· Città del Vaticano ·

L’urgenza di una fede ecumenica ed ecologica
in uscita

 L’urgenza di una fede ecumenica ed ecologica  in uscita  QUO-275
30 novembre 2023

In non poche occasioni, i circoli ecumenici ispirati da Papa Francesco hanno invitato i propri membri a trasformarsi in veri strumenti di fede in uscita, come una missione al di fuori delle mura o un processo di liberazione di fronte a un mondo chiuso, in crisi, incredulo e schiavizzato. Questa uscita liberatoria richiede di visualizzare attraverso la fede diverse “finestre di ossigenazione”. Finestre che permettano a nuovi e urgenti venti di circolare con coraggio pneumatico attraverso i muri e le sbarre che ci opprimono. In primo luogo, ciò deve avvenire dai chiostri che si sentono a proprio agio solo con un esercizio ecumenico puramente accademico o di élite. Allo stesso modo, sono finestre che ci consentono di uscire con fede e coraggio per affrontare insieme le grandi sfide di una realtà offuscata dall’aria viziata di un mondo in crisi. Come in altre occasioni, mi permetto di includere, nel termine ecumenico (terra abitata), il dialogo interconfessionale, interreligioso e interculturale.

L’urgenza della distruzione della Casa Comune, con tutte le sue cause e i suoi effetti nefasti, ci invita nuovamente a una fede ecumenica ed ecologica urgente e in uscita, come ho cercato di descrivere nel primo capoverso. In tal senso, è fondamentale appropriarsi in modo assiomatico, e non solo intellettuale, delle parole contenute nell’esortazione apostolica Laudate Deum di Papa Francesco, al n. 61: «Incoraggio i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso, perché sappiamo che la fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato».

Questo ecumenismo urgente e in uscita richiede una fede incarnata, pragmatica, condivisa e impegnata. Qui viene in nostro aiuto la lettera biblica di Giacomo dove ci parla di questo tipo di fede. Una fede che non solo scaturisce dall’esempio di Cristo, ma che è anche fondante per le religioni del tronco abramitico. «Così anche la fede, se non è accompagnata dalle opere, è morta […] Al contrario uno potrebbe dire: "Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede". Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano! Insensato, vuoi capire che la fede senza le opere non ha valore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le sue opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? Vedi: la fede agiva insieme alle opere di lui, e per le opere la fede divenne perfetta». (Gm 2,17-22).

La Laudate Deum ci orienta nuovamente su questa fede ecumenica urgente e in uscita nei paragrafi 67-68-69. «La visione giudaico-cristiana del mondo sostiene il valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri, ma oggi siamo costretti a riconoscere che è possibile sostenere solo un “antropocentrismo situato”. Vale a dire, riconoscere che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature. Infatti, “noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile”. Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che si trova alla radice del nostro essere, perché “Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione”. Così mettiamo fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato, e ripensiamo noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca. Invito ciascuno ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo, perché il nostro impegno ha a che fare con la dignità personale e con i grandi valori».

È una fede che in questa lettera biblica riconosce i poveri come soggetto che soffre, ma che al tempo stesso sfida, da una prospettiva esegetica, ad affrontare con coraggio questi tempi. «Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disonorato il povero!» (Gm 2,5-6). Francesco, nell'enciclica menzionata sopra, al paragrafo 9, ci ricorda in modo chiaro questa realtà: «Nel tentativo di semplificare la realtà, non mancano coloro che incolpano i poveri di avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati. Come al solito, sembrerebbe che la colpa sia dei poveri. Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?».

Viviamo tempi urgenti. La fede in questi tempi non si può canalizzare in acquedotti di acqua tiepida. L’ecumenismo ha l'opportunità di uscire con coraggio a vivere uniti nella diversità una fede ecologica integrale, integrante e in uscita. Che Dio ci aiuti!

di Marcelo Figueroa