dopo giorno, l’esperienza di questa cop28 nel tentativo di portarla nel cuore dei lettori, ma soprattutto nella certezza che i primi passi verso la soluzione di qualunque problema siano quelli della conoscenza e della partecipazione.

Ci aiuterà in questo percorso un uomo di scienza, Francesco Corvaro, professore di Fisica Tecnica Industriale all’Università Politecnica delle Marche, che Il Ministero degli esteri italiano e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica hanno nominato “Inviato italiano per il clima”.

Professor Corvaro, quale sarà esattamente il suo ruolo in questi negoziati?

La cop si articola in due grandi filoni di attività: i negoziati veri e propri, che puntano alla stesura di un testo condiviso sul quale tutti i paesi membri possano riconoscersi; e gli eventi collaterali organizzati da tutte le parti per coinvolgere, argomentare e dibattere temi di importanza strategica. Ogni Paese affronta i negoziati con squadre molto corpose di tecnici — che possono essere anche decine per ogni team — perché ogni tecnico deve mettere le sue competenze al servizio del negoziato per la stesura di specifiche parti del documento finale. I temi sono tanti e quindi i tecnici sono altrettanti anche sono vengono tutti coordinati da un unico negoziatore campo che nel caso italiano è la dottoressa Federica Fricano. Accanto a questo capo negoziatore i governi pongono poi la figura dell’”Inviato per il clima”, che io rappresento per l’Italia, il quale non affronta i negoziati tecnici in senso stretto, ma li supervisiona affinché rispondano esattamente alla volontà politica del Paese.

Ogni nazione gioca dunque la sua partita?

Al contrario, ogni paese cerca di giocare in squadra con tutti gli altri ma senza perdere la propria identità. Un paese non equivale ad una squadra ma ad un giocatore. E noi negoziatori dobbiamo assicurare che il gioco di squadra funzioni e che non ci faccia perdere dei punti essenziali della nostra politica nazionale. L’Italia per esempio deve giocare la partita insieme all’Europa con la quale ha già costruito posizioni comuni per affrontare questa cop28 .

Un gioco complicato insomma!?

I temi sul tavolo sono davvero numerosi. Per semplificare molto potremmo parlare di tre grandi questioni: le opere di adattamento al clima, perché ormai il clima sta cambiamento velocemente e comunque vada dobbiamo adattarci; il grande tema della mitigazione, la nostra azione deve puntare a mitigare i cambiamenti climatici ed è quindi importante programmare azioni che vadano nella direzione delle minori emissioni, della forestazione, della biodiversità, etc.; il terzo grande settore della finanza climatica. Senza un corretto approccio finanziario nulla di tutto quello di cui si discute sarebbe mai realizzabile. Qui insistono temi di importanza strategica come il “Fondo Clima” per finanziare la crescita sostenibile dei paesi in via di sviluppo, o il tanto discusso “Fondo Perdite e Danni” necessario a risarcire i danni da cambiamento climatico dei paesi più poveri.

Nei prossimi giorni avremo la possibilità di addentrarci in alcuni dei tavoli negoziali più interessanti. Ma prima che si entri nel vivo, quali sensazioni ha su questa cop28 così particolare, per il luogo in cui si svolge e per il tempo di crisi nel quale è chiamata a lavorare?

Un negoziato altamente sfidante che avviene in un contesto poco favorevole. Il tema del conflitto di interessi che questo Paese incarna è in realtà un problema mondiale e non escludo che proprio perché si parte dalla posizione più complicata potremmo anche avere dei passi avanti. Per esempio si parla molto delle volontà di moltiplicare gli investimenti sulle rinnovabili. Certo il problema oggi è la riduzione dei fossili, ma quella delle rinnovabili è una strada importante che qui potrebbe trovare maggiore concretezza. Anche il fatto che USA e CINA abbiano trovato una forma di dialogo potrebbe aiutare ad ottenere dei risultati parziali prima anche difficili da pronosticare. Di certo la speranza di una conversione profonda ce la sta dando soprattutto Papa Francesco, il quale nonostante i problemi di salute sta dimostrando al mondo intero che questo tema è in cima alle sue preoccupazioni e che dovrebbe essere così anche per tutti noi. È proprio da qui che si dovrebbe partire per cambiare le cose.

di Pierluigi Sassi